A fine ottobre il lancio della Silicon Valley Innovation Antenna di Theras (azienda biomedicale – con base a Salsomaggiore Terme – che sviluppa e commercializza tecnologie e servizi per la gestione di diabete, dolore cronico e obesità) è stata l’occasione per fare il punto su dove sta andando il Medtech e come stia significativamente trasformando il modo con cui i pazienti vengono trattati.

Di seguito i principali highlight della discussione (rimandando al report per eventuali approfondimenti).
Indice degli argomenti
Che cosa è il MedTech?
Il MedTech include tutti quei prodotti e servizi che intervengono dalla prevenzione e diagnosi fino al monitoraggio e trattamento delle malattie. Si distingue dal Pharma per il meccanismo di azione: un medical device non agisce attraverso una reazione chimica o un processo metabolico.
La categoria del MedTech è estremamente ampia (andando dai consumables di base come siringhe e mascherine fino a sistemi complessi come risonanze magnetiche, piattaforme di chirurgia robotica e impianti salvavita come i pacemaker) e si articola in tre pillars principali:
- In Vitro Diagnostics (IVD): test su campioni biologici (sangue, urina, tessuti) eseguiti outside the body, responsabili del 60–70% delle decisioni cliniche
- Medical Devices: tutti gli strumenti non-IVD che includono sia General Medical Devices (da consumables fino ad apparecchiature ECG, CT, …) che Active Implantable Medical Devices (pacemaker, cochlear implants…).
- Digital Health: applicazioni di ICT per migliorare le cure. È il segmento a crescita più rapida, dove l’hardware incontra software, data, e connettività e comprende: Software as a Medical Device (SaMD), Digital Therapeutics e Telemedicina.
Dove sta andando il MedTech?
In sintesi il Medtech rappresenta la spina dorsale della nuova sanità, un settore dove hardware, software e data convergono per ridefinire il modo in cui le cure sono diagnosticate, monitorate e erogate. Se guardiamo agli investimenti in Venture Capital (al di là delle oscillazioni congiunturali che hanno impattato tutti gli ambiti tecnologici) emerge come il comparto del Digital Health sia quello più dimensionalmente rilevante e, in prospettiva, a maggiore trazione. Questo dato va letto con un po’ di contesto.
- Al suo interno ci sono investimenti in ambiti diversi dai dispositivi medici. Penso alle soluzioni che ricadono nel campo del Wellbeing e della Longevity. Ciò detto, questi dati, per quanto per loro natura tendano ad essere un po’ “sporchi”, mostrano una direzione: la crescente centralità dell’esperienza digitale all’interno del processo di cura. Non è irrealistico pensare che presto la componente digitale verrà ad assumere un ruolo prevalente rispetto allo stesso medical device. E’ peraltro successo in molte altre industry (pensiamo all’automotive).
- Già oggi, le soluzioni più innovative sono di fatto hybrid technologies, ossia combinazioni di Medical Device, IVD, e Digital Health. L’esempio più immediato al riguardo sono i sistemi Continuous Glucose Monitoring (CGM) che appunto sono un mix dei tre pillar evidenziati.

Chi investe nel MedTech?
Il MedTech non sfugge alla regola che vede il mondo dell’innovazione profondamente sbilanciato. Gli Stati Uniti continuano a dominare gli investimenti globali in Medtech, catturando circa l’80% dei flussi totali di venture capital, mentre l’Europa, pur rappresentando il secondo mercato al mondo per quanto riguarda la sanità, pesa ancora solo per un modesto 15–20%.

Questo squilibrio, tuttavia, se da un lato segnala una debolezza, dall’altro può essere letto come una gigantesca opportunità.
Il mercato europeo dell’health care è vasto. I suoi sistemi sanitari pubblici, che coprono più di 400 milioni di persone, spendono quasi il 10% del GDP in sanità, generando una domanda forte e prevedibile di soluzioni che migliorino efficienza e risultati.
Guardando, ad esempio, ai comparti delle malattie metaboliche e del dolore cronico, questi ambiti generano una spesa annuale superiore ad un trilione di euro. Servirli, unendo l’innovazione statunitense alle necessità di applicazione europee, può rappresenta una delle più promettenti opportunità del decennio.
Come portare il MedTech in Europa?
L’innovazione viene creata ancora prevalentemente al di là dell’oceano. Però tarda ad arrivare nel Vecchio Continente.
Perchè? “Perchè lo Startup Playbook americano dice US first. In altri termini: perchè andare altrove quando una startup può scalare (e fare una exit) solo concentrandosi sul mercato domestico?” ha ricordato Saumitra Thakur, Managing Partner di MedMountain Ventures durante l’Innovation Industry Talk ospitato da Mind the Bridge a San Francisco.
Questo nonostante in Europa “i ricercatori siano più aperti, i clinical trials risultino meno costosi e gli standard restino estremamente rigorosi”, come ha osservato Dorian Averbuch (imprenditore seriale con quattro startup all’attivo e due exit a nove cifre). L’espansione internazionale può inoltre incrementare le valutazioni, soprattutto in settori come il medtech, dove “le exit sono strategy driven e basate su multipli del fatturato”.
Però, come ha rimarcato Alex Gonzalez, Director of International Business Development and Distributor Partnerships di Levita Magnetics, “le startup americane dovrebbero assolutamente guardare all’Europa superando un equivoco diffuso: pensare che sia necessario aver ottenuto l’approvazione FDA e avere venduto negli Stati Uniti prima di entrare in Europa”.

durante il panel del Theras Innovation Industry Talk
L’esperienza fatta in oltre vent’anni da Mind the Bridge nel supportare centinaia di scaleup a livello globale dimostra come la crescita internazionale raramente sia una questione di tecnologia. È una questione di “translation”. Ciò è ancora più vero per le Medtech company, dove il saper adattare business model, schemi di rimborso e go-to-market ai diversi paesi non è un’opzione, ma una necessità.
In Europe, dove regulation e reimbursement variano da Paese a Paese, il successo dipende dall’individuare il giusto partner, con una struttura distributiva e una profonda conoscenza dei sistemi sanitari nazionali. In questo contesto, aziende come Theras Group possono agire da catalizzatori dell’innovazione, traducendo tecnologie avanzate in cure accessibili per migliaia di pazienti. È ciò che si definisce “Partner Advantage”: la capacità di trasformare l’innovazione in impatto attraverso strategic local alliances.
Per chi volesse approfondire rimando al Report “The Future of Medtech – European and Global Trends in Chronic Diseases” realizzato da Mind the Bridge appunto con il supporto di Theras).





