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La notizia: un fondo svedese di venture capital da 400 milioni
Lifeline Ventures, società di venture capital con sede a Helsinki, ha lanciato Fund VI da €400 milioni per sostenere la prossima generazione di unicorni europei con investimenti nelle fasi pre-seed e seed con capacità di follow-on lungo il ciclo di crescita (qui si può conoscere e contattare il team)
Come e perché nasce il fondo Lifeline Ventures
Lifeline Ventures è stata fondata da imprenditori (tra cui Petteri Koponen e Timo Ahopelto) con l’idea di essere “il primo numero da chiamare” per i founder nelle fasi più delicate. Il posizionamento è sector-agnostic ma con forte esperienza in software, deep/advanced tech, health, climate, marketplace e hardware.
Il nuovo veicolo nasce con un obiettivo preciso: raddoppiare la capacità di investimento sull’early-stage europeo in una fase in cui la capacità di raccolta dei fondi sta risalendo e i round tornano a consolidarsi dopo il rallentamento 2023.
Il contesto del venture capital europeo
I benchmark macro confermano che è un momento positivo: nel 2024 il fundraising per il venture capital europeo ha toccato nuovi massimi di median fund size (tra €71,3m e €83,7m, a seconda delle fonti), segno di una crescita dimensionale dei veicoli. Allo stesso tempo il dibattito politico e e l’iniziativa istituzionale nell’Unione Europeea spingono verso nuove iniziative utili a colmare il gap di capitali investiti sulle startup e sull’innovazione rispetto a USA e Cina (per esempio lo Scaleup Europe Fund annunciato dalla Commissione).
Lifeline Ventures: team, tesi e track record
Lifeline investe molto presto (spesso il primo assegno), guida i round iniziali e sostiene nel tempo. Nel track record figurano nomi come Supercell, Wolt, Oura, Aiven e Solar Foods: tutte startup che segnalano la capacità di scouting e di supporto operativo che rimane un tratto distintivo del team. Il messaggio chiave è resilient founders first, con approccio operativo e board engagement.
Obiettivi dichiarati e focus degli investimenti
In assenza di un prospetto pubblico dettagliato sul mandato di Fund VI, le linee guida restano coerenti con i veicoli precedenti:
- Stadio: angel/pre-seed/seed con possibilità di follow-on;
- Ambito: software e advanced tech (deeptech/health/climate), marketplace e hardware selettivo;
- Geografia: Europa con forte radice nordica (Helsinki hub) e apertura paneuropea.
Quanto è grande 400 milioni rispetto all’Europa e all’Italia?
Europa. Nel 2024 la mediana dei fondi di venture capital europei è salita a 71,3/83,7 milioni (stime PitchBook/Euronews e Houlihan Lokey), perciò il nuovo veicolo di Lifeline è circa 5 volte la scala tipica. In parallelo, operatori paneuropei come Accel hanno raccolto fondi early-stage da 650milioni a testimonianza che i top-tier restano su taglie consistenti.
Italia. Il mercato cresce ma rimane più frammentato: la raccolta complessiva nel 2024 si è attestata attorno al miliardo di euro e i fondi early-stage italiani più noti si muovono spesso tra €100–150 milioni. In questo quadro, il Fund VI di Lifeline si colloca oltre il massimo della fascia italiana tipica per l’early-stage, avvicinandosi ai top-tier europei.
Perché è importante un fondo da 400milioni per le startup europee?
- Più “firepower” nelle primissime fasi. Un fondo da 400milioni permette portafogli ampi e follow-on significativi, aumentando la probabilità statistica di sostenere i futuri outlier europei. (Confronto implicito con la mediana a €70–84m).
- Segnale di fiducia nell’ecosistema UE. Il lancio si inserisce in un momento di rimbalzo selettivo per i deal e in cui Bruxelles spinge su strumenti pro-scaleup: l’arrivo di capitali “pazienti” nei primi stadi è essenziale per alimentare pipeline e sovranità tecnologica europea.
- Effetto benchmark per l’Italia. Per i gestori italiani, l’asticella dimensionale si alza: chi punta a leadership early-stage dovrà rafforzare sia la rete del Limited partner sia le strategie di follow-on, o costruire piattaforme multi-fondo con specializzazione verticale. I casi italiani da €100–150m sono un buon riferimento, ma il gap con veicoli paneuropei resta.





