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Ennova e le altre imprese dell’I3P: quando il successo dipende dall’incubatore

L’azienda nata nel 2010 nell’incubatore del Politecnico di Torino oggi ha 270 addetti e un fatturato di oltre 12 milioni di euro. E la crescita è un fattore comune alle neo-imprese di questa realtà, considerata tra le migliori d’Europa e del mondo

Pubblicato il 16 Dic 2013

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Il team di Ennova

Solo tre anni fa muoveva i primi passi da startup, oggi è una realtà che occupa oltre 270 addetti con un fatturato che supera i 12 milioni di euro. Questo è il biglietto da visita di Ennova, azienda torinese nata nel 2010 nell’Incubatore I3P del Politecnico di Torino e premiata il 12 dicembre come “Start Up dell’anno I3P 2013”.

Ora, parteciperà alla competizione nazionale promossa da PNI Cube, l’associazione degli incubatori universitari italiani. Una crescita esponenziale, quella di Ennova che, in soli tre anni, ha bruciato molte tappe, cavalcando la “digital transformation”, come la definiscono i fondatori. “Quando siamo partiti, abbiamo intuito che la potenza degli smartphone e dei tablet poteva essere utilizzata per semplificare i processi di relazione tra le grandi aziende e i loro clienti” spiega Michele Scarici, amministratore delegato di Ennova.

“Abbiamo inventato un’offerta di business che non c’era. I modelli e le tecnologie tradizionali non sono più in grado di fornire il livello di servizio atteso dalla generazione digitale. Le aziende si trovano ad affrontare il sempre più difficile compito di gestire e mantenere alti livelli di soddisfazione e produttività”.

Oggi sono fieri di poter dire che le loro soluzioni, sviluppate per Telecom Italia, Vodafone, Enel ed Edison, sono considerate all’avanguardia e spesso pioniere per la gestione dei processi in mobilità, mettendo il cliente al centro, sfruttando la versatilità innovativa dei social network e della telefonia mobile. Non male per essere una delle dieci aziende “laureate” dall’incubatore di imprese innovative del Politecnico che quest’anno hanno concluso il loro percorso di incubazione.

L’incubatore è stato l’ambiente che ha facilitato il connubio tra un’idea imprenditoriale di grande spessore, portata avanti da un piccolo nucleo iniziale di tre persone, e la ricerca” dice Marco Cantamessa, presidente di I3P, commentando i risultati di Ennova. “Grazie a questo incontro, sono state sviluppate in tempi estremamente rapidi soluzioni tecnologicamente avanzate che hanno dato a Ennova un importante vantaggio competitivo.

Ciò le ha permesso di crescere con una velocità eccezionale”. Intanto, nel corso del 2013 sono nate altre 27 imprese in i3P, alcune delle quali avviate dal Treatabit, l’incubatore dedicato ai progetti digitali decollato nel 2011 e diventato un punto di riferimento nel settore. Si tratta di iniziative tanto curiose, quanto varie che spaziano dal social web al medtech, dall’ingegneria all’elettronica avanzata. Un melting pot che favorisce lo scambio d’idee e il confronto tra “entrepreneur” in un’atmosfera da campus universitario.

Così può accadere che quelli di Bringme, sito di carpooling e autostop, prendano magari un caffè con i colleghi di Gnammo, la community per incontrare nuovi amici a tavola. Oppure che gli startupper di Roncolab, padri del “sapone di terza generazione”, cioè un rotolo con foglietti di carta solubile impregnati di sapone, possano ritrovarsi a chiacchierare con i fondatori di Neuron Guard, ideatori di un collare raffreddante per il cervello, utile a rallentare il danno in caso di ictus, arresto cardiaco o grave trauma cranico, e di una flebo innovativa per la somministrazione di un farmaco ad azione neuroprotettiva. Tutto questo è solo un piccolo esempio di quello che si può scorgere nel fantastico mondo dell’I3P che è stato riconosciuto tra i quattro migliori incubatori universitari in Europa e dodicesimo a livello mondiale nel rapporto annuale Ubi (University Business Incubator) del luglio scorso, realizzato in collaborazione con le Università svedesi di Chalmers e di Linkoping.

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