La ricerca

Tutto sulle startup hi-tech, compresi gli investimenti (in crescita ma ancora ridicoli)

133 milioni, l’11% in più rispetto al 2014. I dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano confermano che l’Italia è ancora molto lontana dall’Europa sulla finanza. Ma non per il profilo degli startupper: quarantenni e laureati

Pubblicato il 21 Ott 2015

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“Parliamoci chiaro: sono numeri ridicoli per un Paese come l’Italia. Possiamo essere paragonati alla Slovacchia o alla Polonia e invece dovremmo competere con Paesi come la Francia e la Germania. Persino la Spagna fa meglio di noi. È necessario il contributo di tutti per far tornare ad essere l’Italia per quello che è: un Paese leader”. A Marco Bicocchi Pichi, presidente di Italia Startup, i dati dell’Osservatorio sulle Startup Hi-Tech realizzato dagli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano e da Italia StartUp e presentati allo Smau, stanno un po’ stretti. E non a torto. Perché se è vero che gli investimenti in startup hi-tech stimati per il 2015 sono 133 milioni (+11% rispetto al 2014), gli investimenti in Spagna sono il doppio, e dieci volte di più in Francia e Germania.

A rincarare la dose Antonio Perdichizzi, Vice Presidente Italia Startup e partner dell’incubatore WCAP: “Nonostante l’eccellenza italiana sia ancora guardata con ammirazione all’estero, a livello di numeri noi contiamo, come intero Paese, quanto una piccola città americana. Non possiamo continuare ad essere solo una boutique dell’innovazione: dobbiamo diventare un’industria dell’innovazione”.

I numeri della ricerca

Il totale degli investimenti in startup hi-tech stimato per il 2015 è di 133 milioni di € (+11% rispetto al 2014 e superiore in valore assoluto dai 129 milioni fatti registrare nel 2013). SI stima un aumento in percentuale dei finanziamenti provenienti da investitori non istituzionali (+32%) a fronte di un calo di fondi provenienti da fonti istituzionali (-8%).

A fare la differenza sono proprio gli investimenti provenienti da investitori non istituzionali. “Gli investitori non istituzionali in Italia stanno rivestendo un ruolo sempre più preponderante”, afferma Antonio Ghezzi, Direttore dell’Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico di Milano. “Contribuiscono, infatti, a far registrare un nuovo picco al totale degli investimenti in Italia, che raggiungono così quota 133 milioni di euro e superando il picco del 2013 pari a 129 milioni di €. Tuttavia, la dimensione relativa degli investimenti italiani è ancora limitata quando comparata a quella di altri paesi europei, e il distacco si sta espandendo come previsto: nel 2014, gli investimenti interni in incubatori aziendali in Germania e Francia sono stati circa dieci volte superiori al valore di quelli riservati alle startup in Italia, mentre in Spagna sono stati circa il doppio.”
“Gli investimenti in Italia non sono ancora in linea con il PIL e con la dimensione della nostra economia nello scenario globale. Se il dato francese è in linea con lo sviluppo dell’economia del Paese, colpisce il dato spagnolo, che riporta investimenti doppi rispetto a quelli italiani pur nel contesto di un’economia non basata sull’innovazione ma su altri settori merceologici” afferma Marco Bicocchi Pichi, Presidente Italia Startup. “Riteniamo fondamentale che il Governo agisca sugli incentivi fiscali per l’ingresso dei privati, cogliendo la dinamica positiva mostrata dai dati di quest’anno. Pur apprezzando le misure introdotte nel passato, queste non sono ancora sufficienti a dare la spinta necessaria. Oltre a incentivare gli investimenti nei macchinari è importante defiscalizzare anche l’investimento e l’acquisizione di startup”.

Rispetto al 2013, le startup del settore ICT hanno mantenuto, nel 2014, il primato delle startup più finanziate: hanno ricevuto il 74% dei fondi, in linea con il 75% del 2013; quelle del settore Life Science passano dall’11 al 17% e scavalcano le startup Cleantech ed Energy che scendono dal 10% al 6% dei fondi disponibili.

