L’INTERVISTA

Patrick Oungre (A2A): così usiamo l’intelligenza artificiale per innovazione e sostenibilità 



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Una Factory AI interna, agenti per tutti i componenti del team, un comitato per la governance. Il Chief Innovation Officer Patrick Oungre racconta come l’AI sta cambiando il modo di fare innovazione in azienda e la strategia del Gruppo

Pubblicato il 8 set 2025



Patrick Oungre A2A
Patrick Oungre, Head of Innovation, R&D and AI di A2A Group

L’innovazione che si innova, anche grazie all’intelligenza artificiale, e aumenta la sua capacità di trasformare i processi, le attività e i prodotti dell’azienda e di “contaminarla”. È il filo conduttore della conversazione con Patrick Oungre, Chief Innovation, A.I. and R&D Officer del Gruppo A2A che da febbraio ha nella sua area di competenza anche intelligenza artificiale e ricerca e sviluppo.

A maggio è nata una nuova area organizzativa dedicata all’innovazione, Life Ventures, che si regge su cinque pilastri: il Corporate Venture Capital, il Venture Builder, il digitale, l’AI Factory e la ricerca.

Questa è la prima intervista di Oungre a capo della nuova struttura, che conferma il ruolo strategico affidato all’innovazione nel Gruppo guidato da Renato Mazzoncini, che sta prendendo molto sul serio l’integrazione dell’intelligenza artificiale nei suoi business, proponendosi di trasformare non solo i propri processi interni, ma anche l’approccio in questo ambito e al mercato.

Patrick, qual è stato il punto di partenza di questo percorso?
L’AI in A2A non è certo una novità, ma è un elemento che si è evoluto notevolmente negli ultimi anni. Siamo partiti cercando di far dialogare diversi mondi, quelli delle startup e quelli più tradizionali legati allo sviluppo in-house. Prima avevamo un gruppo che lavorava con le aziende, come ad esempio Grey Parrot o Enspired, per citarne alcune, e un altro che si occupava di sviluppare soluzioni AI internamente, soprattutto per ottimizzazione e machine learning.
Abbiamo poi capito che queste due anime non dovevano restare separate. L’intelligenza artificiale, da un lato, poteva essere sviluppata in collaborazione con l’ecosistema delle startup, dall’altro doveva essere anche progettata in modo strategico e integrato nel Gruppo. Così, abbiamo deciso di unire queste due componenti in una Factory AI, che adesso è il cuore dell’innovazione in A2A, non solo per il lavoro che svolge internamente, ma anche per la sua capacità di rispondere alle sfide esterne e di esportare nuove idee e soluzioni. Oggi, la Factory AI è il motore che collega le diverse iniziative e progetti legati all’intelligenza artificiale e a nuovi modelli di business. Abbiamo già 150 progetti in corso che adesso hanno una cornice comune.

Qualche applicazione dell’AI nel business dell’azienda?

Due applicazioni riguardano un impianto di trattamento della plastica dove abbiamo installato un sistema di computer vision con robotica della portfolio company Greyparrot per lo smistamento automatico dei rifiuti plastici migliorando efficienza e sicurezza.

Inoltre nell’impianto per il trattamento dei rifiuti elettronici (RAEE) presso il carcere di Bollate A2A ha introdotto un sistema che combina AI e robotica per automatizzare il disassemblaggio: così facendo abbiamo ridotto del 65% il tempo di trattamento dei materiali e portato al 100% la produttività (vedi qui il video)

Come si inserisce questa nuova struttura nella strategia e nelle attività di innovazione di A2A?
La Factory AI non è solo un centro di ricerca e sviluppo, ma una vera e propria “fabbrica” che alimenta l’intero processo innovativo. In sostanza, ogni progetto che nasce in A2A può essere visto come una sfida strategica alla quale l’AI può dare una risposta concreta, magari partendo da una tecnologia che prima non avevamo considerato. In questo senso funge da “incubatore” per soluzioni che si sviluppano rapidamente e vengono testate internamente con l’obiettivo a tendere di essere lanciate sul mercato.

Quale impatto pensate possa avere l’AI in azienda e sul mercato?
Da una parte, stiamo migliorando continuamente l’efficienza dei nostri processi interni, ottimizzandone la gestione. Nel caso della rete elettrica di Milano, ad esempio, l’AI ci permette di integrare diverse sorgenti di dati – anagrafici e topologici, variabili meteorologiche, carichi su ciascuna tratta – e di usare il modello predittivo per migliorare ulteriormente efficienza e resilienza dell’infrastruttura. Dall’altra, A2A vuole portare questi progetti all’esterno, sviluppando soluzioni che possano essere commercializzate. Life Ventures, la nuova unità organizzativa che integra AI, ricerca e innovazione, ha proprio l’obiettivo di andare oltre il semplice sviluppo di tecnologie, mirando al mercato attraverso la scalabilità delle nostre soluzioni.

Per spingere l’innovazione anche verso l’esterno, verso il mercato, è previsto un potenziamento della struttura?
La crescita non si misura solo in termini di aumento delle risorse, ma anche in termini di produttività e capacità di innovare. Il nostro approccio è quello di sfruttare al massimo le tecnologie emergenti, come, appunto, l’intelligenza artificiale, per ottimizzare il lavoro che già facciamo. Al momento ad esempio stiamo sviluppando un percorso strutturato che prevede l’adozione di agenti intelligenti.


