IL RAPPORTO

Quanti posti di lavoro creano le startup in Italia? 150mila: tutti i numeri di un settore da 14 miliardi 



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I dipendenti delle startup italiani sono quasi 69mila e a questi vanno aggiunti i soci. Il Rapporto di InnovUp e Assolombarda fotografa una tendenza positiva. Ecco perché le nuove imprese vanno sostenute

Pubblicato il 6 nov 2025



Posti di lavoro startup

Le startup portano innovazione nel sistema economico, certo, ma hanno un altro valore importante: creano nuovi posti di lavoro. Una verità incontrovertibile ma spesso sottovalutata o dimenticata nella conversazione pubblica su questo comparto di imprese, di solito attenta più agli aspetti tecnologici. E i numeri sono lì a dimostrarlo: quasi 69mila posti di lavoro, che diventano oltre150mila se si contano i soci e 244mila se si prende in considerazione la filiera dell’innovazione.

Il messaggio che arriva dalla seconda edizione del Rapporto sull’impatto sull’occupazione della filiera dell’innovazione è chiaro: “Sostenere l’imprenditorialità innovativa è una scelta di politica industriale e sociale. Perché dove si innova, si cresce e si crea occupazione di qualità”, dice Giorgio Ciron, direttore di InnovUp e responsabile dell’area startup in Assolombarda, dove il messaggio è stato sostenuto dalla presenza del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Paola Picone), di Cdp Venture Capital (Stefano Pelagallo), del venture capital rappresentato da Italian Tech Alliance (Davide Turco) e dall’esperienza della scaleup Caracol (Jacopo Gervasini).

Qui puoi leggere la versione integrale del Rapporto sull’impatto delle startup sull’occupazione in Italia

Sostenere le imprese di nuova costituzione, a maggior ragione quelle con alto contenuto innovativo, e semplificarne la vita è fondamentale per l’equilibrio sistema economico nazionale, hanno ricordato all’unisono i presidenti nazionali (Maria Anghileri) e lombardo (Federico Chiarini) dei Giovani di Confindustria.

Quanti posti di lavoro creano le startup?

Negli Stati Uniti è cosa nota da tempo e nell’ecosistema italiano circolano da sempre i dati della Kauffman Foundation sulla capacità delle startup di creare occupazione più delle imprese tradizionali: 3 milioni di posti di lavoro ogni anno che, se non ci fossero, porterebbero a una perdita di 2milioni, ricorda Giorgio Massari del centro studi Assolombarda, che ha curato il rapporto.

Vediamo i numeri in Italia. Dal 2012 al 2024 le startup hanno occupato 68.526 persone. Un dato certamente sottostimato perché arriva dall’analisi dei bilanci delle startup che sono o sono state iscritte nel registro delle imprese dedicato e non tutte le startup sono passate da lì. C’è poi da tenere conto dei soci, che sono di fatto occupati nelle imprese che hanno contributo a fondare: sono quasi 89mila.

Stiamo parlando di oltre 24mila società attive al 2024, un numero che negli ultimi anni non è più cresciuto ai ritmi del passato recente. E sono le startup, come ci ha ricordato anche Banca d’Italia, ad avere un potenziale di crescita nel medio termine e una capacità di creare posti di lavoro superiore alle altre forme di nuove imprese. E il rapporto lo conferma: le startup nate tra il 2018 e il 2019 hanno avuto, rispettivamente, un aumento del 229% e del 209% nel numero di dipendenti nei primi cinque anni di vita, numeri nettamente superiori a quelli delle nuove imprese non innovative, che hanno registrato un incremento del 113% nello stesso periodo.

Ad avere un maggiore impatto sull’occupazione, però, sono solo una piccola parte delle startup, pococ meno dell’8% che genera 67% dei posti di lavoro. Il resto è fatto da micro imprese che hanno meno di 10 dipendenti e che, alla fine, fanno anche fatica a crescere.

