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5 soluzioni da considerare per migliorare la cloud security



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La sicurezza dei dati nel cloud è una sfida sempre più complessa per le aziende, che devono adottare nuove strategie per garantire resilienza e compliance. Ecco le principali soluzioni, dalla gestione delle identità al modello Zero Trust agli strumenti avanzati come i CNAPP

Pubblicato il 2 giu 2025



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La complessità degli ambienti cloud moderni richiede strumenti di sicurezza sempre più evoluti, capaci di offrire visibilità, controllo e protezione su larga scala. Le aziende devono fronteggiare sfide che spaziano dal controllo delle configurazioni alla protezione dei dati in movimento e a riposo, fino alla prevenzione delle minacce avanzate.

La protezione delle applicazioni cloud-native e delle infrastrutture sottostanti passa oggi attraverso piattaforme integrate come le CNAPP, che aggregano funzionalità precedentemente frammentate: dal cloud security posture management (CSPM) alla protezione dei workload in runtime.

In parallelo, la sicurezza delle interazioni tra servizi cloud (API, microservizi) viene rafforzata da soluzioni di Cloud Web Application and API Protection (Cloud WAAP), che integrano firewall applicativi, protezione contro i DDoS, gestione dei bot e sicurezza delle API in un unico framework.

CNAPP: le 5 soluzioni da considerare per la cloud security

Dotarsi di soluzioni capaci di garantire una protezione end-to-end delle applicazioni cloud-native è fondamentale per la sicurezza nel cloud. Come già accennato, le Cloud-Native Application Protection Platforms (CNAPP) rappresentano oggi la risposta più efficace a questa esigenza, integrando funzionalità di sicurezza che spaziano dalla gestione delle configurazioni alla protezione in runtime, fino al controllo delle identità.

Quella che segue è una selezione delle 5 soluzioni CNAPP da considerare per il 2025. La selezione si basa su report e recensioni verificate, come le Market Guide e le Voice of the Customer di Gartner.

Aqua Security – Aqua Cloud Security Platform

Aqua Security è uno dei vendor più affermati nella sicurezza cloud-native, con una piattaforma che ha saputo evolversi dalle origini focalizzate sui container verso un approccio CNAPP completo. La sua soluzione si distingue per la copertura trasversale su tutto il ciclo di vita delle applicazioni, offrendo visibilità, protezione e conformità in ambienti multicloud e Kubernetes.

La piattaforma consente di gestire in modo centralizzato la sicurezza di container, serverless, virtual machine e infrastrutture as code (IaC), combinando scanning delle vulnerabilità, controllo delle configurazioni e protezione runtime.

Grazie all’integrazione di eBPF e tecnologie agentless, Aqua Cloud Security Platform garantisce una difesa avanzata e senza impatti sulle performance dei carichi di lavoro. Inoltre, la piattaforma offre strumenti di workload isolation e micro-segmentazione per limitare la propagazione delle minacce e dashboard evolute per la prioritizzazione dei rischi.

Pro

  • Copertura completa su ambienti multicloud e Kubernetes
  • Integrazione nativa con DevOps e CI/CD pipelines
  • Solida protezione runtime con approccio agentless

Contro

  • Curva di apprendimento iniziale per l’integrazione DevSecOps
  • Costi elevati rispetto ad alternative focalizzate solo su CSPM/CWPP

Palo Alto Networks – Prisma Cloud

Prisma Cloud di Palo Alto Networks si posiziona come una delle piattaforme CNAPP più complete, offrendo una visione a 360 gradi della sicurezza per applicazioni cloud-native. Pensata per aziende di grandi dimensioni e settori altamente regolamentati, Prisma Cloud punta a semplificare la gestione della sicurezza grazie a un’integrazione profonda tra le sue componenti.

La piattaforma integra in modo nativo funzionalità di Cloud Security Posture Management (CSPM), Cloud Infrastructure Entitlement Management (CIEM) e Cloud Workload Protection (CWPP), offrendo una gestione unificata delle configurazioni, delle identità e della protezione dei carichi di lavoro.

Prisma Cloud include, inoltre, capacità avanzate di API security, con scoperta automatica e protezione contro le minacce più comuni. Completano l’offerta strumenti di IaC scanning per individuare rischi già in fase di sviluppo e integrazioni con i principali sistemi SIEM e SOAR per un approccio proattivo alla detection and response.