Il progetto One + One è l’applicazione di questo approccio e ha l’obiettivo di far lavorare ancora meglio le nostre persone, come capita ad esempio nel caso delle attività di scouting, dove i nostri agenti AI possono amplificare attività e risultati dei team, o ancora nella gestione delle gare. In azienda è già in uso una piattaforma – un’evoluzione strategica in ottica data-driven e circolare – che agevola i colleghi nel monitoraggio proattivo dei bandi e nella redazione delle offerte tecniche. In pratica, sfruttando un’applicazione basata su un’architettura multi-agente, si riduce il carico di lavoro, si velocizzano le procedure e si valorizza il know-how aziendale.

Con l’AI quindi, non solo amplifichiamo l’operatività dei nostri dipendenti, ma siamo anche in grado di gestire una mole di lavoro più rilevante, aumentando la nostra produttività.

Quindi One + One significa che ciascuno avrà un alter ego algoritmico? Dove nascono questi AI Agent?
Sì, è proprio così. One + One è la sfida lanciata a tutta la divisione. Entro la fine dell’anno conto di affiancare ad ogni componente del team, adesso composto da 80 colleghi, un agente di intelligenza artificiale creato all’interno della nostra factory. In realtà abbiamo già cominciato ad “agentizzare” l’AI Factory: 30 colleghi sono coadiuvati da 30 agenti che, in una logica di vera e propria ‘catena’ svolgono e controllano reciprocamente parti del lavoro: automatizzano attività complesse, creano autonomamente piani d’azione dinamici e interagiscono con utenti e sistemi esterni per raggiungere obiettivi prefissati.

Una volta testati, potremo cominciare a proporli alle altre Business Unit del Gruppo e a tendere sul mercato. Avviamo una trasformazione prima da noi – noi siamo i primi tester, cosa che rende più credibile la nostra proposta – sia per esportarla all’interno del Gruppo sia per essere pronti a rispondere a una domanda che inevitabilmente è destinata ad aumentare.

Parliamo ora di un tema che è sempre molto importante quando si parla di AI: la sostenibilità. Come l’intelligenza artificiale sta contribuendo alla strategia di sostenibilità di A2A?
L’intelligenza artificiale è un catalizzatore incredibile per la sostenibilità. L’adozione di soluzioni basate su AI ci consente anche di gestire in maniera ancora più efficiente i nostri asset. Abbiamo già fatto l’esempio della rete elettrica: estendendo la stessa logica ad altri settori, attraverso algoritmi di ottimizzazione possiamo ad esempio migliorare la gestione dei rifiuti e le performance dei nostri impianti di energia rinnovabile.

Inoltre, è fondamentale nel campo della mobilità elettrica e nella gestione delle risorse. La capacità di raccogliere e analizzare enormi quantità di dati in tempo reale ci agevola nel prendere decisioni. In questo senso quindi l’AI è anche a tutti gli effetti un vero e proprio motore per migliorare le performance dell’azienda.

È chiaro che A2A vede nell’AI un’opportunità per rendere ancora più sostenibile il proprio business. Ma veniamo a un aspetto che è sempre più dibattuto, ovvero la governance delle tecnologie avanzate. Con l’espansione dell’AI, come gestite i temi legati alla responsabilità, alla privacy e alla compliance, soprattutto?
La governance è un tema fondamentale per noi, soprattutto in un momento in cui le normative si stanno evolvendo. Per affrontare questo, abbiamo creato un comitato multidisciplinare che include esperti in legale, privacy, risorse umane e risk management. Questo team ha il compito di monitorare e guidare tutte le iniziative legate all’AI, per garantire che ogni progetto sia conforme alle normative e rispetti gli standard anche etici.

Inoltre, stiamo implementando un sistema di controllo che riguarda non solo i dati, ma anche i modelli di intelligenza artificiale che sviluppiamo. L’obiettivo è evitare che le informazioni sensibili possano essere divulgate in maniera impropria, creando un ambiente sicuro per l’uso di queste tecnologie. Siamo anche molto attenti a evitare quella che potremmo chiamare la “democratizzazione incontrollata” dell’AI. Mentre promuoviamo l’adozione dell’intelligenza artificiale in azienda, lo facciamo in modo che ogni uso sia monitorato e controllato, per ridurre i rischi associati a un uso non corretto.

Come funziona concretamente l’adozione di questi strumenti di AI all’interno dell’azienda?
Abbiamo creato una sorta di “catalogo” di agenti intelligenti che sono disponibili per le nostre Business Unit. Gli agenti sono progettati per ottimizzare la produttività individuale e collettiva, in maniera agnostica: usiamo molte delle tecnologie disponibili per aiutare tutti i colleghi a gestire meglio il loro carico di lavoro.

Inoltre, abbiamo creato una rete di champions interni, esperti nell’uso dell’AI che possono formare i colleghi. Il nostro obiettivo è non solo creare un ecosistema di AI controllato, ma anche promuovere un sistema culturale in cui tutti possano trarre beneficio dall’intelligenza artificiale. Entro la fine del 2025, prevediamo l’adozione degli agenti su larga scala.

Come ti immagini l’evoluzione dell’azienda nei prossimi cinque anni, in particolare per quanto riguarda l’AI?
Immagino A2A come una delle aziende leader nell’adozione dell’AI, non solo nel settore dell’energia, ma anche in altri ambiti come l’economia circolare, la mobilità e l’innovazione industriale. L’intelligenza artificiale diventerà un driver centrale per il nostro business, permettendoci di creare soluzioni scalabili che possano essere applicate in diversi settori. Inoltre, continueremo a spingere sulla creazione di nuove ventures basate sull’AI che possano rispondere a sfide come il contrasto ai cambiamenti climatici e l’impiego efficiente delle risorse.

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