Il Gruppo Credem è una delle principali realtà bancarie italiane. Fondata nel 1910, conta oggi oltre 6.700 dipendenti, 620 milioni di euro di utile netto nel 2024, ed è presente sul territorio con circa 600 tra filiali, centri per le imprese e negozi finanziari.
Nel contesto di un settore bancario sempre più polarizzato e dinamico, la capacità di adattarsi rapidamente alle evoluzioni tecnologiche e regolamentari rappresenta una leva strategica fondamentale per offrire servizi distintivi ai propri clienti. In questo contesto, la trasformazione digitale, soprattutto legata all’introduzione dell’intelligenza artificiale (AI), si inserisce al centro della strategia di crescita e differenziazione del Gruppo.
L’Osservatorio Startup Thinking ha intervistato Francesco Reggiani, Chief Operation Officer, e Piergiorgio Grossi, Chief Innovation & Data Officer di Credem, con l’obiettivo di approfondire le scelte strategiche e organizzative volte ad accompagnare la trasformazione digitale e l’adozione dell’AI nel Gruppo.
Indice degli argomenti
Un modello organizzativo flessibile per l’innovazione
Credem ha scelto di affrontare la trasformazione combinando una struttura organizzativa centrale con una logica “hub-and-spoke”. Come evidenziato da Francesco Reggiani, “l’attività di innovazione e lo sviluppo di iniziative di intelligenza artificiale non è delegata ai singoli reparti, ma coinvolge una struttura centrale che agisce come stimolo e acceleratore per tutto il Gruppo”. Questa Unità, denominata AINEXT, funge da snodo di competenze specialistiche (“hub”), che si raccordano con le unità operative distribuite (“spoke”) nelle diverse aree aziendali, facendo leva sia su competenze trasversali sia su conoscenze di dominio locale. (Nella foto, Francesco Reggiani, Chief Operating Officer Credito Emiliano)

Questa configurazione consente di catalizzare l’innovazione su progetti strategici e, allo stesso tempo, favorire la rapidità nell’attivazione delle iniziative. Ciascuna area può così contribuire con insight e bisogni specifici, mantenendo un allineamento costante con la visione centrale e garantendo una maggiore efficacia nell’implementazione delle soluzioni di AI. L’approccio si declina in pratiche agili, con laboratori di sperimentazione, test rapidi e un focus sull’applicazione concreta delle idee innovative.
L’integrazione dell’AI nei processi aziendali
L’utilizzo dell’intelligenza artificiale rappresenta il cuore delle recenti iniziative di trasformazione digitale sviluppate in Credem. La Banca ha adottato un approccio pragmatico, puntando a integrare l’AI sia nell’evoluzione del business, sia nell’innovazione dei processi. Due casi esemplificativi riguardano lo sviluppo di applicazioni AI nell’audit e nella prevenzione delle frodi, ambiti in cui sono stati realizzati algoritmi predittivi capaci di anticipare comportamenti anomali e tutelare il patrimonio dell’azienda.
Le soluzioni AI sono inoltre impiegate per generare valore in molteplici aree di business: dall’incremento dei ricavi all’ottimizzazione dei costi, dall’aumento della produttività alla riduzione dei rischi operativi. Tra le iniziative concrete, spicca lo sviluppo di algoritmi predittivi per il customer relationship management (CRM), nonché l’utilizzo dell’AI per incrementare la produttività nei sistemi informativi, ad esempio nell’automazione di processi di testing e coding.
Promuovere la cultura dell’innovazione
Uno degli elementi distintivi del percorso di Credem è l’attenzione dedicata alla diffusione della cultura dell’innovazione fra i dipendenti. Reggiani ha sottolineato come, tra i cambiamenti più significativi ottenuti nel percorso di trasformazione digitale, ci siano quelli di natura culturale: “non si tratta solo di adottare nuove tecnologie, ma di cambiare mentalità. In quest’ottica, la Banca ha investito in formazione, favorito l’introduzione del design thinking e promosso la partecipazione attiva dei team ai laboratori di sperimentazione”.
“Un ruolo centrale è svolto da Officine Credem. Si tratta di uno spazio fisico concepito come un vero e proprio laboratorio in cui si favorisce la “contaminazione” tra diverse competenze e funzioni aziendali, stimolando l’adozione di nuove tecnologie e metodologie di lavoro, tra cui anche l’intelligenza artificiale”, aggiunge Grossi. (Nella foto: Piergiorgio Grossi, Chief Innovation and Data Officer Credito Emiliano)

Oltre a sostenere la trasformazione digitale interna, Officine Credem si propone come snodo di dialogo tra il Gruppo, le startup, le realtà innovative del territorio e il mondo accademico, facilitando la nascita di partnership e progetti pilota. Così facendo si crea un ambiente sicuro, in cui gli errori e i fallimenti, che nel mondo dell’innovazione sono fisiologici, vengono riconosciuti e accolti come parte integrante del processo, in modo da stimolare il coraggio e la propensione a rischiare su nuove idee. Tutto ciò rappresenta un deciso superamento rispetto agli archetipi bancari più tradizionali, storicamente legati alla prudenza e alla stabilità.
Investire nell’ecosistema: venture capital e sinergie
Accanto all’innovazione interna, Credem ha puntato con decisione sull’ecosistema esterno, in particolare attraverso una strategia di ingaggio e supporto alle startup. A partire dal 2021, la Banca ha investito in circa 50 startup, al fine di integrare know-how, accedere a nuovi servizi e integrare soluzioni all’avanguardia nei processi aziendali. Questo approccio è guidato da una logica industriale di investimento a lungo termine e da una consapevolezza che anche i progetti che non arrivano a compimento facciano parte del percorso e offrano comunque importanti occasioni di apprendimento.
L’importanza delle sinergie emerge come ulteriore chiave di successo. All’interno del gruppo si promuove la collaborazione tra settori e professionalità differenti, valorizzando la contaminazione reciproca e la circolazione delle conoscenze.
Conclusioni e prospettive future
Il caso Credem è un esempio concreto di come la trasformazione digitale possa essere guidata da una visione strategica chiara, da un modello organizzativo flessibile e dal coinvolgimento diffuso delle persone. La scelta di integrare l’intelligenza artificiale in modo trasversale, di investire nelle competenze interne e di aprirsi all’innovazione esterna, rappresenta oggi una delle leve più efficaci per affrontare la crescente complessità del settore bancario.
I risultati della ricerca dell’Osservatorio Startup Thinking saranno presentati in occasione del Convegno del 2 dicembre dal titolo “Digital & Open Innovation 2026: cosa serve a imprese e startup per un cambio di passo”. Vi aspettiamo! Per registrarsi, cliccare qui