Pro

  • Piattaforma all-in-one con ampia profondità funzionale
  • Capacità di integrazione con ecosistemi esistenti (SIEM, SOAR)
  • Supporto esteso a multicloud e hybrid cloud

Contro

  • Complessità di implementazione in ambienti non enterprise
  • Costo elevato per aziende di dimensioni medio-piccole

Microsoft – Microsoft Defender for Cloud

Microsoft Defender for Cloud è la proposta di punta di Microsoft per la protezione degli ambienti cloud-native. Integrata in modo nativo con Azure, ma compatibile anche con AWS e Google Cloud, la piattaforma si rivolge a organizzazioni che cercano una soluzione CNAPP facilmente integrabile nei flussi di lavoro aziendali e con un forte orientamento alla compliance.

Defender for Cloud offre un set completo di funzionalità che copre la gestione della postura di sicurezza (CSPM), la protezione dei workload in runtime (CWPP) e la gestione delle identità e dei privilegi (CIEM). Particolarmente efficace è la sua capacità di identificare e correggere configurazioni errate attraverso raccomandazioni automatizzate e policy predefinite. La piattaforma include anche strumenti avanzati di threat protection, con analisi comportamentale e rilevamento di anomalie, e si distingue per l’integrazione con Microsoft Sentinel, la soluzione SIEM/SOAR di Microsoft, che consente una gestione centralizzata degli incidenti di sicurezza. Inoltre, Defender for Cloud si integra con le pipeline DevOps per abilitare uno shift-left della sicurezza.

Pro

  • Integrazione nativa con Azure e compatibilità multicloud
  • Copertura compliance con framework globali (NIST, ISO, CIS)
  • Integrazione con Microsoft Sentinel e tool DevOps

Contro

  • Funzionalità runtime meno avanzate rispetto a vendor specializzati
  • Dipendenza dall’ecosistema Microsoft per sfruttare tutte le potenzialità

Wiz – Wiz CNAPP

Wiz è una piattaforma CNAPP progettata per offrire una visibilità completa e semplificata dei rischi negli ambienti cloud-native, con un forte focus su usability e rapidità di implementazione. La piattaforma spicca per la sua capacità di correlare vulnerabilità, configurazioni errate, identità e flussi di rete.

La piattaforma Wiz opera in modalità agentless, riducendo al minimo l’impatto operativo e semplificando il deployment. Attraverso una combinazione di scansioni CSPM, CIEM e workload protection, Wiz è in grado di identificare e correlare i rischi lungo tutta la catena applicativa. Il suo motore di “Security Graph” consente di visualizzare le relazioni tra asset, privilegi e potenziali vettori di attacco, facilitando la prioritizzazione delle remediation.

Inoltre, Wiz offre funzioni di software composition analysis, protezione API e rilevamento di workload drift, garantendo una copertura completa dal codice alla produzione.

Pro

  • Modalità agentless per deployment semplificato
  • Security Graph per correlazione avanzata dei rischi
  • Interfaccia utente intuitiva e focalizzata sulla remediation

Contro

  • Meno adatto per esigenze di protezione runtime avanzata
  • Pricing superiore a soluzioni focalizzate su singole funzioni

CrowdStrike – Falcon Cloud Security

CrowdStrike Falcon Cloud Security è l’estensione cloud-native della nota piattaforma di sicurezza endpoint Falcon. Con un background solido nella workload protection, CrowdStrike ha ampliato le sue funzionalità per offrire una soluzione CNAPP completa, puntando su protezione runtime, visibilità delle configurazioni e gestione delle identità.

La piattaforma combina funzionalità di Cloud Workload Protection (CWPP) con CSPM e CIEM, offrendo una copertura efficace anche per multicloud e ambienti containerizzati. Falcon Cloud Security si distingue per le sue capacità di rilevamento delle minacce in tempo reale, sfruttando il motore di threat intelligence di CrowdStrike.

La protezione runtime è uno dei punti di forza, grazie all’uso di eBPF e tecnologie agent-based, mentre la gestione delle identità si integra con policy di accesso granulari e privilegi minimizzati. Completa l’offerta una stretta integrazione con la piattaforma XDR di CrowdStrike, che consente una risposta coordinata agli incidenti.

