Nuovo Made in Italy

“Perché ho fatto l’allarme antisismico per tutti”

Maurizio Taormina, imprenditore che produce piattaforme per il monitoraggio del rischio ambientale, racconta come è nato Guardian SismAlarm, il congegno che “anticipa” i terremoti e costa meno di 100 euro: nella scuola del figlio, in occasione del sisma che colpì l’Emilia Romagna nel 2012…

Pubblicato il 30 Ott 2014

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Maurizio Taormina, fondatore di I.Co

Una mattina di primavera del 2012 l’Emilia-Romagna ha iniziato a tremare: era il 20 maggio e per ben undici giorni la regione sarebbe stata colpita da ripetuti eventi sismici, tra i più violenti della storia italiana. Come ogni padre preoccupato per i propri figli, anche Maurizio Taormina (che di mestiere produce piattaforme per il monitoraggio del rischio ambientale) sentendo le forti scosse si è precipitato a scuola, a Rimini, per accertarsi che il bambino e i suoi compagni stessero bene.

«Quando sono arrivato ho trovato gli alunni e le maestre in cortile, come se nulla fosse accaduto – spiega il fondatore di I.Co, azienda tecnologica specializzata in sistemi di allarme e piattaforme antisismiche – Ho chiesto perché fossero ancora all’interno della struttura e mi sono sentito rispondere che sì, avevano avvertito il tremore, ma non essendo sicuri si trattasse di un terremoto avevano deciso di continuare con la ricreazione».

Inizia così la storia dell’allarme antisismico made in Italy per tutte le tasche, un sistema che Taormina e il suo team metteranno sul mercato nei prossimi giorni. Si chiama Guardian SismAlarm e potrebbe essere definito il primo congegno salvavita social e popolare: oltre a registrare dati locali e a metterli in rete, infatti, il sistema ha un prezzo di appena 99 euro.

Spiccioli in confronto ai 965 milioni di euro stanziati dall’Italia dopo il devastantante terremoto dell’Aquila nell’aprile 2009: soldi destinati alla prevenzione del rischio sismico su tutto il territorio nazionale e che rappresentano una piccola parte degli oltre 150 miliardi di euro spesi negli ultimi 40 anni per gestire le emergenze post-sisma.

«L’idea di un congegno accessibile a tutti mi è venuta proprio quel giorno a scuola», spiega Taormina. «Quella scossa infatti era stata generata da una cosiddetta onda secondaria cioè l’onda sismica distruttiva che è preceduta da un’onda primaria difficilmente percepibile, e il fatto che le maestre non fossero in grado di decifrarla come pericolosa era preoccupante: serviva un sistema elettronico in grado di fornire questa informazione».

L’apparecchio – simile a un palmare da applicare sulla parete interna di un edificio, di una casa o di un’aula scolastica – è in grado di raccogliere informazioni sulle onde sismiche primarie, cioè quelle che precedono il terremoto vero e proprio e che consentirebbero di prepararsi con un margine di tempo minimo ma sufficiente.

«Non si tratta di un sistema predittivo – precisa Taormina – ma di un sofisticato impianto di analisi di un tipo di onde che viaggiano a una frequenza di solito impossibile da percepire per un essere umano ma che precedono le scosse più violente di cui purtroppo ci si rende conto solo nel momento in cui accadono».

Taormina snocciola dati e informazioni come fosse un sismologo ma la sua preparazione è di tutt’altra estrazione: il fondatore di I.Co unisce al suo impegno nel campo della prevenzione rischi una formazione in economia internazionale e 15 anni di esperienza in multinazionali del comparto elettronico. Quanto basta per mettere a punto un elettrodomestico salvavita.

Quando il sensore dell’apparecchio legge la prima onda, il sistema inizia a lampeggiare e suonare. Ma come riesce a distinguere un terremoto da una semplice vibrazione causata da un mezzo pesante che passa per strada, ad esempio? «Qui entrano in gioco – spiega l’ideatore – la tecnologia e il know-how che abbiamo messo a punto. Il sistema lavora sulle frequenze e non sulle vibrazioni. Abbiamo condotto test sulle banchine delle stazioni ferroviarie dell’alta velocità e l’allarme non si attivava proprio perché le vibrazioni sono una cosa, le frequenze un’altra».

Per colpa delle frequenze non percepite o mal interpretate, 5 mila persone in Italia dal 1968 ad oggi hanno perso la vita. L’allarme ideato dalla I.Co funziona anche in condizioni critiche, ad esempio in assenza di corrente elettrica, ed è in grado di registrare e inviare dati alla piattaforma confingurata dall’azienda di Rimini, proprio come un social network raccoglie informazioni dai singoli utenti. Tra queste figurano anche i danni strutturali causati all’edificio in cui l’impianto è installato e che non sempre sono visibili a occhio nudo. Il sistema, quindi, avverte l’abitante se sia il caso o meno di rientrare in casa o in ufficio se la struttura è considerata non sicura.

Un’innovazione non da poco se si pensa che nel mondo, escludendo il Giappone che ha una solida cultura della prevenzione del rischio terremoti, le abitazioni da proteggere ammontano a circa 1 miliardo e 200 milioni. In Italia sono circa 58 milioni le unità abitative da monitorare e quelle costruite prima del 1974 – anno della prima legge nazionale antisismica basata su criteri tecnico-scientifici – rappresentano il 60% del patrimonio edilizio nostrano.

La Penisola è tra i territori più attivi a livello sismisco. Solo negli ultimi 30 giorni l’Istituto Nazionale di Geologica e Vulcanologia (INGV) ha registrato 175 eventi sismici. «Voglio che questo sistema – conclude Taormina – crei consapevolezza e aiuti davvero le persone a valutare il rischio e le scosse. Per questo abbiamo deciso di venderlo a un prezzo basso e di crearlo con la stessa filosofia dei sistemi a rete». E cioè quella filosofia per cui tutti dovrebbero ricevere informazioni sui rischi ambientali, condividendo dati essenziali.

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