Comunque, l’occupazione nell’ecosistema delle startup tra il 2018 e il 2023 è cresciuta ogni anno, tra il 20% il 30, con un rallentamento nel 2024 (+4%) che si può spiegare con il generale quadro di incertezza economica, la maggiore difficoltà di accesso ai finanziamenti e una certa instabilità normativa. Resta il fatto che circa l’80% delle startup ha mantenuto stabile o aumentato il numero di dipendenti nell’ultimo anno, segnalando una resilienza notevole.

Quasi 70mila posti di lavoro possono sembrare pochi? In questo contesto non sono pochi e, in ogni caso, è occupazione di qualità: nella maggior parte dei casi si tratta di impiego di figure specializzate e con competenze tecnologiche, giovane e femminile.

Dove nasce la nuova occupazione delle startup? I settori e la geografia

Le startup italiane sono concentrate in settori ad alta tecnologia e innovazione, che rappresentano una parte significativa del valore aggiunto e dell’occupazione creati. Oltre la metà degli occupati nelle startup italiane lavora nei settori della manifattura high-tech e dei servizi ad alta tecnologia, che sono fondamentali per l’innovazione e la competitività del Paese.

I settori in cui queste imprese operano includono l’Intelligenza Artificiale, la cybersecurity, il cloud computing, la biotecnologia, e l’Internet of Things (IoT). L’adozione di tecnologie avanzate da parte delle startup italiane non solo favorisce la loro crescita, ma ha anche un impatto diretto sull’intero ecosistema imprenditoriale, stimolando la competitività in Italia e a livello internazionale.

In particolare, le startup che sviluppano soluzioni tecnologiche innovative spesso creano posti di lavoro altamente qualificati, richiesti da industrie in forte espansione come la medicina digitale, la robotica, e le tecnologie emergenti legate alla sostenibilità.

Le startup italiane sono concentrate in alcune regioni chiave, con la Lombardia in testa. Nel 2024, la Lombardia ospitava oltre il 27% delle startup attive, generando circa il 37% dell’occupazione totale e il 41% del fatturato generato: numeri che segnalano la centralità della regione come polo di innovazione e sviluppo.

Le “Gazzelle” e il loro contributo all’occupazione

Un gruppo particolare di startup italiane, le cosiddette “Gazzelle”, ha avuto un impatto ancora più significativo sulla creazione di occupazione e sulla crescita economica. Le “Gazzelle” sono startup ad alto tasso di crescita che, nei primi cinque anni di vita, hanno visto un aumento continuo del fatturato o del numero di dipendenti superiore al 20% per tre anni consecutivi. Queste imprese, che hanno meno di cinque anni, sono particolarmente dinamiche e contribuiscono in modo importante al tessuto economico del paese.

Nel 2024, in Italia erano attive 75 “Gazzelle”, che hanno creato 4.872 posti di lavoro. Queste startup, sebbene rappresentino una piccola frazione del totale delle startup italiane, hanno un impatto economico notevole. La loro dimensione media è di circa 74 dipendenti, un numero significativo considerando che la maggior parte delle startup italiane è costituita da micro-imprese. Inoltre, le “Gazzelle” italiane hanno un fatturato medio di 11,6 milioni di euro, con un valore aggiunto medio di 5,1 milioni di euro.

Il successo di queste imprese ad alta crescita non solo crea occupazione ma alimenta l’ecosistema di innovazione, stimolando l’ingresso di nuovi talenti e investimenti. La crescita delle “Gazzelle” è un segnale positivo per l’intero ecosistema startup, poiché dimostra che esistono esempi virtuosi di aziende che riescono a scalare rapidamente e a generare un impatto economico e occupazionale tangibile.

Come l’occupazione nelle startup potrebbe crescere

Quasi 70mila posti di lavoro creati in 12 anni anni sono circa 6mila l’anno. Potrebbero certamente essere di più, in presenza di un quadro normativo più stabile e più semplice, maggiori disponibilità di capitali e un impegno più convinto e consistente delle grandi aziende, ma anche delle PMI, nel mercato dell’innovazione.

