Il personaggio

L’imprenditore che vuole rilanciare L’Aquila con le startup (e 60 posti di lavoro)

Alberto Leonardis, 50 anni, ha appena lanciato una nuova impresa nella sanità digitale, che avrà il suo contact center nel Tecnopolo d’Abruzzo dove assumerà medici e psicologi. È stato lui a portare nella città colpita dal sisma il fondo Rothenberg Ventures per incontrare 16 startup imprese italiane

Pubblicato il 14 Mar 2016

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Alberto Leonardis

«Il terremoto all’Aquila ha colpito tutti. Dopo il primo periodo, in cui tutti provavano a dare una mano per la ricostruzione, non c’è stato lo sviluppo. Io, da aquilano, ho preso a cuore il rilancio del polo tecnologico della mia zona, che fino a pochi anni fa aveva varie realtà interessanti, tra cui Telecom, Italtel e Siemens. Il mio obiettivo è contribuire a creare le condizioni per cui rinasca».

La ricetta di Alberto Leonardis per ridare slancio all’Aquila dopo il tremendo sisma del 2009 è in due parole: fare impresa. È per questo che a 50 anni, con una carriera di oltre vent’anni come consulente e imprenditore, ha creato una startup che a regime assumerà proprio nel capoluogo abruzzese 60 persone (20 da subito) e ha portato nella sua città la rappresentante di un importante fondo di venture capital americano, Rothenberg Ventures, per farla incontrare con 16 promettenti nuove imprese innovative italiane in vista di un finanziamento seed.

L’incontro tra Tiffany Norwood, Chief Opportunity Officer del fondo, si è tenuto il 14 marzo. L’opportunità è nata perché la donna era già venuta in Italia per incontri istituzionali e quando Leonardis l’ha conosciuta le ha proposto di inserire una tappa all’Aquila nel suo tour. «Lei aveva espresso la volontà di ritornare nel nostro Paese», racconta l’imprenditore. «Così le ho chiesto di incontrare una serie di startup italiane o di semplici team con idee innovative. Lei ha accettato, ho chiamato Andrea Risa, il direttore di Digital Borgo, e abbiamo organizzato questa giornata: per far arrivare denaro e risorse non c’è nulla di meglio che far incontrare direttamente investitori e nuove imprese, bypassando gli intermediari».

A favorire lo sviluppo di nuovi business, d’altronde, Leonardis è abituato. Dopo un primo periodo in Tim, in cui si è occupato di formazione e marketing, dal 1996 ha cominciato un’attività di consulente sul telelavoro e sul digitale e ha partecipato a diverse iniziative imprenditoriali (tra le altre, è stato cofounder della piattaforma di social shopping Dooyoo.it ed è presidente di Ods, società del gruppo K2 che si occupa di big data).

L’ultimo progetto è Giovanni Leonardis Welfare, la startup che l’imprenditore ha fondato a fine 2015 (e finanziato personalmente) per creare una rete nazionale di centri in franchising per la terapia del dolore cronico e fare alta formazione in tema a medici e infermieri. La nuova impresa, che prende il nome dal padre di Leonardis, medico che si è occupato di terapia del dolore, è anche una delle sedici che hanno incontrato Rothenberg Ventures all’Aquila.

«L’idea – spiega l’imprenditore – è fare in modo che una serie di strutture già esistenti, come cliniche private e poliambulatori, si dotino di una “stanza del dolore” in cui curare la sofferenza cronica servendosi della nostra attività di formazione e di aggiornamento – certificata in esclusiva dalla Fondazione Isal, l’Istituto di Scienze Algologiche di Rimini – e utilizzando protocolli e tecnologie forniti da noi, nonché offrendo un servizio di telemedicina attraverso una società esterna in cui Giovanni Leonardis Welfare ha investito. La scuola di alta formazione per medici e infermieri è sorta a Sulmona e comincia a erogare i corsi da marzo».

Mentre la scuola formerà nuove figure professionali dando opportunità lavorative in futuro, un’iniziativa legata alla Giovanni Leonardis Welfare creerà posti di lavoro proprio all’Aquila. «Il contact center specialistico sorgerà nel capoluogo, all’interno del Tecnopolo d’Abruzzo (che è anche il luogo in cui si è svolto l’incontro tra le startup e il fondo californiano, ndr) e assumerà da subito 20 medici e psicologi – arrivando, a regime, a quota 60 – per rispondere alle domande di pazienti e altro personale medico-sanitario riguardo ai nostri centri e alle nostre tecnologie in giro per l’Italia: al momento ne sono dieci ma contiamo, entro fine 2016, di attivarne 100 e probabilmente anche di più».

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