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Entro il 2030 il 95% delle auto sarà connesso: sfide e opportunità del software automobilistico

Le auto connesse rappresentano il 50% dei nuovi veicoli venduti a livello globale e si prevede che entro il 2030 la percentuale raggiungerà il 95%, con il mercato del software automobilistico destinato a crescere del 9% all’anno. Quali sono le soluzioni migliori per i produttori? Ecco una panoramica

Pubblicato il 27 Set 2022

Big tech e automotive

L’automobile non è più solo un mezzo destinato al trasporto personale. È connessa a un ecosistema digitale più ampio e deve fungere da estensione per la mobilità, come lo smartphone per la comunicazione. Le auto connesse stanno rapidamente diventando mainstream e rappresentano il 50% dei nuovi veicoli venduti a livello globale; si prevede che entro il 2030 la percentuale raggiungerà il 95%. Oggi un’auto è costruita intorno al software, non viceversa, e i produttori possono sfruttare le opportunità offerte da questi veicoli sempre più ricchi di dati.

L’industria automobilistica si sta trasformando a una velocità senza precedenti. Secondo uno studio della società di consulenza McKinsey, il mercato del software automobilistico è destinato a crescere del +9% all’anno fino al 2030. Ciò influisce su tutto, dalla ricerca & sviluppo sulle capacità dei veicoli ad altre aree in fase di trasformazione digitale come le vendite, il post-vendita e la produzione. Inoltre, porta con sé delle implicazioni anche per l’esperienza di conducenti e passeggeri. Se le case automobilistiche sono in grado di migliorare la connettività dei veicoli e di sfruttare i dati, infatti, possono creare servizi sempre più intuitivi e personalizzati, che danno il tipo di esperienze “intelligenti” che gli automobilisti si aspettano.

I dati sono alla base di tutto, dagli assistenti di Intelligenza Artificiale (AI) alle soluzioni di navigazione intelligenti. Per esempio, vediamo marchi come Hyundai e Ferrari cogliere l‘opportunità di utilizzare i dati per comprendere meglio il comportamento dei propri clienti, che a sua volta porta a maggiori opportunità commerciali.

Ma in che modo le case automobilistiche possono aggiungere una migliore connettività alle auto, per offrire queste nuove funzionalità ed esperienze?

Un approccio basato sui dati

Man mano che i veicoli diventano più intelligenti, la quantità di dati che generano cresce in modo esponenziale. I produttori automobilistici (automotive OEM) più accorti sanno che i dati strutturati e non strutturati possono essere analizzati per fornire preziose informazioni e dare un feedback costante sui prodotti. Un’infrastruttura data-driven consente loro di diventare più agili, di adattarsi alla domanda dei consumatori e di accelerare il time-to-market dei nuovi prodotti digitali e dei servizi di mobilità.

Le case automobilistiche che hanno già effettuato la transizione dai sistemi proprietari o legacy al cloud stanno modernizzando le applicazioni e i processi aziendali, sfruttando la sicurezza, la scalabilità e l’agilità uniche offerte dalle piattaforme cloud. L’infrastruttura e le applicazioni cloud aiutano infatti a ottimizzare la mobilità, a collegare la supply chain e le fabbriche intelligenti e ad automatizzare molti aspetti del servizio clienti.

L’approccio data-first offre vantaggi comprovati. Ad esempio, Mazda Motor Europe risparmia tempo e guadagna efficienza utilizzando una Customer Data Platform basata su cloud. Una suite completa di soluzioni per la gestione dei dati consente all’azienda di creare una catena di collaborazione continua tra i vari mercati, di garantire la fluidità del customer journey e di promuovere le vendite attraverso l’automazione.

La questione dello sviluppo in-house

Gli OEM del settore automobilistico devono prendere una decisione: sviluppare i propri servizi di connettività in casa o acquistare soluzioni da altri fornitori? Un altro studio McKinsey sul panorama degli investimenti nella mobilità ha rilevato che la connettività è la categoria meno “gettonata”, con 61 miliardi di dollari di investimenti, rispetto ai 206 miliardi di dollari destinati alle tecnologie per i veicoli autonomi e la mobilità intelligente. Questo ci dice che molte aziende preferiscono sviluppare internamente i sistemi per la connettività, ma è una scelta che presenta dei pro e dei contro.

Lo sviluppo tecnologico interno può differenziare gli OEM dalla concorrenza. I clienti e gli automobilisti li sceglieranno per il valore aggiunto, ad esempio per la tecnologia che hanno sviluppato, a differenza di altri. Tuttavia, se si crea tutto in-house, si corre il rischio di un’eccessiva personalizzazione, che mette le risorse interne sotto stress e non consente ai servizi digitali di raggiungere una connettività completa, simile a quella degli smartphone.

