Oggi più che mai le startup non sono solo laboratori di innovazione tecnologica, ma anche il banco di prova di nuovi paradigmi imprenditoriali. Se tradizionalmente l’immagine della startup era associata a velocità, scalabilità e disruption dei mercati, oggi una nuova domanda si fa strada con forza: quanto e come la responsabilità sociale, ambientale e di governance (i famosi criteri ESG) entra davvero nelle fondamenta di queste imprese? Cosa significa, davvero, essere una startup “responsabile” in Europa? Fino a che punto l’impegno verso la sostenibilità e il benessere sociale è solo una dichiarazione d’intenti e quando diventa parte della strategia quotidiana? Dopo la ricerca dell’Osservatorio Startup Thinking del 2022 “Startup hi-tech italiane e sviluppo sostenibile”, il primo barometro europeo delle Responsible Startups prova a rispondere a queste domande.
Il nuovo barometro nasce grazie alla coalizione INNOVA, la rete europea che connette 10 tra le più dinamiche università del continente, tra cui la School of Management del Politecnico di Milano con gli Osservatori Startup Thinking e Startup & Scaleup Hi-tech. Le altre scuole della coalizione sono: Aalto University, EDHEC, ESMT Berlin, ETH Zurich, IE University, Kyiv School of Economics, London Business School, Politecnico di Milano School of Management, Rotterdam School of Management e University College Dublin. Ogni ateneo della coalizione rappresenta un nodo strategico del proprio ecosistema locale e contribuisce a promuovere attivamente una visione di imprenditorialità europea.
L’obiettivo condiviso è quello di costruire una piattaforma di ricerca, confronto e azione che incentivi lo sviluppo di startup ad alto potenziale e dal DNA responsabile, favorendo lo scambio di competenze e la diffusione di buone pratiche in tutto il continente e rafforzando il ruolo delle università come motore di cambiamento nell’imprenditoria europea, come già nella missione dell’Osservatorio Startup Thinking da dodici anni. Le università della coalizione sono impegnate a promuovere un modello imprenditoriale capace di coniugare innovazione, impatto e centralità della persona.

Indice degli argomenti
Dalla dichiarazione all’azione: il barometro dell’ecosistema europeo
I primi dati risalgono al 2022 con la ricerca dell’Osservatorio Startup Thinking, da cui si rilevò che il 72% delle startup perseguiva obiettivi legati alla sostenibilità dalla nascita e che il 61% delle startup considerava gli ESGs come elementi di riferimento per il business.
L’attuale Barometro, che ha raccolto oltre 430 risposte da startup francesi (55%), italiane (25%), tedesche (14%) e di altri Paesi europei (6%), apre uno spaccato inedito sulla reale implementazione dei principi ESG (ambientali, sociali e di governance) nel mondo imprenditoriale europeo. La survey ha coinvolto founder, management e altre figure chiave, con un focus su startup in tutte le fasi di crescita: dal prototipo (33%), all’early stage (39%), fino al growth (22%) e allo scaling (6%).
Il questionario ha analizzato in dettaglio i diversi aspetti delle pratiche responsabili, distinguendo tra:
- Intentions: la dichiarazione di impegno verso tematiche ESG, ovvero quanto la startup esplicita nei propri valori, nella mission ufficiale o nella comunicazione esterna la volontà di operare secondo principi di responsabilità.
- Implementation: le azioni reali compiute nella gestione quotidiana. Il Barometro esamina come i principi annunciati si traducono in iniziative concrete: ad esempio, politiche per il benessere dei dipendenti, processi di marketing responsabile, pratiche di governance trasparente e l’adozione di misure a favore dell’ambiente.
- Measurement: il monitoraggio e tracciamento tramite KPI del reale impatto generato. Questo terzo livello è quello più avanzato e cruciale: significa che la startup non solo agisce, ma si dota di strumenti per misurare, valutare e rendicontare in modo oggettivo il proprio impatto.
I numeri sono incoraggianti ma densi di sfide:
- Il 93% delle startup dichiara di aver adottato almeno una pratica “responsabile”.
- L’81% ha già agito concretamente almeno su uno dei pilastri ESG, dando così un segnale chiaro che, per la maggior parte delle startup europee, la responsabilità non si esaurisce nelle dichiarazioni di intenti.
- Solo il 28% misura realmente l’impatto di queste pratiche con KPI dedicati: il passaggio dalla buona volontà al “tracking” oggettivo rimane il grande punto critico.
L’attenzione si concentra soprattutto sul benessere dei dipendenti (61%), il marketing responsabile (63%) e l’ambiente (67%): quest’ultimo è spesso la porta d’ingresso sulle tematiche ESG.
Startup e responsabilità sociale: perché molte si fermano a metà strada?
Si scopre che la strada verso una startup davvero responsabile non è in discesa. Le barriere principali sono due: risorse finanziarie (69%) e tempo (58%) e variano molto a seconda della nazione. Non è la mancanza di cultura o di sensibilità a frenare l’adozione di pratiche responsabili, quanto piuttosto la necessità di fare i conti con la scarsità di mezzi, la priorità della ricerca di clienti e la pressione sulla crescita in un mercato che richiede performance immediate.
Il Barometro mette in luce differenze nazionali che meritano attenzione:
- In Francia il tempo sembra essere la risorsa più scarsa (66%), ben più che in Germania (42%) o Italia (36%).
- In Germania la carenza di capitali è la sfida dominante (79%), abbinata anche a una più alta difficoltà nel misurare l’impatto (42%, contro il 28% della Francia e il 36% dell’Italia).
- In Italia la vera barriera è la competizione tra l’impegno “responsabile” e altre priorità di business (64%), una percentuale doppia rispetto alla Francia (25%) e molto superiore alla Germania (37%).
Un elemento chiave che emerge nello studio è che le startup che ricevono “pressioni” dal proprio ecosistema (clienti, incubatori, investitori) sono due volte più propense a misurare concretamente il proprio impatto. Una dinamica, tuttavia, ancora poco diffusa: un founder su due afferma di non aver mai ricevuto una richiesta diretta sui temi ESG. Il ruolo di investitori e incubatori, quindi, sarà sempre più cruciale nel tradurre la responsabilità in metriche tangibili.
Verso una nuova identità europea dell’impresa
Secondo l’INNOVA Coalition le startup del continente non sono solo motore economico, ma anche laboratorio per modelli d’impresa che sappiano integrare impatto, sostenibilità, crescita e resilienza. La partita si gioca ora: la consapevolezza cresce, ma per rendere la responsabilità parte strategica del DNA imprenditoriale servono nuovi incentivi, strumenti di misura e la capacità di raccontare che l’innovazione non può prescindere da queste sfide globali.
Investitori e incubatori sono chiamati, oggi, a creare quei meccanismi che rendano la responsabilità competitiva, integrandola nei processi di selezione e accompagnamento. Ma anche le policy europee possono fare molto, favorendo la creazione di standard di misurazione semplici e accessibili, garantendo accesso a capitali dedicati e promuovendo storytelling che mettano in luce i casi di successo. Si tratta di un’ambizione virtuosa del tutto in linea con le indicazioni di Mario Draghi e Ursula Von Der Leyen, la Commissione Europea ha infatti espresso la volontà di portare avanti un nuovo fondo per lo sviluppo delle imprese europee: lo “Scaleup Europe Fund”, che ci auguriamo dia i frutti sperati per la competitività dell’Europa.
Per scoprire tutti i dati, insight e le raccomandazioni del primo European Barometer of Responsible Startups, scarica qui il report completo






