La storia

B-Smark, chi è la startup di italiani che ha sfondato in Irlanda

Fondata a Dublino da Nicola Farronato e Paolo Panizza, originari di Bassano del Grappa, la società fornitrice di MySmark, software per “sondaggi emotivi”, è una realtà imprenditoriale molto apprezzata nel Paese anglofono. Ma lavora anche in Italia, dove a settembre lancerà un progetto per il mondo del travel

Pubblicato il 03 Ago 2015

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Nicola Farronato, fondatore di B-Smark

Quando il primo ministro irlandese Enda Kenny si è recato a luglio in visita ufficiale a Roma per incontrare il premier Matteo Renzi, si è portato dietro dall’Irlanda, insieme ad altri, un imprenditore italiano. Si chiama Nicola Farronato, ha 38 anni, è di Bassano del Grappa e nel 2011 ha fondato a Dublino una startup innovativa, B-Smark, fornitrice di uno strumento di interactive advertising e media: una società con il 100% di cuore e cervello italiani ma con sede legale nella capitale irlandese. Il Paese anglosassone l’ha sostanzialmente adottata, l’ha “coltivata” e finanziata e ora considera il suo co-founder una figura chiave per le relazioni imprenditoriali tra Italia e Irlanda. Perciò, quando l’ambasciatore irlandese in Italia ha organizzato una colazione presso la sede dell’ambasciata a Roma riservata alla delegazione del premier irlandese, ha invitato anche Farronato insieme ad altri imprenditori italiani e rappresentanti di banche e istituzioni. “Siamo nati in Irlanda perché abbiamo trovato terreno più fertile per poter fare ricerca, raccogliere capitali e trovare connessioni col mondo digitale – dice a EconomyUp lo startupper – ma stiamo pensando anche al mercato italiano: a settembre presenteremo un nuovo servizio destinato al mondo del travel in Italia”.

Come si è potuto realizzare il “sogno irlandese” di questo italiano? Prima di trasferirsi a Dublino, Farronato si è occupato per una decina di anni di marketing per aziende italiane all’estero. In quel periodo ha cominciato a collaborare con Piero Formica, docente italiano che da tempo insegna nella capitale irlandese. In particolare Formica è Senior Research Fellow dell’International Value Institute presso la National University of Ireland, dove dirige un laboratorio di sperimentazione per startup innovative presso il centro di imprenditoria Eden della stessa università. Dopo averlo conosciuto nel 2006, Farronato ha partecipato in qualità di collaboratore a workshop, laboratori e conferenze organizzate dal docente in varie parti del mondo per spiegare come mettere in piedi una startup.

Poi all’inizio del 2011 Farronato ha avuto una business idea insieme all’amico e concittadino Paolo Panizza, ingegnere cinquantenne che si occupa di progettazione e sviluppo. “Abbiamo deciso di fare un roadshow per presentarla, ma in Italia non abbiamo riscontrato alcun interesse. Proprio perché conoscevo Formica, abbiamo deciso di portare il roadshow in Irlanda. E lì ci hanno notato e apprezzato”.

La società è partita con un primo investimento da 15mila euro e finora ha raccolto più di 1 milione di euro, in maggioranza capitale italiano, con il supporto di investitori strategici come Enterprise Ireland, agenzia governativa irlandese che è il più grande fondo europeo per investimenti seed, cioè nella primissima fase della vita di una startup.

Dopo aver vinto la start-up competition LiftOff presso il National Digital Research Center di Dublino, il progetto è entrato nella lista Global Hot 100 stilata dal World Summit on Innovation & Entrepreneurship.

Alla base di un web service come MySmark ci sono parole chiave quali sentiment, feedback e rating. Nell’ambito della compilazione online di questionari, un widget permette di esprimere cosa si prova per un marchio, per un contenuto, per un luogo in modo facile e divertente, e magari condividerlo subito con i propri amici sotto forma di post in Facebook o tweet.

Un esempio pratico: MySmark è usato nei laboratori per aspiranti startupper organizzati da Formica. Nel corso degli incontri piccoli gruppi di persone che non si conoscono tra loro vengono messi insieme allo scopo di elaborare idee su un tema predefinito. Al termine ogni persona di ogni gruppo è chiamata ad esprimere il proprio voto per un altro team. Attraverso il software di MySmark è possibile l’elaborazione di una valutazione oggettiva, in base all’economicità e alla fattibilità del progetto, e soggettiva, ovvero relativa alle emozioni provate. “Quando la persona vota – spiega Farronato – noi rappresentiamo i contenuti del suo voto in un’infografica che identifica sia la parte emozionale sia quella razionale”.

In occasione delle elezioni presidenziali irlandesi, MySmark ha collaborato con O’Leary Analytics per misurare la “risposta emotiva” dell’audience al dibattito finale della campagna elettorale in onda sulla tv irlandese.

Tra i clienti italiani della startup ci sono Coop, per la quale è stato misurato il gradimento dei consumatori verso nuove promozioni della telefonia, e Intesa San Paolo, alla quale è stato offerto un servizio di content curation. B-Smark ha anche lavorato per Audi in occasione della presentazione di un nuovo concept di auto.

“Abbiamo ancora progetti per l’Italia” annuncia Farronato. “Il nostro mercato di riferimento è quello del travel & ospitality: dai ristoranti agli alberghi ai tour operator, un mondo in cui ci si scambiamo opinioni, fondamentali per poi decidere quale luogo scegliere per le proprie vacanze. A settembre, a Bergamo, nel corso di No Frills, evento dedicato al turismo, presenteremo un servizio nuovo indirizzato al mondo del travel italiano. Inoltre a Milano, Bologna, in Veneto e a Roma stiamo avviando accordi di collaborazione con varie società: per esempio Musement sta cominciando a integrare MySmark per il travel”.

Naturalmente la domanda più frequente che giornalisti e curiosi rivolgono a Farronato è si consideri un cervello in fuga. Lui di solito, come prima cosa, tiene a ricordare la vivacità dell’ecosistema irlandese dove lavorano fianco a fianco startup e giganti della tecnologia quali Google e Facebook, che hanno scelto questo Paese come loro sede legale in Europa anche per motivi fiscali, ma non solo: fondamentale il fatto di essere un Paese europeo anglofono e di aver adottato politiche di sostegno e incentivazione all’imprenditorialità. Poi precisa: “Non mi sento un cervello in fuga, parola con un’accezione negativa. Più che una fuga la mia è stata una scelta legata alle opportunità offerta da un particolare Stato in un contesto che comunque è e resta globale”.

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