Per molto tempo la leadership è stata sinonimo di comando: prendere decisioni, impartire ordini, ottenere risultati. Il leader era colui che stava “davanti”, forte di una visione chiara e del potere di guidare gli altri. Oggi questo modello è superato. La leadership moderna è prima di tutto un’abilità relazionale e adattiva. Il leader è un facilitatore, un catalizzatore di intelligenze collettive, un connettore tra individui, team e stakeholder. In un contesto in cui la conoscenza è distribuita, le organizzazioni sono ibride e i cambiamenti continui, guidare significa costruire fiducia, favorire la collaborazione e creare le condizioni per l’innovazione diffusa.
L’autorità non risiede più nel ruolo formale, ma nella capacità di influenzare, ispirare, co-creare. Un concetto ben rappresentato dal pensiero di Simon Sinek sulla leadership come servizio (“Leaders eat last”) e che ritroviamo nelle culture aziendali più evolute, dove il benessere delle persone, l’ascolto attivo e la co-responsabilità diventano leve di valore.
Nel contesto attuale, la leadership si definisce sempre meno in termini di controllo e sempre più in termini di capacità di generare senso, di orientare in condizioni di ambiguità, di attivare la partecipazione. Questo implica una trasformazione profonda anche sul piano personale: un leader efficace oggi deve padroneggiare l’ascolto empatico, la comunicazione interpersonale, l’intelligenza emotiva e la capacità di lavorare con team diversi per competenze, background, età e cultura.
Significa anche abbracciare l’incertezza come stato naturale del business contemporaneo e muoversi con consapevolezza nella complessità. La leadership moderna è quindi molto più che guida: è relazione, è contesto, è apprendimento continuo.
Indice degli argomenti
Evoluzione della leadership: dagli anni ’80 alla Generazione AI
La trasformazione del concetto di leadership non è un fenomeno recente, ma un processo iniziato già a partire dagli anni ’80, in parallelo con i cambiamenti economici e culturali. Allora, il leader era un manager orientato alla massimizzazione del profitto, spesso immerso in una logica top-down. I modelli di leadership si rifacevano a teorie razionali e a strutture gerarchiche rigide. L’efficacia si misurava in KPI, budget rispettati, crescita del fatturato. L’uomo (e di rado la donna) al comando incarnava autorità, rigore, distacco emotivo.
L’arrivo degli anni 2000 e l’avvento di Internet hanno cominciato a cambiare le regole del gioco. Le organizzazioni si sono fatte più piatte, la comunicazione più orizzontale, le aspettative delle persone più complesse. Hanno iniziato a emergere modelli di leadership trasformazionale, basati su vision, motivazione e capacità di sviluppare altri leader. Le aziende più innovative hanno cominciato a investire nella leadership distribuita, nella capacità di favorire l’empowerment e nella valorizzazione della diversità.
Negli anni 2010, con la diffusione dello smart working, dell’intelligenza artificiale e dei big data, il leader è diventato sempre più un orchestratore di conoscenza. La pandemia da Covid-19 ha accelerato definitivamente questo cambio di paradigma, evidenziando quanto sia cruciale una leadership empatica, resiliente e orientata al benessere.
Oggi siamo entrati nell’era della Generazione AI: intelligenza artificiale generativa, ambienti virtuali immersivi, robot collaborativi e sistemi predittivi ridefiniscono continuamente l’ambiente operativo. I leader non devono solo conoscere queste tecnologie, ma anche comprendere il loro impatto etico, organizzativo e strategico. Serve una leadership anticipatoria, in grado di navigare il futuro senza mappe predefinite, ma con una bussola valoriale ben salda.
L’impatto dell’innovazione tecnologica sulla leadership
Le tecnologie digitali hanno trasformato radicalmente la pratica della leadership. Non solo nei mezzi, ma nei fini. Le piattaforme di collaborazione online, i software di project management, l’intelligenza artificiale generativa e le analytics in tempo reale hanno ridefinito le modalità con cui si prendono decisioni, si gestiscono i team e si misura la performance.
Oggi i leader operano in ambienti sempre più data-driven, in cui l’intuito non scompare ma si affianca a strumenti di analisi predittiva, dashboard evolute, insight automatici. Questo spinge verso una leadership più informata, ma anche più complessa: occorre interpretare i dati, leggerne le implicazioni, decidere rapidamente e responsabilmente. In questo scenario, la capacità di integrare pensiero critico e alfabetizzazione tecnologica è cruciale.
