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Sharing economy, dagli Usa un nuovo libro da leggere per 4 motivi

Per spiegare l’innovativo modello economico Arun Sudararajan, docente alla New York University, ha pubblicato un testo nel quale conia la definizione di “capitalismo delle masse” e prende in esame, tra gli altri, la francese BlaBlaCar. Qui il suo punto di vista e un video dove parla dell’ingresso nell’Era della Fiducia

Pubblicato il 13 Giu 2016

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Arun Sudararajan

La sharing economy, o economia della condivisione, è un fenomeno che si sta affermando nel mondo, ma i suoi contorni non sono ancora ben definiti, anche perché comprende vari tipi di attività: dagli affitti temporanei alla mobilità urbana fino ai lavoretti casalinghi e agli home restaurant. Per questo motivo si sono sviluppate numerose definizioni parallele: da peer-to-peer economy a economia collaborativa o consumo collaborativo, da gig economy o economia dei lavoretti fino a servizi on-demand.

Sharing economy, tutte le parole per dirlo

L’argomento è di attualità in Italia perché proprio in queste settimane si sta discutendo della proposta di legge che vorrebbe disciplinare il settore e delle linee guida indicate dalla Commissione Europea, la quale invita i governi a individuare forme di regolamentazione che non impediscano lo sviluppo delle piattaforme collaborative.

Sharing economy, ecco le linee guida della Commissione europea (che “salvano” Uber)

Adesso arriva un nuovo libro che aiuta a far luce su questo argomento e contribuisce ad arricchire il dibattito:

The Sharing Economy” di Arun Sudararajan, da pochi giorni in vendita. Il testo, pubblicato da The MIT Press, (256 pagine, in inglese), ripercorre la rivoluzione dei consumi in atto da tempo, il passaggio dal possesso dei beni alle forme di condivisione che consentono di beneficiare di oggetti, strumenti e servizi esclusivamente nel momento in cui ne ha la necessità, e traccia lo scenario attuale dei protagonisti del settore. Ecco quattro motivi per leggerlo.

Perché l’autore è un’autorità internazionale della sharing economyArun Sundararajan è tra le voci più autorevoli al mondo nell’ambito dell’economia della condivisione. Professore alla Stern School of Business della New York University ha pubblicato editoriali e testimonianze su testate internazionali quali Time, the New Yorker, the New York Times, Wired, Le Monde, Harvard Business Review e il Financial Times.

Perché ha coniato una nuova definizione di sharing economy – Lo sharing, la condivisione, osserva Sundararajan, non è una cosa nuova. Non sono concetti rivoluzionari dare un passaggio a qualcuno, ospitare una persona in una camera libera della propria abitazione, fare delle commissioni per altri, prendere parte a un club di persone che decidono di stare a tavola insieme. Quello che è nuovo nella sharing economy è che non si sta aiutando un amico gratis, ma si sta fornendo un servizio a pagamento a un estraneo. Da qui l’autore elabora il concetto di “crowd-based capitalism”, termine che potremmo tradurre con “capitalismo basato sulla gente” o, con una traduzione più libera, “capitalismo delle masse”. Secondo il docente si tratta di un nuovo modo di organizzare l’attività economica che è in grado di soppiantare il tradizionale modello incentrato sulle corporate. Nel libro Sundararajan descrive l’interessante mix tra “dono” e “mercato” nelle transazioni classificate come sharing economy, chiarisce cosa sono le tecnologie blockchain che stanno emergendo negli ultimi tempi e fa luce sull’incredibile crescita delle piattaforme on demand.

Perché spiega cosa cambia con la sharing economy – Gli scambi commerciali peer-to-peer stanno rendendo sempre più labili i confini tra attività personale e attività professionale. Cosa cambierà nell’economia? Quali regole dovranno emanare i governi? Quali conseguenze ci saranno per chi lavora e in generale per il tessuto sociale? Il testo prova a rispondere a queste domande.

Perché l’americano ha scelto come esempio (anche) una società europea – Numerosi i casi di sharing economy presi in esame dal docente di origine indiana ma naturalizzato americano: Airbnb, Lyft, Uber, Etsy, TaskRabbit. Ma anche la cinese Didi Kuaidi, l’indiana Ola e, per l’Europa, la francese BlaBlaCar. La piattaforma per i viaggi in auto condivisi conta oltre 30 milioni di utenti nel mondo, è valutata 1,7 miliardi di dollari, è attiva in Italia dal 2012 ed è uno degli esempi forse più calzanti di cosa è sharing economy. I suoi utenti, infatti, danno o accettano passaggi in auto con sconosciuti in cambio di rimborso spese utilizzando i feedback postati sul sito. Proprio con il fondatore di BlaBlaCar, Frédéric Mazzella, Arun Sundararajan ha recentemente pubblicato il report “Entering the Trust Age“, basato su una ricerca condotta su 18.000 persone in 11 Paesi europei, da cui emerge che, grazie alla sharing economy, la nostra società è entrata in una nuova epoca: l’Era della Fiducia. La fiducia tra gli utenti promossa all’interno di una singola piattaforma collaborativa ha una ripercussione positiva su tutta la sharing economy: quasi la metà degli intervistati (48%) sostiene che condividere i propri viaggi in auto con BlaBlaCar li abbia resi più aperti nei confronti delle altre persone. E quanti hanno già condiviso viaggi in auto sono fino a 3 volte più propensi a provare altre opportunità dell’economia condivisa. In questo video con sottotitoli in italiano, Sundararajan illustra nel dettaglio la ricerca sulla fiducia online.

Entering the Trust Age

Entering the Trust Age

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