La recente iniziativa dell’amministrazione Trump, volta a colpire le auto non assemblate sul suolo statunitense con l’intento dichiarato di tutelare la produzione interna, ha distolto l’attenzione dai dazi introdotti dall’UE lo scorso ottobre sulle importazioni cinesi di auto elettriche. Le misure decise dalla Commissione Europea rappresentano una risposta mirata alle presunte pratiche di dumping della Cina nel settore dei veicoli elettrici: il governo di Pechino, con oltre 200 miliardi di dollari di sussidi negli ultimi quindici anni – un importo comparabile al PNRR italiano –, avrebbe sostenuto i propri produttori abbattendo artificialmente i prezzi sui mercati esteri.
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Dumping Cina sugli EV: è concorrenza sleale o strategia per incentivare tecnologia e ricerca?
La Cina ha beneficiato di ingenti aiuti pubblici per l’auto elettrica che le avrebbero consentito di abbattere artificialmente i prezzi sui mercati esteri. Ma queste risorse sono state impiegate per sviluppare tecnologie avanzate e sostenere la transizione verso la mobilità elettrica e a idrogeno. Una strategia da cui trarre ispirazione in Occidente
Professore ordinario di Chimica all’Università di Milano-Bicocca

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