Pro

  • Eccellente protezione runtime con tecnologia eBPF
  • Integrazione nativa con la piattaforma XDR di CrowdStrike
  • Solida threat intelligence per il rilevamento delle minacce in tempo reale

Contro

  • Funzionalità CSPM e CIEM meno mature rispetto ai leader di mercato
  • Maggiore complessità di gestione in ambienti multicloud eterogenei

Importanza della protezione dei dati nel cloud

La protezione dei dati nel cloud è oggi una priorità strategica per qualsiasi organizzazione, indipendentemente dalle dimensioni e dal settore. Come anticipato, l’integrazione di tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale ha ampliato la superficie d’attacco e aumentato la complessità nella gestione della sicurezza. Secondo il Gartner Emerging Tech Impact Radar 2025 dedicato alla cloud security, infatti, oltre il 60% delle applicazioni enterprise sarà sviluppato su servizi AI in cloud entro il 2029, spesso senza adeguate coperture di sicurezza.

A complicare ulteriormente il panorama, le minacce si evolvono verso attacchi sempre più sofisticati che sfruttano le vulnerabilità dei modelli di machine learning e delle API. In questo scenario, la cloud security non può più limitarsi a semplici soluzioni di perimetro: serve un approccio multilivello, che includa la protezione dei workload, la gestione delle identità e il monitoraggio continuo delle configurazioni.

Identificare e mitigare le minacce comuni nel cloud

Le minacce nel cloud si manifestano sotto diverse forme, ciascuna con impatti potenzialmente devastanti:

  • Attacchi alla configurazione: errori nella configurazione delle risorse cloud sono tra le cause principali di violazioni dei dati. Strumenti come i CSPM aiutano a individuare e correggere tempestivamente queste vulnerabilità.
  • Evoluzione delle minacce AI-driven: l’uso crescente di GenAI e LLM espone le organizzazioni a nuove minacce, come prompt injection e avvelenamento dei dati. Tecnologie come la Generative AI Runtime Defense stanno emergendo per contrastare queste vulnerabilità.

L’adozione di strategie proattive e la continua evoluzione degli strumenti cloud security sono cruciali per ridurre il rischio e garantire la resilienza delle infrastrutture cloud.

Utilizzo della crittografia per la protezione dei dati

La crittografia rappresenta uno degli strumenti più efficaci per proteggere i dati nel cloud, garantendone la riservatezza e l’integrità anche in caso di accesso non autorizzato. Le best practice, in questo senso, prevedono l’adozione di crittografia sia per i dati a riposo (storage encryption) sia per i dati in transito (TLS/SSL), con l’aggiunta di tecnologie per la protezione dei dati in uso (confidential computing), oggi sempre più rilevanti nei contesti multicloud e AI-driven.

In questo scenario, emergono alcune tendenze chiave:

  • Crittografia end-to-end: è fondamentale garantire la cifratura dei dati lungo tutto il ciclo di vita, dall’origine al consumo.
  • Gestione centralizzata delle chiavi (KMS): da non sottovalutare l’adozione di soluzioni che permettono di gestire, aggiornare e proteggere le chiavi crittografiche in ambienti ibridi e multicloud, assicurando la compliance a normative come GDPR e CCPA.
  • Omnicanalità e sicurezza dei dati AI-driven: con l’espansione delle applicazioni GenAI ospitate su infrastrutture cloud, cresce la necessità di proteggere modelli, dati di training e output attraverso tecnologie di crittografia avanzata.

La protezione crittografica rappresenta, dunque, un fattore abilitante per la fiducia digitale: garantire che i dati sensibili siano protetti in ogni fase consente alle aziende di innovare in sicurezza, senza compromettere compliance e reputazione.

Strategie efficaci di sicurezza nel cloud

Affrontare la sicurezza nel cloud richiede un cambio di paradigma rispetto ai modelli tradizionali. La logica del “perimetro sicuro” non è più sufficiente: la distribuzione delle risorse, l’adozione di modelli ibridi e multicloud e la crescente interconnessione di applicazioni e servizi richiedono approcci più granulari e dinamici.

In questo contesto, la maturità delle operazioni di cloud security è in rapida evoluzione, grazie all’introduzione di soluzioni come le Cloud-Native Application Protection Platform (CNAPP), che consentono una protezione continua a livello di runtime e una risposta agli incidenti più efficace.

