La convergenza tra illuminotecnica e ICT ha inaugurato l’era dell’illuminazione a valore aggiunto: non più solo risparmio energetico, ma la luce come infrastruttura abilitante. Su questa visione ha scommesso To Be, PMI innovativa che utilizza le tecnologie Li-Fi e VLC per trasformare i LED in strumenti di trasmissione dati.
Il principio è rivoluzionario ma semplice: modulando la luce a velocità impercettibili per l’occhio umano, ogni lampada diventa un router ottico. To Be ha tradotto questa tecnologia in tre soluzioni “chiavi in mano” per PA e aziende:
- Li-Fi Surfing: Connettività wireless indoor ad altissima velocità, che collega i device via luce come un’alternativa ottica al Wi-Fi.
- Li-Fi P2P (Point-to-Point): Un “ponte radio” ottico utilizzabile sia indoor che outdoor, per connessioni sicure punto-punto fino a diversi chilometri.
- Li-Fi Geolocation (VLC): Geolocalizzazione di precisione tramite luce visibile; il segnale, ricevuto dalla fotocamera dello smartphone, guida l’utente in ambienti senza GPS come musei, ospedali o grandi superfici indoor.
La collaborazione con ICTLABPA ha consentito in questi anni di supportare le attività di ricerca e sviluppo di To Be con progetti finanziati che hanno consentito di valorizzare tutti gli aspetti innovativi offerti dal Li-Fi. Ricordiamo tra tutti il progetto “LiFi Zone Beni Culturali” co-finanziato tramite il bando “Campania Sartup” promosso dalla Regione Campania.
Nel corso di questi anni To Be ha portato a compimento anche un round di finanziamento su Mamacrowd superando l’obiettivo e raccogliendo circa 1 milione di euro.
Abbiamo voluto sentire il principale protagonista di questa avventura, Francesco Paolo Russo, fondatore e CEO della società nonché Direttore Generale dell’ANGI (Associazione Nazionale Giovani Innovatori).

Indice degli argomenti
Tecnologia LiFi in Italia: a che punto siamo
Dr. Russo, To Be è nata per rendere la luce una fonte di dati. A oltre un anno dal round di finanziamento, come descriverebbe l’attuale stato dell’arte della tecnologia LiFi in To Be? Quali sono stati i progressi più significativi in termini di R&D e di prodotto, in particolare per la soluzione LiFi Zone®?”
Lo stato dell’arte della tecnologia Li-Fi in To Be è oggi caratterizzato dalla sua completa integrazione nel progetto illuminotecnico. È per questo che la collaborazione con architetti, ingegneri e studi di progettazione è diventata cruciale. La nostra azienda ha due anime – una puramente illuminotecnica e l’altra ICT – e proprio questa convergenza ci permette, rispetto a un’azienda tradizionale, di offrire una soluzione dove la luce, oltre a illuminare, può comprendere se ci sono persone in un ambiente, rilevare l’occupazione di una scrivania, trasmettere un segnale VLC per i servizi di localizzazione indoor e persino erogare connettività ad alta velocità. Non parliamo più di Li-Fi come tecnologia aggiuntiva, ma come vera e propria illuminazione a valore aggiunto. Questo cambiamento è stato fondamentale anche in termini di mercato, dove finalmente si parla di illuminazione connessa, un settore in forte crescita che riconosce il valore della luce come infrastruttura dati. Il progresso più significativo in R&D e prodotto per la linea Li-Fi Zone® è stato proprio l’abilitazione di servizi di navigazione indoor e wayfinding dove riusciamo a replicare in un ambiente chiuso una esperienza di navigazione simile a quella che offre Google Maps in esterno.
Avete effettuato implementazioni importanti come a Pompei e in altri settori (sanità, scuole, uffici). Quali settori stanno mostrando l’interesse e il tasso di adozione maggiore per la vostra tecnologia? Ci può raccontare un caso d’uso recente che la rende particolarmente orgoglioso per l’impatto o l’innovazione?”
I settori che mostrano il maggiore interesse e tasso di adozione sono gli smart building, sia nel mondo della PA che nel Corporate. Nel settore pubblico, pensiamo ai musei, dove la luce che illumina un’opera può contemporaneamente fornire informazioni dettagliate su ciò che si sta osservando, o agli ospedali, dove la luce può localizzare e guidare il paziente verso l’ambulatorio corretto. Nel Corporate, negli uffici, uniamo la qualità della luce e l’efficienza energetica ai vantaggi in termini di sicurezza e performance delle tecnologie Li-Fi. Un caso d’uso recente al quale tengo particolarmente per la sua visione è il progetto per il Samnium Innovation Hub di Dimensione, un operatore di telecomunicazioni. In questo HQ abbiamo implementato sistemi di illuminazione con luce circadiana integrata con le tecnologie Li-Fi, creando un ambiente non solo efficiente ma anche orientato al benessere e alla connettività avanzata dei dipendenti.
Tecnologia LiFi: perché è “superiore”
Il mercato della connettività è particolarmente affollato. Quali sono gli elementi che rendono il LiFi una “soluzione superiore” rispetto al Wi-Fi o altre tecnologie emergenti?