Questo tipo di eccessiva personalizzazione ha rallentato la capacità dei produttori di veicoli di adottare nuovi modelli e servizi digitali. Sarebbe meglio, in questi casi, liberarsi dai vincoli dell’architettura di sistema esistente e adottare un approccio più standardizzato e modulare. Ciò consente di integrare un maggior numero di servizi di terze parti, di scalare più velocemente e di mettere l’esperienza del cliente al centro delle attività dell’azienda.

Scalare con soluzioni out-of-the box, pronte all’uso

In questa nuova era della connettività automobilistica, stiamo assistendo a un ripensamento da parte degli OEM del modo in cui sviluppano il software. Stanno prendendo in considerazione l’utilizzo di componenti off-the-shelf di fornitori affermati per ridurre la complessità e accelerare il proprio time-to-market. Esistono molti fornitori “nativi digitali” che sviluppano software da utilizzare nella tecnologia automobilistica, per ottenere quella fluidità di funzione tipica degli smartphone a cui i clienti sono abituati.

Il segreto sta nel trovare un modo per attingere ai servizi digitali che i clienti già utilizzano e distribuirli in modo immediato. Questo porterebbe a un sistema più flessibile che permetta la monetizzazione in contesti sia B2B che B2C, dando origine a nuovi flussi di ricavi attraverso le funzioni digitali delle auto, la vendita dei dati raccolti e altro ancora. Ciò significa maggiori entrate e una migliore esperienza del cliente.

Un’area che si presta a questo approccio “off-the-shelf” è – ad esempio – la gestione dei ricavi dei servizi digitali. Per molti OEM questo aspetto è ancora frammentato, con funzioni di pagamento distribuite su più dipartimenti aziendali. Alcuni gestiscono modelli a subscription per le funzionalità delle auto connesse, mentre altri si occupano del monitoraggio e della monetizzazione delle API per gli aggregatori o i fornitori di dati di terze parti, vendite online e altro ancora.

Questi dipartimenti e front-end per i clienti possono essere alimentati da sistemi diversi, ma condividono lo stesso obiettivo: attivare flussi di dati o servizi per terze parti, clienti o gestori di flotte aziendali e fornire metodi di pagamento all’avanguardia. Quindi, perché non integrare i servizi di pagamento in un unico stack pronto all’uso, utilizzabile da tutti i dipartimenti aziendali? In effetti, le funzionalità di e-commerce sulle automobili sono già in arrivo per il pagamento di pedaggi e parcheggi.

Oltre ai pagamenti, esistono una serie di soluzioni software specifiche per il settore automobilistico che possono portare benefici agli automobilisti e alle organizzazioni. ODO DRIVE – ad esempio -sfrutta i dati raccolti dalle auto per fornire una piattaforma di gestione intelligente dei veicoli e dei conducenti basata su Oracle Cloud. Il suo dashboard fornisce una supervisione completa delle flotte con ricche funzioni di data analytics in tempo reale. In questo modo è possibile ridurre i costi, da quelli del carburante a quelli di manutenzione e assicurazione.

Una mobilità orientata al futuro

E’ facile prevedere che le auto connesse si diffonderanno nel prossimo decennio: è dunque indispensabile che gli OEM si preparino per tempo. La maggior parte dei produttori ha annunciato piani per veicoli altamente autonomi e la piena automazione potrebbe essere raggiunta prima di quanto si pensi. Per arrivarci, tuttavia, è imperativo colmare quel divario di connettività che come abbiamo detto rischia di essere ampliato dallo sviluppo di servizi interni.

I veicoli connessi, autonomi, in condivisione ed elettrici rappresentano opportunità redditizie per l’industria automobilistica. Con le tendenze tecnologiche in atto, legate alla proprietà condivisa e alle auto elettriche, per i marchi dell’automotive è giunto il momento di sfruttare al meglio i dati e tutti i loro vantaggi. Allocando le proprie risorse in modo efficace e utilizzando il software out-of-the-box dove ha più senso, le case automobilistiche possono finalmente realizzare l’obiettivo di avere veicoli connessi come gli smartphone. Così facendo, otterranno l’adattabilità di cui hanno bisogno per trovare nuove fonti di ricavo e profitto, mentre gli automobilisti avranno il vantaggio di esperienze sempre più intuitive.

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Marco Lanzetta
Marco Lanzetta

Recentemente approdato in Oracle, Lanzetta è un manager con oltre 16 anni di esperienza in aziende del mondo tecnologico e automotive a livello globale (Europa, Asia, USA) in aziende quali KIA, Nissan, FCA, Honda, Toyota. Nel suo ruolo supporta le aziende del settore per sviluppare il loro elevato potenziale con scelte innovative, supportate dalle soluzioni tecnologiche Oracle.

Aniello Pepe
Aniello Pepe

In Oracle dal 2021 ha un’ampia e profonda esperienza sui processi di business strategici maturata in oltre trent’anni di carriera nel settore manifatturiero e automotive. Nel suo percorso professionale ha contribuito alla trasformazione digitale di grandi aziende del mondo automotive, aerospazio, difesa in tutto il mondo.

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