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Daniele Giuliani, CEO Genio Diligence: “Ecco perché il 74% delle fintech ignora la compliance”



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Il 74% delle fintech italiane non è regolamentato, ma è conscio di operare in un mercato regolamentato. La vera sfida non è la tecnologia: è capire PSD2, DORA, IPR prima di investire, dice il CEO della società che si occupa di rischio creditizio

Pubblicato il 24 dic 2025



Daniele Giuliani, CEO di Genio Diligence
Daniele Giuliani, CEO di Genio Diligence

Quando una fintech raccoglie un round da 20 milioni di euro, la distribuzione delle risorse segue quasi sempre lo stesso schema: circa il 60% finisce in investimenti tecnologici, il resto in marketing, UX/UI, community, networking. Zero percento in compliance. Al convegno Osservatori Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano —tenutosi il 3 dicembre 2025 — Daniele Giuliani, CEO di Genio Diligence, che si occupa di valutazione dei rischi normativi, definisce questa scelta un errore strutturale dell’ecosistema italiano. Non un giudizio: un dato.

Il mercato è regolamentato: un punto spesso ignorato

«Fondamentalmente io ho smesso di parlare di tecnologie e ho cominciato a parlare di regolamentazione, perché pare che nei vari panel ci si dimentichi che siamo in un mercato regolamentato», afferma Giuliani.

Nel dibattito su AI e innovazione, questa premessa resta spesso implicita.

«Fintech, regolamentate oppure no, siamo in un mercato regolamentato». Anche chi non necessita di licenza opera comunque entro cornici normative definite, e in Italia – osserva – «il regolamento è tra i più garantisti e stringenti, con interpretazioni spesso ancora più restrittive da parte dei regulator».

Il vero problema: la compliance arriva sempre troppo tardi

Secondo Giuliani, la maggior parte delle fintech affronta la compliance solo dopo aver costruito il prodotto: «Se una startup fa un round da 20 milioni, il 60% va in tecnologia, il resto in marketing e UX, e lo 0% in regolamentazione».

Il risultato è noto: quando tentano l’integrazione con una banca, «la compliance della banca o del player finanziario 99 su 100 le blocca». L’idea può essere valida, ma se non è progettata dentro i confini normativi, non può scalare.

Il 74% non è regolamentato (per scelta), ma ciò non basta

Il dato del 74% di fintech non regolamentate non indica anarchia, bensì che operano in ambiti che non richiedono licenza (software, analytics, scoring, piattaforme B2B).

Tuttavia, non essere regolamentati non significa poter ignorare la regolamentazione: una soluzione non costruita con criteri di compliance non potrà mai essere adottata da una banca.

DORA, PSD2, IPR: non “burocrazia”, ma il perimetro del prodotto

Mappare il contesto normativo è essenziale:

  • PSD2, che ha aperto l’accesso standardizzato ai dati bancari e imposto requisiti di sicurezza;
  • IPR (Instant Payment Regulation), che dal 2024 impone pagamenti istantanei sempre disponibili;
  • DORA, che estende la regolamentazione alla resilienza operativa di tutto l’ecosistema finanziario, inclusi i fornitori tecnici.

Sono normative che definiscono la forma del prodotto, non checklist da aggiungere alla fine.

Standard condivisi e piattaforme collaborative: il punto di vista sistemico

Intervenendo insieme a Giuliani, Roberto Fagnani, Business Innovation Specialist Analyst di CBI, osserva che la regolamentazione può essere affrontata in modo più efficiente attraverso standard condivisi: «Le piattaforme collaborative possono supportare l’ecosistema fintech, la risposta è sì».

Il punto non è promuovere un singolo servizio, ma mostrare che soluzioni centralizzate riducono costi e complessità normativa rispetto a implementazioni individuali.

Ad esempio, modelli condivisi come l’accesso PSD2 o la verifica dei pagamenti hanno permesso a un ampio numero di operatori di essere conformi senza sviluppare infrastrutture proprietarie. La logica non è commerciale, ma sistemica: evitare che ogni PSP o fintech debba reinventare da zero la compliance, con costi e rischi esponenziali.

Fagnani sintetizza così l’approccio: standard comuni per ridurre duplicazioni, garantire interoperabilità e accelerare la conformità normativa. È una filosofia di riduzione del rischio a livello di ecosistema, non una promozione di specifiche piattaforme.

Cosa deve fare una fintech veramente consapevole

Giuliani conclude con un avvertimento concreto: Banca d’Italia presenterà a gennaio l’indagine sul 74% di fintech non regolamentate. «Questo presuppone che Banca d’Italia si è posta il problema», afferma.

La domanda diventa: le fintech se lo sono poste?

Per molte, la risposta è no. E qui si crea la frattura tra prodotto e mercato.

Giuliani lo sintetizza così: «Parliamo di intelligenza artificiale, parliamo di tutto, però non dimentichiamoci il punto da cui parte tutto quanto e il mondo in cui noi tutti lavoriamo».

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