Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale sta entrando in modo sempre più deciso nella nostra vita quotidiana. Le trasformazioni in atto sono notevoli anche in settori ad alto contenuto creativo come quello musicale. Dai software in grado di comporre brani originali, alle piattaforme che analizzano gusti e tendenze, la tecnologia sta rivoluzionando il modo in cui la musica viene creata, fruita e persino insegnata.
In particolare, il jazz, genere da sempre caratterizzato da creatività e innovazione, si trova di fronte a nuove sfide e opportunità. Al tempo stesso può però fornire consigli a imprenditori e manager per essere più creativi e aperti alla sperimentazione nell’innovazione tecnologica.
Ne abbiamo voluto parlare con Danilo Rea, un’artista che rappresenta un’autentica icona del jazz. Abbiamo voluto riflettere insieme a lui su come l’intelligenza artificiale stia impattando il mondo del jazz e della musica in generale, ma anche di come il jazz possa partecipare ai cambiamenti in atto e fornire un contributo alle possibili evoluzioni future.
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Danilo Rea e l’esperimento con l’AI nel 2018
Come vede l’arrivo dell’intelligenza artificiale nel mondo della musica? La considera una minaccia o un’opportunità?
La vedo come una opportunità se gestita bene e con creatività. Non a caso sono stato uno dei primi musicisti a dialogare con una AI creata dai professori dell’Università di Roma 3, iniziando a duettare con lei. Ricordo che all’epoca, sto parlando del 2018, la soluzione sviluppata era molto interessante, direi superiore a quella che usava Google. Ed infatti ci invitarono per due volte nella loro sede di Parigi per spiegare, attraverso una dimostrazione, come funzionasse. Ricordo che a volte le risposte musicale erano sorprendenti e quindi stimolanti per la mia improvvisazione creativa. Da un certo punto di vista anche gli apparenti errori armonici che ogni tanto faceva, erano per me uno spunto creativo. Quindi, se usata in questo modo, benvenuta AI.
L’IA può aiutare i giovani musicisti a imparare e a perfezionarsi più rapidamente? In quali ambiti vede più potenziale, composizione, didattica, esecuzione, promozione?
Per come la vedo io, può solo accorciare loro il percorso didattico che comunque devono fare. Eliminerei il settore compositivo, ormai tutti la usano per comporre senza essere in grado di farlo. Questo porta ad una confusione pazzesca, nella quale non si capirà più se scrive l’uomo o la macchina. Didatticamente potrebbe essere utile come training di base, dandoci la possibilità di ascoltare e correggerci in tempo reale, in assenza di un docente che dovrebbe comunque supervisionare l’operato. Utile nella promozione, utile nell’eseguire ciò che definirei un provino, un pronto ascolto, ma lascerei l’esecuzione al feeling musicale umano.
AI e musica: resteranno i concerti dal vivo
Qual è il suo pensiero in merito al rischio che l’IA possa sostituire i musicisti “umani” in alcune situazioni, come ad esempio le colonne sonore o persino accompagnare le performance dal vivo?
Credo che ciò stia già accadendo. In studio ormai fanno di tutto, la musica diventa sempre più basic, poca melodia, poche armonie. I produttori, senza la minima conoscenza musicale, si fanno aiutare dalle macchine per creare musicaccia alla maniera di qualche musicista magari più noto. In questo modo tutto va al ribasso. Dal vivo, a meno che l’umanità non impazzisca del tutto, l’artista avrà sempre modo di esprimersi, di far vedere che non è un fake.
Parlando specificamente di jazz, fatto di pura improvvisazione, creatività ed interazione umana, vede spazio per l’AI in questo settore o il suo genere musicale resta qualcosa che solo l’essere umano può esprimere?
Credo che l’emozione e la creatività, per ora, siano patrimonio dell’uomo.
Cosa consiglierebbe ai giovani per prepararsi a convivere e lavorare in un mondo musicale sempre più influenzato dall’IA?
Di non fare i furbi, di non scegliere la strada più facile, il rischio è grande.
L’utilizzo dell’intelligenza artificiale potrà influenzare anche il gusto musicale del pubblico, potrà proporre nuovi stili o mescolare generi inediti? Potrà modificare pertanto la musica così come l’abbiamo conosciuta?
AI e musica: attenzione all’etica
Se usata bene, ripeto, potrà essere una bella novità, ma dietro i musicisti dovranno mantenere rigore ed etica. Facile mischiare musiche opposte e contrarie ed ascoltare subito il risultato, altra cosa è concepirle creativamente.
La tecnologia risulterà uno strumento di crescita del settore musicale o rischia di omologarlo e “standardizzarlo”?
Può essere senz’altro uno strumento di crescita, basta che non diventi, come spesso sta succedendo ora, uno strumento di crescita verso l’ignoranza.
Molti considerano il jazz un modello di sperimentazione e innovazione a cui ispirarsi anche in ambito tecnologico e imprenditoriale. Lei quale metodo utilizza per stimolare la creatività e sperimentare nuove soluzioni musicali?
Cerco sempre di contraddirmi, di trovare, anche nelle note sbagliate, un senso compiuto. Provo sempre a raccontare una storia, la mia.
Che consiglio vorrebbe dare un manager o un imprenditore che intende aumentare la creatività e l’attitudine a sperimentare all’interno della propria azienda?
Di non fare il superficiale, la ricerca si chiama ricerca perché richiede tempo.
Infine, se potesse dare un consiglio agli sviluppatori di IA che lavorano nel campo musicale, cosa vorrebbe raccomandare?
Di pensare prima di tutto alla Musica, quella con la M maiuscola appunto.






