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Gli imprenditori sono i nuovi diplomatici: i messaggi dal Global Entrepreneurship Congress 2025



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All’evento di Global Entrepreneurship Network, l’organizzazione guidata da Jonathan Ortmans che promuove l’imprenditorialità nel mondo, si sono discussi diversi temi: dal nuovo ruolo degli imprenditori che “costruiscono ponti” al “dare senza chiedere nulla in cambio”. I dettagli

Pubblicato il 10 giu 2025



Global Entrepreneurship
Global Entrepreneurship

Sono reduce da due settimane negli Stati Uniti, che mi hanno portato dalla Silicon Valley al Midwest. Uno spostamento non solo fisico (4 ore di volo) ma soprattutto di mentalità.

Vi lascio le mie impressioni.

Che aria tira a San Francisco e in Silicon Valley?

La prima tappa è stata un ritorno “a casa”, in Silicon Valley. Diverse ragioni mi hanno riportato nella Bay Area (tra cui una tech mission del top management e dei top dealers di Toyota Motor Italia guidato da Alberto Santilli).

Il Top Management di Toyota Motor Italia a lezione a Stanford da Alberto Salleo

Ho ritrovato una San Francisco decisamente più in ordine (era stata peraltro significativamente “riaggiustata” nel novembre del 2023 in occasione del APEC summit cui avevano partecipato Biden e Xi Jinping).

Due sensazioni:

  • Il business gira a pieno regime (l’indicatore è il traffico sulle sue principali arterie – 101 e 280 – tornato molto intenso) trainato dalla rivoluzione dell’AI che è, quanto mai, centrata sulla Silicon Valley e a San Francisco in particolare. Sul fronte dell’innovazione le incertezze politiche non sembrano avere avuto grande impatto, anche perché questo mondo si muove su cicli lunghi (10-15 anni), ben più ampi di qualsiasi mandato politico.
  • Si avvertono invece decise preoccupazioni sul fronte dell’attrazione dei talenti internazionali che rappresenta, da sempre, il principale motore dell’innovazione della Silicon Valley e degli Stati Uniti in genere. Ne parlavamo a Stanford con Alberto Salleo che siamo tornati a trovare (per chi non lo conoscesse qui una sua bella chiaccherata con Marcello Ascani). La maggioranza degli studenti post graduate (tra cui i Ph.D.) delle grandi università vengono dall’estero. Da questi nascono parecchi spinoff. Al di là che il blocco venga confermato o meno, il solo fatto di avere messo in dubbio la possibilità di accedere al sistema delle università americane sta creando danni enormi (si vedono già cali significativi dei numeri delle application). E la ventilata tassazione sugli “endowment funds” delle università è un’altra cosa che potrebbe frenare il motore della Silicon Valley. Perché? Marco Marinucci lo ha spiegato bene su Innovation Weekly (qui il link alla puntata, intorno al minuto 20).

La non Silicon Valley

La seconda tappa mi ha portato invece ad Indianapolis, nel Midwest di matrice trumpiana, ove quest’anno è atterrato il Global Entrepreneurship Congress (GEC), portando oltre 5000 persone da 200 paesi. Il flagship event di Global Entrepreneurship Network (GEN), l’organizzazione che, guidata da Jonathan Ortmans, promuove l’imprenditorialità a livello globale, si tiene ogni anno in una città diversa (era stato a Milano nel 2015 per poi toccare Medellín, Johannesburg, Istanbul, il Bahrein, Riyadh, Melbourne e Cape Town). Quest’anno l’Indiana si è accaparrata l’organizzazione del GEC, anche grazie al supporto di Eli Lilly, Indiana University e Meta (che ha un Data Center a Jeffersonville). Il tutto a una settimana dalle 500 Miglia (nell’ovale del mitico Motor Speedway) e nel bel mezzo delle finals del NBA (ove ci sono i Pacers, che giocano nel Gainbridge Fieldhouse, nel pieno centro della città).

E’ importante capire lo spirito che guida GEN.

Non rappresenta di certo la Silicon Valley e il mondo tech (io e Marco eravamo tra i pochi portabandiera). Le star della settimana sono infatti state Mark Cuban (di Pittsburgh, che ha fatto fortuna vendendo la sua società di streaming Broadcast.com a Yahoo! nel 1999 e che oggi è un volto notissimo per essere uno dei principali “shark” del programma Shark Tank e proprietario della squadra NBA Dallas Mavericks), oltre Brad Feld e David Cohen di Techstars, che guarda caso sono partiti da Boulder in Colorado.

Rappresenta invece il mondo della politica e delle istituzioni che provano a creare le condizioni affinché la nuova impresa possa svilupparsi (l’hashtag dell’anno era “TheBraveChangeTheWorld) e fare trasformare il “caos” generato dalla disruption in opportunità. Proprio dentro a questo contesto, open innovation (in particolare per imprese manifatturiere di media e piccola dimensione, questo era il taglio del mio intervento al GEC, qui i dettagli) e startup possono – e devono – rappresentare un pilastro portante.

Alberto Onetti e Marco Marinucci al GEC 2025 in Indiana

Quali messaggi mi porto a casa?

  • “Gli imprenditori sono i nuovi diplomats”

Per secoli, la diplomazia è stata dominio degli ambasciatori. Ma nel mondo di oggi, i canali formali stanno perdendo fiducia e i protocolli contano sempre meno. Al loro posto, devono entrare in scena gli imprenditori. Costruiscono ponti. Risolvono problemi transnazionali. Si muovono più velocemente di quanto governi e multinazionali abbiano mai potuto fare. Siamo nelle mani dei “ribelli”. “E’ un problema? No è una opportunità”, ha ricordato Ortmans (qui un frammento del suo intervento all’apertura del Congress).

  • “Give first”

E’ il titolo del nuovo libro di Brad Feld ed è lo spirito che deve permeare un ecosistema di startup. Dare, senza chiedere nulla in cambio. “E’ abbastanza semplice da fare” ha ricordato Ian Hathaway (General Partner di Far Out VC). “Si può fare tutti i giorni dedicando dieci minuti ad un imprenditore over a cup of coffee”.

  • Fare startup è l’ultimate sport

Mark Cuban qui è stato brutale “Fare impresa significa competere 24 ore per 365 giorni all’anno, ancora di più oggi ove l’AI accelera tutto”, aumentando le opportunità ma anche livellando le barriere all’ingresso… Quindi il paradigma della life-work balance non è messo in discussione solo in Silicon Valley. Qui un video di un suo passaggio.

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