L’obiettivo non è solo proteggere l’infrastruttura, ma garantire la sicurezza dell’intero ciclo di vita delle applicazioni cloud-native, integrando sicurezza già nelle fasi di sviluppo (shift-left security) e assicurando una visibilità end-to-end.

Implementazione del modello Zero Trust

Il modello Zero Trust rappresenta una delle strategie più efficaci per affrontare le sfide della sicurezza nel cloud. Nato come risposta all’inefficacia delle difese perimetrali tradizionali, la sicurezza Zero Trust si basa su un principio chiave: “non fidarsi mai, verificare sempre”. Ogni accesso, sia interno che esterno, deve essere autenticato, autorizzato e monitorato in tempo reale.

Nel cloud, l’implementazione di Zero Trust si articola su più livelli:

  • Gestione delle identità e degli accessi (IAM): è il primo pilastro di Zero Trust. La segmentazione dei privilegi, l’adozione di policy di accesso basate sul principio del minimo privilegio e l’autenticazione a più fattori (MFA) sono fondamentali per ridurre il rischio di compromissioni.
  • Microsegmentazione: suddividere la rete cloud in segmenti granulari consente di limitare la superficie d’attacco e isolare rapidamente eventuali minacce.
  • Estensione ai servizi SaaS esterni: con l’esplosione dei servizi SaaS, è fondamentale estendere il modello Zero Trust alla gestione delle applicazioni cloud esterne, monitorando configurazioni, accessi e flussi di dati.

Inoltre, è doveroso sottolineare che l’adozione del modello Zero Trust non è un traguardo, ma un percorso evolutivo che richiede la collaborazione di più funzioni aziendali, dagli IT manager agli sviluppatori, fino al top management. È questa convergenza che permette di costruire una postura di sicurezza realmente efficace e resiliente.

Best practices per la gestione delle identità e degli accessi

In un contesto cloud, la gestione delle identità e degli accessi (IAM) assume un ruolo centrale nella strategia di cybersecurity. L’accesso non autorizzato a dati e risorse rappresenta infatti una delle principali cause di violazione, complice la complessità degli ambienti multicloud, la diffusione del lavoro ibrido e la moltiplicazione degli utenti e dispositivi connessi.

Le organizzazioni stanno gradualmente passando da modelli IAM tradizionali verso soluzioni integrate che combinano identity governance, access management, privileged access management (PAM) e federated identity. L’obiettivo è ridurre i rischi associati a credenziali compromesse, account privilegiati e accessi eccessivi.

Tra le best practices più efficaci si annoverano:

  • Principio del minimo privilegio: assegnare a ogni utente e servizio solo i permessi strettamente necessari per le attività da svolgere, riducendo così la superficie d’attacco.
  • Autenticazione a più fattori: introdurre livelli di verifica aggiuntivi per proteggere gli accessi a risorse critiche, in particolare per utenti remoti e amministratori.
  • Gestione delle identità machine-to-machine (M2M): con la crescita delle API e dei microservizi, diventa cruciale gestire in modo sicuro le identità dei workload e delle applicazioni.
  • Identity Threat Detection & Response (ITDR): soluzioni che monitorano in tempo reale le anomalie comportamentali e gli accessi sospetti, integrandosi con piattaforme di sicurezza come CNAPP e SIEM.

L’importanza della formazione continua alla sicurezza

Oltre alla tecnologia, il fattore umano resta una delle principali vulnerabilità in ambito cloud. Phishing, errori di configurazione e comportamenti negligenti da parte degli utenti sono ancora tra le cause principali di incidenti di sicurezza.

Per questo motivo, le organizzazioni devono investire in programmi di formazione continua sulla sicurezza, con l’obiettivo di sensibilizzare tutti i livelli aziendali sui rischi e sulle buone pratiche da adottare. Tra le iniziative più efficaci:

  • Corsi periodici su tematiche come phishing, gestione delle credenziali, uso sicuro delle applicazioni cloud.
  • Simulazioni di attacco per testare la prontezza degli utenti e migliorare le difese operative.
  • In ottica “shift-left”, è fondamentale che chi sviluppa e gestisce applicazioni cloud-native sia formato su temi come secure coding, gestione delle vulnerabilità e compliance.

In definitiva, la capacità di combinare strumenti tecnologici avanzati con una cultura della sicurezza diffusa in azienda è ciò che differenzia le aziende realmente resilienti da quelle più esposte ai rischi.

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