Clima, invecchiamento demografico e cybersecurity sono le nuove priorità per l’industria assicurativa secondo una ricerca di EY e Italian Insurtech Association. Vediamola insieme.
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Le 3 sfide del settore assicurativo
Il settore assicurativo italiano è chiamato a confrontarsi con una nuova generazione di rischi sistemici, che stanno ridefinendo le priorità dell’offerta e le aspettative dei clienti. È quanto emerge dalla ricerca “Nuove minacce, nuove strategie: Tra rischi climatici, cyber e inverno demografico”, realizzata da EY per conto dell’Italian Insurtech Association (IIA), presentata durante l’Italian Insurtech Summit 2025 il 20 e 21 novembre.
L’indagine è stata condotta su un panel di oltre 20 operatori (compagnie, broker e insurtech italiane) e analizza come il mercato stia rispondendo a tre grandi sfide: la crescente frequenza degli eventi catastrofali, la diffusione dei rischi digitali e la necessità di protezione legata all’invecchiamento della popolazione. L’obiettivo è comprendere quanto il settore assicurativo stia evolvendo da un modello di pura copertura a uno di prevenzione, resilienza e inclusione assicurativa.
La percezione della domanda varia sensibilmente tra le diverse aree di rischio: più positiva per le coperture contro le catastrofi naturali (NatCat), ancora limitata per il cyber risk e in crescita per la Long Term Care (LTC). In particolare, oltre un quarto del campione (26%) segnala un interesse significativo nei confronti della protezione dai rischi climatici, mentre la maggioranza (42%) la considera di interesse moderato. Sul fronte del rischio cyber, il 59% degli operatori rileva una domanda ancora bassa e solo il 6% la giudica elevata, segno di una consapevolezza in aumento ma non ancora tradotta in propensione all’acquisto. Più dinamico il mercato LTC che mostra segnali di maturità, anche se il 55% degli intervistati vede una domanda bassa e il 35 % media.
Catastrofi naturali: offerta matura, ma la domanda è ancora sensibile al prezzo
Nello studio, il rischio climatico si conferma la minaccia più urgente e trasversale. Le coperture contro le catastrofi naturali (NatCat) sono ormai parte integrante dell’offerta delle compagnie assicurative: il 79% delle aziende dichiara di averle già a catalogo, mentre soltanto il 5% è ancora in fase di valutazione. Il mercato appare ampiamente coperto, con margini di crescita limitati sul fronte delle nuove attivazioni, ma rilevanti per differenziazione e servizi accessori.
Nel dettaglio, l’offerta NatCat attuale si articola in modo significativo: l’80% delle compagnie propone polizze property con estensione agli eventi catastrofali, il 73% offre soluzioni stand-alone per terremoti, alluvioni e grandinate. A queste si aggiungono prodotti dedicati al settore agricolo e soluzioni multirischio (entrambi al 40%), pensati per segmenti specifici e per protezione combinata. Meno diffuse sono invece coperture per interruzione dell’attività (business interruption, 33 %), polizze parametriche (13%) e soluzioni mutualistiche (7%), a evidenziare un divario tra potenziale innovativo e adozione effettiva.
Marco Concordati, Partner Insurance di EY, commenta: “Dalla nostra indagine emerge che il 79% delle compagnie ha già in portafoglio coperture contro le catastrofi naturali, a testimonianza di una crescente attenzione verso i rischi climatici e della capacità del settore di adattarsi a scenari sempre più complessi. Allo stesso tempo, la diffusione di soluzioni dedicate al cyber risk e alla Long Term Care, seppur meno consolidata, rappresenta un terreno fertile per l’innovazione assicurativa e per la creazione di nuove offerte in risposta a bisogni emergenti. Le compagnie hanno oggi l’opportunità di rafforzare il proprio ruolo sociale sviluppando prodotti semplici, trasparenti e integrati con servizi di prevenzione e assistenza, rispondendo così in modo concreto alle nuove esigenze di protezione. In questo contesto, la capacità di anticipare i bisogni dei clienti e di promuovere una cultura della prevenzione rappresenta un fattore chiave per la crescita sostenibile del settore”.
Long Term Care: opportunità strategica per un Paese che invecchia
La Long Term Care si afferma come risposta strategica all’invecchiamento demografico e alla crescente necessità di protezione per la non autosufficienza. Il 65% delle compagnie ha già prodotti dedicati, ma la domanda risulta ancora contenuta: il 55% degli operatori la considera bassa, frenata da una scarsa consapevolezza del bisogno e dalla percezione di costo elevato. I target più promettenti sono le famiglie che assistono genitori anziani, gli adulti che vivono soli e le aziende interessate a offrire benefit ai dipendenti.
Per aumentare il valore percepito delle coperture LTC, le compagnie puntano su servizi integrativi come l’assistenza domiciliare certificata (70%), il care management personalizzato (50%) e le convenzioni con RSA e strutture sanitarie (45%). Anche in questo caso, la promozione passa attraverso canali ad alta fiducia: agenzie tradizionali, enti previdenziali privati e consulenti finanziari.
In un contesto in cui il settore è chiamato non solo a innovare i prodotti ma anche ad ampliare la base assicurata, il tema dell’accessibilità e della cultura della protezione assume un ruolo centrale.
Cyber risk: consapevolezza in aumento, ma mercato polarizzato
Accanto al rischio climatico, il Cyber Risk si impone come una minaccia in rapida evoluzione, alimentata dalla crescente digitalizzazione e dall’uso diffuso dell’intelligenza artificiale. Il 53% degli operatori ha già soluzioni a catalogo, ma il mercato appare ancora polarizzato: il 29% non considera il tema prioritario, mentre il restante si divide tra chi è in fase di valutazione o implementazione. Le coperture più diffuse riguardano malware, ransomware e cyber estorsioni (100%), violazione dei dati (78%) e interruzione dell’attività (56%). Tuttavia, la domanda resta debole: il 59% degli operatori la considera bassa, segno che la consapevolezza del rischio non si è ancora tradotta in una propensione concreta all’acquisto.
Per favorire la diffusione delle coperture cyber, gli operatori indicano come leve strategiche le campagne di sensibilizzazione, l’inclusione di servizi di prevenzione e monitoraggio, e la semplificazione dei prodotti. I canali più efficaci risultano essere le partnership con provider IT e cybersecurity, seguite dai consulenti assicurativi specializzati e dalle reti agenziali tradizionali, che mantengono un ruolo rilevante soprattutto nel segmento PMI.
Simone Ranucci Brandimarte, presidente di Italian Insurtech Assocation ha dichiarato: “Il nostro settore è a un punto di svolta. Le nuove minacce – dal clima al cyber, fino all’invecchiamento demografico – richiedono una riflessione profonda sui modelli di protezione. Non si tratta più solo di vendere una polizza, ma di costruire una relazione di fiducia e prevenzione con il cliente: questo è, in fondo, il significato di insurance inclusion. L’urgenza è utilizzare questi strumenti per ridurre le distanze tra mercato e persone in un Paese ancora sotto-penetrato dall’offerta assicurativa. Insurance inclusion significa trasformare la digitalizzazione in leve concrete per abbattere le barriere culturali e burocratiche e realizzare un’assicurazione realmente alla portata di tutti”.





