L’intelligenza Artificiale si sta diffondendo anche come un partner per la nostra vita più privata: in molti la usano per ottenere consigli e migliorare il proprio stato emotivo. Gli strumenti di analisi del benessere, i coach e gli psicologi virtuali offrono un potenziale enorme anche in azienda, perché possono aiutare le persone, promuovere l’engagement e costruire culture aziendali più sane.
Ma a patto di avere una normativa che metta la trasparenza e il rispetto della persona al primo posto, ed una governance impeccabile.
Vediamo dunque quali strumenti ci sono a disposizione e quali regole vanno applicate per utilizzare gli strumenti di intelligenza artificiale nel welfare aziendale.
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La svolta umanistica dell’IA: dalla produttività al supporto psicologico
Come accennato sopra, le persone ormai usano l’AI per cercare supporto emotivo, organizzare la propria esistenza e trovare uno scopo. Questa evoluzione, che potremmo definire l’era dell’auto-realizzazione tramite IA, sta arrivando anche all’interno delle aziende, dove si diffondono nuovi strumenti per il benessere e il coaching digitale.
Un recente report della Harvard Business Review di Marc Zao Sanders ha fotografato un cambiamento epocale. Se nel 2024 i casi d’uso dominanti per l’IA Generativa erano legati ad attività tecniche, la classifica del 2025 è stravolta da bisogni profondamente umani. I primi tre utilizzi sono diventati:
- Terapia e compagnia
- Organizzarmi la vita
- Trovare uno scopo
Il caso d’uso che era al primo posto nel 2024, “Generare Idee”, è crollato in sesta posizione. Le persone non cercano più solo un aumento di produttività; cercano supporto emotivo, chiarezza mentale e una direzione. I prodotti di IA Generativa più efficaci oggi riducono il carico mentale, guidano l’azione e si integrano nella vita reale. L’IA viene sempre più usata come psicologo, amico, coach.
Dal personale al professionale: l’IA per il benessere in azienda
Questa tendenza si è inevitabilmente estesa al mondo del lavoro. Le aziende stanno adottando strumenti sempre più sofisticati per monitorare il benessere organizzativo, i livelli di stress e il rischio di burnout.
Questi software, a disposizione di HR e manager, raccolgono dati tramite survey, analisi comportamentali ed estrapolazione dell’attività online del personale. Alcuni esempi concreti già diffusi sul mercato includono:
- Microsoft Viva Insights – Analizza i dati d’uso di Microsoft 365 per individuare segnali di sovraccarico lavorativo e stress; fornisce insight per migliorare il work-life balance, evidenzia la presenza di riunioni ed e-mail fuori orario, fornisce statistiche sull’uso del tempo. Utilizza IA per elaborare i pattern lavorativi.
- Qualtrics (Employee Experience) – Raccoglie feedback tramite survey e analisi predittiva per misurare il rischio burnout, analizzando i commenti dei dipendenti con Natural Language Processing (NLP).
- Culture Amp – Misura l’engagement e il benessere psicologico dei dipendenti, fornendo benchmark e suggerimenti per iniziative per migliorare le singole situazioni.
- Humanyze – Analizza dati anonimi su comunicazioni aziendali e collaborazione (email, chat); offre insight sull’equilibrio tra lavoro individuale e di gruppo, identifica potenziali elementi di stress.
- Erudit AI – Applica NLP per monitorare in tempo reale il rischio burnout attraverso le conversazioni su piattaforme interne come Slack e Teams, garantendo anonimato e report aggregati.
- Emooter – Soluzione focalizzata su benessere mentale, micro-interventi, mindfulness e gestione dello stress.
Oltre al monitoraggio, l’IA sta aprendo anche la frontiera del coaching e mentoring digitale, con software che aiutano a: definire obiettivi e piani d’azione, offrire feedback personalizzati per gestire sfide specifiche, promuovere l’auto-riflessione guidata, tracciare i progressi nel tempo.
Strumenti come Rocky.ai (un coach virtuale basato su chatbot) o Torch (una piattaforma integrata di coaching e mentoring) offrono un supporto scalabile e accessibile per lo sviluppo personale e professionale.
L’impiego di questi strumenti, per quanto prezioso, richiede una riflessione rigorosa sulla governance, sulla privacy e sulla conformità normativa.
Conformità normativa: AI Act e non solo
L‘AI Act, il regolamento europeo sull’intelligenza artificiale, classifica i sistemi in base al livello di rischio. Molti degli strumenti per il benessere aziendale, se utilizzati per prendere decisioni che impattano sulla carriera di un lavoratore (valutazioni, promozioni, licenziamenti), ricadono nella categoria ad “alto rischio”.
Questo comporta obblighi stringenti per le aziende che li adottano:
- Trasparenza e spiegabilità: l’algoritmo non può essere una “scatola nera”. Le sue decisioni devono essere comprensibili e monitorabili per vigilare sul rischio di profilazioni discriminatorie
- Informativa chiara: i dipendenti devono essere informati in modo esplicito su come l’IA viene utilizzata e per quali finalità, per evitare percezioni di sorveglianza
- Minimizzazione dei dati: vanno raccolti solo i dati strettamente necessari, privilegiando anonimizzazione e consenso informato
- Valutazione di conformità: i sistemi ad alto rischio devono essere registrati in un apposito database europeo.
Per le aziende, questo si traduce in azioni pratiche:
- redigere policy interne per l’adozione di questi strumenti
- coinvolgere le rappresentanze sindacali
- creare checklist di conformità (AI Act & GDPR)
- richiedere ai fornitori di software la documentazione necessaria a provare la compliance.
Vale la pena evidenziare un elemento, che vale per tutti gli strumenti on line di supporto psicologico o di sviluppo individuale che una persona decide di utilizzare. Quando andiamo da uno psicanalista, il contenuto della conversazione è protetto dal segreto professionale, un preciso obbligo giuridico e un dovere deontologico di confidenzialità. Questo principio non è automatico nell’AI: ciò che raccontiamo ad un’app aperta viene immesso online!
L’AI Act vuole colmare questo vuoto normativo. In attesa della sua piena implementazione, il tema della confidenzialità costituisce un motivo di attenzione in più da parte delle aziende nello scegliere gli strumenti da mettere a disposizione dei propri dipendenti.






