BMW fa un passo importante verso l’auto a idrogeno. La casa automobilistica tedesca ha annunciato a inizio settembre 2025 di aver avviato i prototipi della terza generazione di fuel cell: questo significa che sta costruendo e testando in laboratorio e su veicoli dimostrativi i sistemi che diventeranno il cuore delle future auto a idrogeno. Non si tratta ancora di modelli pronti per i concessionari, ma dei pilastri tecnologici su cui verranno sviluppate le versioni definitive di serie. L’obiettivo è industrializzare questa tecnologia e portarla sul mercato dal 2028, data indicata per l’avvio della produzione su larga scala.
Il nuovo sistema sarà più compatto del 25% rispetto all’attuale, con maggiore densità di potenza, efficienza energetica e autonomia. In altre parole, consumando meno idrogeno sarà in grado di percorrere più chilometri. Inoltre, la progettazione “ad alta integrazione” permetterà di montare le celle su piattaforme diverse, lasciando ai clienti la possibilità di scegliere tra motori elettrici a batteria e alimentazione a idrogeno.
Indice degli argomenti
Quali modelli porteranno l’idrogeno in strada
Negli ultimi decenni sono stati sviluppati diversi prototipi, tra cui la Fiat 600 Elettra H2 Fuel Cell, una versione a idrogeno, datata 2001, della storica utilitaria.
Oggi sono in commercio alcuni modelli a idrogeno di nuova generazione che, tuttavia, si contano ancora sulle dita di una mano. La Toyota Mirai, prima automobile a celle a combustibile prodotta su larga scala, è nota per l’elevata autonomia e la rapidità del rifornimento. Anche la Hyundai Nexo rappresenta un’alternativa affermata con caratteristiche simili. Un altro modello atteso per il 2025 è la Honda CR-V, che unisce la piattaforma SUV alla propulsione a idrogeno.
E BMW cosa sta preparando? Per ora non è stato annunciato ufficialmente quale sarà il primo modello con fuel cell di terza generazione, ma gli indizi portano verso il SUV X5 di prossima generazione, atteso per il 2026. Già oggi una piccola flotta di X5 iX5 Hydrogen monta la seconda generazione di celle, con un’autonomia fino a 500 km e una potenza di 396 cavalli. Questi veicoli non sono in commercio, ma vengono utilizzati per prove interne e dimostrazioni pubbliche.
È plausibile che il debutto arrivi con l’architettura CLAR o con i modelli della gamma Neue Klasse, su cui BMW sta puntando per il futuro elettrico e digitale. In parallelo, entrerà in funzione anche il cosiddetto BMW Energy Master, un’interfaccia sviluppata internamente per coordinare batteria, celle e sistemi elettronici del veicolo.
La produzione delle celle sarà affidata allo stabilimento di Steyr, mentre a Landshut verranno assemblati componenti chiave come l’Energy Master. Una rete industriale coordinata garantirà un powertrain progettato per unire robustezza e innovazione tecnologica.
BMW: una partnership con Toyota per l’auto a idrogeno
L’interesse di BMW per l’idrogeno è iniziato nel 2014 con i test su un prototipo 535iA. Da quell’esperienza si è sviluppato un percorso che ha portato alla seconda generazione, impiegata nel 2022 sulla flotta sperimentale iX5 Hydrogen. I dati raccolti hanno permesso di definire nuovi standard progettuali.
Il progetto a idrogeno non è un’iniziativa solitaria. BMW lavora insieme a Toyota, da anni tra i pionieri di questa tecnologia con il modello Mirai. La collaborazione affonda le radici nella prima generazione di prototipi: all’epoca era Toyota a fornire l’intero sistema, mentre BMW si occupava solo della vettura. Oggi il costruttore tedesco ha acquisito maggiore autonomia ingegneristica, pur continuando a utilizzare le celle prodotte dai giapponesi.
L’alleanza conferma una convinzione condivisa: nonostante le difficoltà infrastrutturali e i costi, l’idrogeno può offrire un’alternativa credibile ai motori a combustione interna e un complemento ai veicoli elettrici a batteria. La ricarica con idrogeno richiede pochi minuti, un’esperienza molto simile al rifornimento tradizionale, e potrebbe rivelarsi decisiva per i trasporti a lunga percorrenza.
L’idrogeno tra sfide e opportunità
Molti costruttori hanno ridotto gli investimenti su questa tecnologia, puntando tutto sull’elettrico a batteria. BMW, invece, sembra convinta che l’idrogeno sarà un tassello della mobilità del futuro. La sfida resta la stessa in Germania come in Italia: la mancanza di infrastrutture. Senza una rete di distributori, i veicoli a idrogeno non possono diffondersi davvero.
Per esempio le stazioni operative si contano ancora sulle dita di una mano. Tuttavia, l’idrogeno resta centrale nelle strategie europee per la decarbonizzazione, soprattutto nei settori hard-to-abate come logistica pesante, trasporti pubblici e ferroviari. Non a caso, in Italia sono già partiti i primi progetti pilota, dagli autobus a Bolzano ai convogli ferroviari in Lombardia.
L’Italia e lo scenario al 2030
Il percorso di BMW sembra dimostrare che, al di là delle incertezze, l’idrogeno non è affatto una tecnologia “morta”. È una scommessa di lungo periodo, che richiederà tempo per arrivare ai consumatori ma che potrebbe diventare fondamentale nel mix energetico della mobilità. In Italia la partita si intreccia con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e con le risorse europee dedicate alla transizione verde.
Guardando al 2030, la vera sfida sarà conciliare la diffusione delle auto elettriche a batteria con la crescita di un’infrastruttura per l’idrogeno, creando un ecosistema di mobilità integrato. Le mosse di BMW e Toyota, insieme agli esperimenti già in corso nel nostro Paese, suggeriscono che l’auto a idrogeno potrebbe giocare un ruolo strategico nel futuro della sostenibilità.