Le startup sono per loro natura imprese ad alto rischio: nel 2024 in 1.440 startup hanno cessato la loro attività, con una perdita circa quasi 700 posti di lavoro. Non è un tasso di mortalità particolarmente preoccupante, a maggior ragione se si considera che in molti casi una startup ufficialmente l’attività perché viene acquisita da un’azienda, fa la exit. Nel 2024, sono state 116, un numero in crescita rispetto agli anni precedenti.

Le acquisizioni possono rappresentare una via d’uscita positiva per molte startup, poiché offrono l’opportunità di crescere sotto la guida di una corporate più grande e di accedere a risorse e mercati più ampi. Tuttavia, la crescente tendenza delle acquisizioni indica anche un’elevata selezione naturale nel panorama delle startup, dove solo le aziende più performanti riescono a emergere e a prosperare.

A determinare il futuro prossimo dell’innovazione, della crescita e quindi dell’occupazione saranno soprattutto le startup che vanno avanti, magari a livello internazionale, vedono aumentare le dimensioni del business e del fatturato, generando nuovi posti di lavoro. Il caso Caracol, ad esempio, dai quattro founder a 113 dipendenti in sette anni, con la prospettiva di nuove assunzioni a breve dopo la chiusura di un importante round di 40milioni.

Bisogna quindi puntare sulle scaleup che funzionano, farle diventare modelli di sviluppo, sostenerle nella impegnativa fase del passaggio da progetto imprenditoriale e impresa strutturata. E sicuramente si vedranno maggiori impatti sull’occupasione.

Quanto valore creano le startup in Italia?

L’impatto economico delle startup italiane va oltre la semplice creazione di posti di lavoro. Nel 2024, il fatturato complessivo generato dalle startup innovative italiane ha raggiunto i 14,5 miliardi di euro, con un aumento rispetto ai 13,4 miliardi registrati nel 2023. Tanto per avere un riferimento: l’industria della cosmestica in Italia vale circa 17 miliardi. Questo dato dimostra che, nonostante la crescita più lenta nel numero di startup, queste imprese stanno contribuendo in modo sostanziale all’economia italiana.

In parallelo, il valore aggiunto prodotto dalle startup italiane ha raggiunto i 3,7 miliardi di euro nel 2024, un incremento rispetto ai 3,3 miliardi del 2023. Il valore aggiunto per dipendente, una misura della produttività, è aumentato del 47% dal 2019, arrivando a quasi 53.000 euro nel 2024. Questi miglioramenti nella produttività sono il risultato dell’incremento della competitività delle startup e della selezione naturale che ha visto emergere le imprese più innovative e performanti.

Ovviamente i risultati economici delle startup italiane non sono uniformi, ma il trend è positivo per molte e in particolare per quello che sono state definite le “Gazzelle”: un fatturato medio di 11,6 milioni di euro e un valore aggiunto di 5,1 milioni di euro per le 75 aziende ancora attive nel 2024. Queste startup ad alta crescita sono la dimostrazione che, se ben supportate, le startup italiane possono raggiungere livelli di produttività e di impatto economico considerevoli.

Le startup, anche in Italia, sono quindi un motore di crescita e di trasformazione per l’economia e il mercato del lavoro. I dati del rapporto di InnovUp con Assolombarda dicono che molto è stato fatto dal primo StartupAct del 2012 ma molto resta da fare per consolidare un ecosistema ancora giovane, polverizzato e con pochi campioni. Più capitali arriveranno sulle startup, più scaleup voleranno verso la taglia dell’unicorno, maggiore sarà l’impatto sull’occupazione e su una nuova cultura del lavoro (basti pensare alle politiche di stock option diffuse molto di più fra le startup che fra le imprese tradizionali).

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