Fare startup non significa solo crescere in fretta. Significa anche saper cambiare rotta quando serve. Rivedere modelli di business, anche quelli su cui si è costruita l’intera identità aziendale. È la lezione che arriva da Casavo, la scaleup simbolo del proptech italiano e una delle poche di rilevanza europea, che ha completato la transizione da instant buyer a marketplace immobiliare, e ora si prepara a chiudere l’anno con l’agognata profittabilità.
Un percorso non privo di ostacoli. Casavo è passata per una fase critica, con tagli al personale e una revisione profonda della strategia. Ma adesso annuncia il founder e CEO Giorgio Tinacci, con evidente soddisfazione, che le fatiche degli ultimi due anni hanno portato risultati: una struttura più snella, un modello scalabile e ricavi in crescita. E soprattutto, l’interesse rinnovato degli investitori.
“Abbiamo completato la trasformazione del nostro modello di business, passando a un modello marketplace più sostenibile, scalabile e coerente con la nostra visione di lungo periodo”, sintetizza Tinacci.
Un caso che dimostra quanto sia cruciale fare pivot in tempo, anche a costo di qualche sacrificio.
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Il nuovo modello: Casavo come piattaforma
Nel 2024 Casavo ha completato la trasformazione del modello di business, abbandonando del tutto l’approccio asset-heavy dell’instant buying (acquisto diretto degli immobili e rivendita) per diventare una piattaforma di intermediazione, che mette in contatto venditori, acquirenti e agenti immobiliari.
I numeri confermano che il cambio di rotta è stato necessario e corretto:
- Fatturato consolidato 2024: 33 milioni di euro
- +25% dei ricavi dal modello marketplace rispetto al 2023
- 72% di riduzione della struttura costi
- 13 milioni di euro raccolti con l’aumento di capitale di dicembre 2024
Nel primo semestre del 2025, i ricavi sono già saliti del 31%. La rete di agenti attivi ha superato le 150 unità tra Italia e Francia, e punta ad arrivare a 200 entro fine anno. L’obiettivo? Servire oltre 1.600 clienti e raggiungere la profittabilità nel quarto trimestre 2025.
Dal boom alla crisi: perché Casavo ha dovuto cambiare
Fondata nel 2017 a Milano da un giovane ex-consulente, Casavo era nata con un’idea forte: semplificare la vendita immobiliare con l’instant buying. Il modello funzionava: Casavo acquistava direttamente le case, le ristrutturava e le rivendeva in pochi mesi. Il tutto grazie a un importante flusso di capitale: oltre 800 milioni di euro raccolti tra equity e debito, da investitori come Exor, Project A Ventures, 360 Capital e Goldman Sachs (nel 2022 chiude un round da 100milioni all’interno di un finanziamento di 300)
Ma poi è cambiato il contesto. Il mercato immobiliare ha rallentato, i tassi sono saliti, il costo del capitale è aumentato. Il modello asset-heavy ha iniziato a pesare troppo. Nel 2023 la startup ha dovuto fare un passo indietro: ha ridotto il personale, riorganizzato i team e cambiato modello.
Una scelta obbligata, ma anche coraggiosa.
Il pivot: un player tecnologico al servizio degli agenti immobiliari
Oggi Casavo è a tutti gli effetti un operatore tecnologico al servizio degli agenti immobiliari. Non possiede più immobili: fornisce strumenti digitali, visibilità e supporto operativo. Tra i principali asset, l’app AppSales, sviluppata in-house, che semplifica il lavoro degli agenti partner e migliora la user experience per venditori e acquirenti.
La direzione è chiara:
- Espansione del network: +20% agenti nel primo semestre 2025
- Integrazione di agenzie locali in nuove città
- Sviluppo continuo del software proprietario
- Test di nuovi modelli ibridi, con investitori terzi per l’acquisto selettivo di immobili
Casavo vuole diventare la piattaforma preferita dagli agenti immobiliari europei, offrendo efficienza operativa e tecnologia su misura.
Una storia simbolo per il proptech italiano
Casavo è stata tra le prime startup italiane a far parlare del proptech come settore di innovazione e di investimento. Ha contribuito a costruire una narrazione sull’innovazione nel real estate, mostrando che si può partire da Milano e scalare verso l’Europa. È stata inserita tra le top 100 proptech europee, e ha attratto investimenti internazionali in un comparto storicamente difficile da innovare.
Oggi, dopo il pivot, può tornare a essere un riferimento per tutto l’ecosistema.
L’importanza di cambiare in tempo
Il caso Casavo mostra chiaramente che il successo di una startup non è scritto nella crescita esponenziale iniziale, ma nella capacità di reagire ai cambiamenti di mercato. Fare pivot non è una sconfitta. È una scelta strategica. Ma va fatta in tempo, prima che sia troppo tardi.
Casavo lo ha fatto, e ora è impegnata a entrare in una nuova fase. Se raggiungerà davvero la profittabilità entro la fine dell’anno, sarà un traguardo importante non solo per la scaleup, ma per tutto il proptech italiano. E un messaggio chiaro per tutte le startup: cambiare si può, se si ha il coraggio di farlo, nel momento giusto.