Innanzitutto, è fondamentale chiarire un equivoco diffuso online: il Li-Fi non è un semplice competitor del Wi-Fi. Ci sono, però, situazioni in cui può essere un valido sostituto o un complemento essenziale. Questo avviene laddove il Wi-Fi non è consentito per ragioni di sicurezza, interferenza o basse performance, come nel mondo della difesa o in ambienti critici (settori in cui stiamo operando). Nel caso di successo di Dimensione, per esempio, abbiamo implementato sistemi Li-Fi nelle sale riunioni più importanti per creare una rete a parte, estremamente più sicura e riservata, affiancandola alla rete Wi-Fi generale. Inoltre, non bisogna mai considerare il Li-Fi solo per la connettività pura; come abbiamo specificato, le sue applicazioni includono anche la geolocalizzazione di precisione e altri servizi. Infine, è cruciale considerare il futuro: molti studi dimostrano che lo spettro radio da solo non sarà sufficiente a sostenere la crescente mole di dati. Per questo il Li-Fi è visto come il precursore del 6G, uno standard che abbraccerà pienamente le frequenze della luce.
To Be e il crowdfunding
Con il round di finanziamento su Mamacrowd avete raccolto circa un milione di euro. In che modo è stato utilizzato strategicamente questo capitale? Quali risultati concreti hanno generato?
Il round è stata un’operazione complessa, ma ci ha fatto crescere enormemente. Ci siamo confrontati con nuove sfide e, sì, abbiamo anche commesso degli errori, ma oggi posso dire con grande fermezza che siamo più forti di prima. Lo dimostra il fatto che chiuderemo quest’anno con un’ottima crescita del fatturato, ma soprattutto con una pipeline di progetti per il 2026 di scala sempre maggiore. Il capitale è stato impiegato strategicamente per rafforzare la struttura interna e per accelerare gli sviluppi tecnologici. Questo investimento ci ha permesso di acquisire nuovi clienti, tra cui importanti multinazionali con fatturati miliardari a livello globale.
To Be: quali prospettive per il futuro
Guardando ai prossimi 12-18 mesi, quali sono i passi cruciali che To Be intende effettuare? Prevedete di lanciare nuovi prodotti o servizi e/o intendente espandervi all’estero?
I prossimi 12-18 mesi saranno cruciali per la nostra fase di Scale Up. Puntiamo a far crescere ulteriormente la nostra traction di mercato e a rendere i nostri servizi ancora più efficienti. Un passaggio fondamentale sarà il consolidamento dei rapporti con gli studi di progettazione di architetti e ingegneri, che sono diventati il nostro principale motore di crescita insieme al canale di partner (System Integrator, TLC e Global Service Provider). Stiamo collaborando con studi di fama internazionale, il che ci permette di intervenire a monte sui progetti, fornendo la nostra assistenza su tutta la parte illuminotecnica con questo nuovo approccio ad alto valore aggiunto. Inoltre, stiamo già lavorando sui primi progetti all’estero, e l’espansione internazionale sarà sicuramente un forte impegno nei prossimi 18 mesi.
Come si inseriscono le vostre soluzioni nei grandi temi della transizione ecologica e digitale e, in particolare, in nuove opportunità offerte a PA e imprese?
Le nostre soluzioni abbracciano pienamente i grandi temi del momento. Per quanto riguarda la Transizione Ecologica, offriamo infrastrutture LED ad alta efficienza energetica e, in termini di trasmissione dati, abbiamo il vantaggio di non generare elettrosmog. Riguardo alla Transizione Digitale, le nostre soluzioni abilitano servizi avanzati e semplificano processi. Questo include l’inclusione sociale, ad esempio, aiutando una persona non vedente a orientarsi con input audio grazie alla geolocalizzazione, o indicando percorsi privi di barriere architettoniche a persone con disabilità motoria. Dal punto di vista della trasmissione dati, le nostre infrastrutture offrono alta affidabilità e sicurezza rispetto a quelle radio, basti pensare che un segnale trasmesso via luce all’interno di una stanza non è rilevabile dall’esterno.
Ritiene che visibilità personale sui social sia un elemento cruciale per la crescita di una PMI innovativa in Italia? In che modo può supportare nel fundraising o nel business development?
Certamente. In un mondo in cui i dati viaggiano alla velocità della luce e dove l’AI rischia di far perdere il contatto con la realtà, è fondamentale creare una narrazione autentica e costante attraverso i social. La nostra è un’azienda nata grazie a un tweet, figlia dell’era digitale, ma di quello che io amo definire un nuovo umanesimo digitale, dove le persone sono al centro. La presenza online, sia mia che di To Be, ha aiutato moltissimo a costruire un network fatto di persone che ci stimano e ci sostengono, e questo ha avuto un impatto diretto sia nel fundraising che nel business development.
Qual è a suo giudizio la sfida più grande che To Be ha affrontato nell’ultimo anno e che è riuscita a superare?
La sfida più grande è stata senza dubbio quella del change management e della conseguente riorganizzazione interna. Ci siamo confrontati per la prima volta con un serio processo di hiring, che ci ha richiesto tempo e risorse interne significative per tracciare i processi e creare una struttura di monitoraggio e controllo solida per l’intera azienda. In un certo momento è sembrato di rallentare, ma eravamo consapevoli che fosse un passo necessario per poter accelerare con maggiore stabilità subito dopo.
Lei è anche Direttore Generale dell’ANGI, quali sono i consigli che fornisce generalmente alle startup italiane deep-tech che stanno per affrontare il loro primo round di finanziamento?
Mi sento di dare tre consigli semplici ma fondamentali. Il primo: ricordare che il team è quello che fa sempre la differenza, gli investitori scommettono sulle persone prima ancora che sulla tecnologia. Il secondo riguarda il timing: non fare fundraising troppo presto. Il capitale deve servire ad accelerare ciò che già funziona e ha un riscontro di mercato, non a cercarlo. Il terzo è fare una selezione oculata degli investitori: non cercate solo fondi, ma partner strategici che comprendano il vostro settore e possano aggiungere valore reale al progetto.






