Il dibattito

Industria 4.0, botta e risposta tra Carlo Calenda e Mariana Mazzucato

“Pennies” ha definito l’economista, in un’intervista a EconomyUp, il valore degli investimenti del piano governativo. Ribatte il ministro dello Sviluppo economico: «Sono 34,4 miliardi». La controreplica: «Gli incentivi creano un rapporto parassitario Stato-imprese. L’Italia deve investire»

Pubblicato il 11 Nov 2016

carlo-calenda-160509172530

Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda

Il piano Industria 4.0 finisce al centro di una querelle tra il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e l’economista Mariana Mazzucato.

In un’intervista ad EconomyUp del 9 novembre scorso, la docente di Economia dell’Innovazione allo Spru (Science and Technology Policy Research Centre) dell’University of Sussex nel Regno Unito aveva parlato, tra l’altro, del piano messo a punto dal governo per favorire le imprese nell’adeguamento alla quarta rivoluzione industriale, sostenendo che gli investimenti ammonterebbero a “pochi pennies”, pochi spiccioli. Non si è fatta attendere la replica su Twitter del ministro Calenda, che ha rivendicato in tutto 34,4 miliardi di investimenti nell’arco di 3 anni, dal 2017 al 2019, più 4 miliardi derivanti dal taglio dell’Ires. Ma la Mazzucato ha replicato a EconomyUp: “In Italia si parla solo di incentivi fiscali, ma questo crea una relazione parassitaria tra imprese e governo”. Il dibattito su Twitter è proseguito e si è concluso con il ministro che si è detto “aperto a nuove proposte”.

Vediamo come si è animato il botta e risposta partendo innanzitutto dalla definizione di Industria 4.0

L'economista Mariana Mazzucato

Cos’è l’Industria 4.0 – L’industria 4.0 scaturisce dalla quarta rivoluzione industriale. Non esiste ancora una definizione esauriente del fenomeno, ma in estrema sintesi alcuni analisti tendono a descriverla come un processo che porterà alla produzione industriale del tutto automatizzata e interconnessa. Secondo un recente rapporto della multinazionale di consulenza McKinsey le nuove tecnologie digitali avranno un impatto profondo nell’ambito di quattro direttrici di sviluppo: la prima riguarda l’utilizzo dei dati, la potenza di calcolo e la connettività, e si declina in big data, open data, Internet of Things, machine-to-machine e cloud computing per la centralizzazione delle informazioni e la loro conservazione. La seconda è quella degli analytics: una volta raccolti i dati, bisogna ricavarne valore. La terza direttrice di sviluppo è l’interazione tra uomo e macchina, che coinvolge le interfacce “touch”, sempre più diffuse, e la realtà aumentata. Infine c’è tutto il settore che si occupa del passaggio dal digitale al “reale” e che comprende la manifattura additiva, la stampa 3D, la robotica, le comunicazioni, le interazioni machine-to-machine e le nuove tecnologie per immagazzinare e utilizzare l’energia in modo mirato, razionalizzando i costi e ottimizzando le prestazioni.

Il piano del governo italiano – Il governo Renzi ha presentato il 21 settembre scorso il piano per l’Industria 4.0. Contiene provvedimenti per mobilitare investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione, per progetti early stage, per la formazione specialistica su questi temi, più alcune detrazioni, agevolazioni e incentivi per startup, pmi innovative e venture capital. Al piano, lungamente atteso, hanno lavorato sei ministeri (con Mise e Miur che stanno svolgendo un ruolo centrale), la presidenza del Consiglio e sono state ascoltate le parti sociali. Il documento dovrà però essere elaborato ulteriormente per poi essere, nella sua stesura finale, approvato e inserito nella Legge di Stabilità entro la fine dell’anno.

Chi è Mazzucato e cosa ha detto di Industria 4.0Mariana Mazzucato (ecco una breve bio), nel libro Lo Stato innovatore uscito in Italia nel 2014, ha smontato il mito che l’impresa privata sia la sola forza innovativa e lo Stato sia invece una forza inerziale, troppo pesante per fungere da motore dinamico dell’economia. L’economista ha sempre sottolineato che, nelle economie più avanzate, è lo Stato a farsi carico del rischio d’investimento iniziale all’origine delle nuove tecnologie, facendo l’esempio della Silicon Valley, che è potuta nascere proprio grazie agli investimenti statali (quasi tutta la ricerca scientifica alla base di iPod, iPhone e Ipad è stata realizzata in Europa e negli Usa da scienziati e ingegneri che usufruivano di fondi pubblici). Parlando del piano Industria 4.0, Mazzucato ha detto a EconomyUp: “Tutti in questo momento stanno parlando di Industria 4.0 e quarta rivoluzione industriale. Il problema è cosa c’è veramente dietro. Per il piano sulla Buona Scuola l’investimento netto non è cresciuto di un euro, ma il governo si è semplicemente limitato a spostare un po’ di soldi da una parte all’altra. Io spero e mi auguro che non si faccia lo stesso con il Piano Industria 4.0 e che l’investimento netto del pubblico sia realmente in grado di far crescere quello privato. Per adesso le cifre che sto sentendo sono pennies, cioè pochissimi soldi. Però Renzi ha ragione e sarebbe bellissimo se, invece di parlare solo del terremoto, andasse alla Ue dicendo: “Per fare il nostro Piano Industria 4.0, per avere un Rinascimento innovativo in Italia, bisogna poter spendere, e con queste limitazioni imposte dal Patto di Stabilità europeo non ci riusciamo”.

Il ministro Carlo Calenda ha risposto su Twitter usando l’hashtag #pennies:

Pronta la replica di Mazzucato, che ha allegato un suo testo sulla strategia industriale dei governi preparato per il governo britannico (qui il documento):


Calenda ha risposto presentando lo schema dettagliata degli investimenti previsti dal Piano:


Contattata da EconomyUp, la docente ha rafforzato il concetto: “In Italia – ha detto – si parla solo di incentivi fiscali. Ho scritto molto sulla loro inutilità. Affidandosi soltanto a questo tipo di incentivi, l’Italia crea una relazione parassitaria tra imprese e governo. Si deve investire”.

Toni più conciliatori nell’ultimo (almeno per ora) tweet di Carlo Calenda:

Se ne deduce che la polemica innescata dall’economista potrebbe aver portato frutti e che il piano Industria 4.0 potrebbe usufruire del futuro contribuito di una delle economiste più note a livello internazionale. Sempre se lei lo vorrà.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 4