La web tax? Un autogol per il Paese e un danno per le start up

Riccardo Donadon, presidente di Italia Startup, non ha dubbi: “Rischiamo di allontanare dall’Italia molte aziende che forniscono agli startupper strumenti e metodi per implementare le loro idee”

Pubblicato il 16 Dic 2013

La web tax? Un autogol per il Paese e un danno per le start up

Riccardo Donadon

“La Web Tax è un clamoroso autogol per il nostro Paese e danneggia le start up”. Così Riccardo Donadon presidente di Italia Startup, commenta l’approvazione in Commissione Bilancio della Camera, della norma sulla tassazione relativa ai soggetti che operano su internet.

Già nei giorni precedenti l’emendamento alla Legge di Stabilità aveva suscitato molte polemiche, fra politici e non solo. In un intervento su EconomyUp.it, Simone Crolla, Consigliere Delegato American Chamber of Commerce in Italy, aveva spiegato come la web tax “ impone l’obbligo ai compratori, siano essi privati cittadini o imprese, di acquistare servizi online solo da aziende con partita IVA italiana”.

“L’idea di fondo, sostenuta dall’On. Francesco Boccia (PD) che ha ‘ideato’ la misura, è quella di tutelare le imprese italiane operanti in questo campo, a suo dire penalizzate da forme di concorrenza sleale” scriveva Crolla. Chiedendosi poi se, visto che siamo un Paese Europeo, non sia opportuno “dirimere questa questione a livello europeo o sovranazionale (come l’OCSE, in cui è già in corso una discussione sul tema), visti anche i recenti fallimenti in Francia nel tentativo di introdurre un provvedimento simile”.

E proprio su questo punto torna Donadon. “Come associazione che rappresenta l’ecosistema delle piccole e giovani imprese innovative, non possiamo che osteggiare una manovra che di fatto rischia di tagliare fuori l’Italia dal resto del mondo digitale. Sul tema è infatti attivo da tempo un tavolo europeo chiamato a esprimere un provvedimento armonico e valido per tutti i paesi membri. Muoversi come singolo stato membro in modo anticipato e distonico rispetto alle future decisioni europee, ci può penalizzare molto. Rischiando di allontanare dal nostro Paese molte aziende che forniscono agli startupper, e più genericamente a tutte le aziende che hanno capito quanto importante sia innovare, strumenti e metodi per implementare le loro idee. E quindi di distogliere investimenti internazionali importanti, proprio ora che il Governo ha appena promosso il programma Destinazione Italia, mirato ad attrarre sia risorse umane che risorse economiche dall’estero”.

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ComputArte
ComputArte
11 anni fa

Se questo è ciò che pensa il presidente di un aggregazione di ipotetiche start up italiane….siamo di fronte un fuori gioco clamoroso!
Per gli OTT essere presenti in Italia ed Europa con sedi ridicole che fungono da passacarte alle sedi operative irlandesi, significa proprio PRIVARE i potenziali lavoratori locali di posti di lavoro per stabili organizzazioni in loco degli stessi OTT!
E poi chi paga poche o tasse vicino allo zero ( se equiparate ai volumi d’affari enormi ) non reinveste NEL TERRITORIO, pagando le GIUSTE tasse, sta competendo slealmente!
Perchè questo non lo spiega alle start up italiane che non fanno parte del suo circuito che assomiglia molto al parmigiano tarocco!!!

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