Un caso esemplare è rappresentato dalla nuova sede di SAP Italia, pensata per sostenere un nuovo modello di collaborazione: spazi flessibili, tecnologie immersive, ambienti personalizzabili, focus sul benessere e sull’accessibilità. Tutto ciò è reso possibile da un ecosistema tecnologico evoluto, ma solo se è guidato da una leadership che crede nella trasformazione, investe nel talento e ascolta le persone.
L’innovazione tecnologica, in definitiva, chiede ai leader non solo competenza, ma apertura mentale e visione. Non è più sufficiente delegare l’IT o l’innovazione al team tecnico: il leader moderno deve essere protagonista attivo, capace di comprendere, indirizzare e persino disegnare gli scenari tecnologici.
Perché un leader deve conoscere i business model innovativi
Comprendere i nuovi modelli di business non è un plus, è una condizione di sopravvivenza. I leader che non colgono le trasformazioni in atto rischiano di guidare organizzazioni miopi, incapaci di intercettare il cambiamento. Platform economy, servitizzazione, modelli freemium, subscription, data monetization, impatto ESG: ogni nuova traiettoria richiede competenze strategiche e culturali.
Un leader moderno deve porsi domande fondamentali: stiamo risolvendo un bisogno reale? Siamo in grado di adattare il nostro modello ai cambiamenti della domanda? Come possiamo sperimentare in modo rapido e sicuro? Dove si nascondono le nostre nuove fonti di valore? Le risposte non si trovano solo nei board meeting, ma nell’ascolto del mercato, nell’apprendimento continuo e nell’osservazione degli ecosistemi più dinamici: startup, universi digitali, comunità di pratica.
In questo senso, conoscere i business model innovativi significa anche saperli testare: implementare metodologie agili, validare ipotesi, scalare con prudenza. Significa costruire partnership strategiche, saper integrare know-how esterno, progettare catene del valore aperte e modulari. Il leader non è più solo manager, è anche designer, ricercatore, imprenditore.
Esempi di leader che hanno sviluppato modelli di business innovativi
Numerosi esempi recenti dimostrano quanto la leadership sia legata all’innovazione nei modelli di business. Elon Musk ha rivoluzionato l’industria automobilistica con Tesla, introducendo un modello integrato di produzione, distribuzione diretta e aggiornamenti software over-the-air, trasformando l’auto in una piattaforma tecnologica. Jeff Bezos ha ridefinito il commercio con Amazon, partendo da un modello di e-commerce per arrivare a un ecosistema che include cloud computing, logistica, contenuti digitali e AI.
Anche in Europa, Daniel Ek con Spotify ha introdotto la logica della subscription economy nel settore musicale, superando il modello di acquisto dei singoli brani e promuovendo un’esperienza d’uso continua e personalizzata.
In ambito fintech, figure come Taavet Hinrikus (co-fondatore di Wise) hanno trasformato il mercato dei trasferimenti internazionali di denaro attraverso un modello trasparente, digitale e disintermediato. Questi leader non solo hanno compreso i bisogni latenti del mercato, ma hanno saputo anticipare e creare nuovi comportamenti di consumo, dimostrando come la leadership moderna sia sempre più legata alla capacità di innovare il “come” si crea e si distribuisce valore.
Leadership e innovazione: essere leader nell’era della complessità
Viviamo in un tempo in cui i confini tra settori, ruoli e discipline si fanno sempre più sfumati. La leadership non è un insieme di risposte, ma un modo di stare nella domanda. Nell’era della complessità, i leader devono saper accogliere la tensione tra opposti: efficienza e creatività, velocità e riflessione, autonomia e controllo, locale e globale.
Essere leader oggi significa sviluppare pensiero sistemico, agilità cognitiva, capacità di apprendere e disimparare rapidamente. Richiede anche etica, consapevolezza sociale, capacità di connettere il profitto con il bene comune. Non a caso, sempre più spesso si parla di “leader rigenerativi”, in grado di generare impatti positivi e duraturi, dentro e fuori l’organizzazione.
Come ha dichiarato Carla Masperi, CEO di SAP Italia, “siamo responsabili di favorire relazioni e contaminazioni che generino un’intelligenza collettiva capace di creare sempre nuovo valore per il nostro ecosistema e per la società”. Una visione che restituisce al leader un ruolo chiave: non solo come guida operativa, ma come costruttore di futuro.
In definitiva, la leadership moderna non è più un esercizio di potere, ma una pratica di senso. Una responsabilità condivisa che si rigenera ogni giorno attraverso le scelte, i comportamenti, le relazioni.