Rimane sostanzialmente invariata la distribuzione territoriale degli investimenti istituzionali: nonostante il sostanziale calo di fondi a disposizione (dagli 82 milioni di € del 2013 ai 63 del 2014) le startup localizzate al Nord raccolgono più della metà del totale (54%), seguite da quelle del Centro (30%) e da quelle provenienti da Sud e isole (16%).

Nonostante le ICT risultino ancora numericamente oltre i due terzi di quelle fondate nel 2014 (68%, sul campione delle 79 startup finanziate da investitori istituzionali), si conferma il dato di trend positivo relativo alle startup che rientrano nelle “life sciences” (dal 9% del 2013 al 23% dell’anno successivo).

Per quanto riguarda l’entità dei finanziamenti istituzionali stanziati per le startup, il 2014 restituisce un campione dove gli scaglioni più ridotti di fondi elargiti, cioè tra 0 e 500.000 € e tra 500.000 ed il milione di €, sono insieme l’87% del totale (anche se tra i due intervalli a crescere maggiormente in proporzione sono i finanziamenti di taglio superiore ai 500.000 €, che passano dal 13 al 24%), solamente il 4% ha goduto di investimenti superiori ai 3 milioni di euro.

Profilo del founder

Il profilo del founder italiano di startup è invece sostanzialmente in linea con quelli degli altri Paesi europei. l’Italia ha (insieme alla Francia) la più alta percentuale di fondatori laureati, una disparità di genere nella media (decisamente più alta di quella di Spagna e Regno Unito ma più bassa di quella riscontrata per Francia e Germania), ed i suoi fondatori sono leggermente più anziani della media degli omologhi europei. I founder italiani hanno conseguito almeno un titolo di laurea triennale nel 93% dei casi: più della metà di questi ha un background di studi scientifici e tecnologici (55%), nonostante si trovi poi a ricoprire principalmente ruoli manageriali all’interno della startup (52%). Sono in larga maggioranza uomini (88%) ed hanno in media 38 anni; fondano le proprie startup in team (74%) includendo profili di differenti provenienza e talento.

Fatturato e occupazione
Nelle 230 startup finanziate e attive dal 2012 al 2014, il fatturato medio è cresciuto del 35% passando da 558.000 euro nel 2012 a 756.000 nel 2014, con un incremento nell’ultimo anno del 21%, mentre il numero medio di impiegati è salito da 4 a 6.
Dal momento che questi valori medi sono influenzati dalle startup alto performanti con giro d’affari superiore al milione di euro, è stato anche definito l’identikit di una startup “media” analizzando i valori mediani, che hanno evidenziato come il fatturato di una startup tipica sia cresciuto dai 20 mila euro del 2012 ai 94 mila del 2014, con un numero di impiegati cresciuto da 1 (2012) a 3 (2014).
Più in generale, il numero totale dei dipendenti delle startup innovative finanziate in Italia ha registrato una crescita stabile di circa il 25% annuo.

Tuttavia, occorre tenere conto che questi due parametri non sono pienamente rappresentativi della performance delle startup fondate sul territorio. Più nello specifico, il numero di assunzioni è un parametro che sottostima evidentemente l’impatto complessivo nella creazione di posti di lavoro derivante dalle startup hi-tech, che sovente si avvalgono di collaboratori esterni.

“Alla luce di queste considerazioni, nonostante le risorse a disposizione dell’ecosistema sono ancora limitate (specialmente confrontando gli investimenti italiani con quelli di altri Paesi europei), è possibile affermare che le startup in grado di attirare investimenti dimostrano evidenti trend positivi di crescita. Queste profonde dinamiche sono in grado di fare nutrire aspettative positive sugli sviluppi futuri dell’ecosistema” sottolinea Antonio Ghezzi.

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