HANDS ON THE GROUND

Il paradosso del Potere, averlo e non essere preparati a esercitarlo

È un lavoro complesso che non insegnano all’università. L’unica formazione che si ha sull’autorità e l’autorevolezza è quella dei nostri capi, soprattutto all’inizio della carriera. Quando dovremmo apprendere il valore dell’umiltà, del rispetto e della credibilità

Pubblicato il 06 Lug 2017

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Francesca Ungaro ha scritto, nel suo nuovo blog In Luce (che vi invito a leggere), un interessantissimo post dal titolo “Il Potere può danneggiare il cervello e far ammalare le Relazioni“.

E’ uno spunto di riflessione per chiunque ricopra ruoli di responsabilità all’interno di un’organizzazione.
Semplificando al massimo (Francesca mi perdonerà), sembrerebbe che tutto stia nel “paradosso del Potere”, ossia quando si detiene il potere, si perdono alcune delle capacità necessarie per ottenerlo, perchè il leader perde progressivamente empatia verso gli altri. Accade che un leader prova sempre più difficoltà a capire cosa stiano provando le persone con cui interagisce. Ciò comporta una perdita di autorevolezza, un maggiore esercizio dell’autorità, perché in fin dei conti l’opinione altrui non è più indispensabile.

Questo post va letto da chi ricopre ruoli di responsabilità e dai collaboratori. Credo sia illuminante ed aiuti a capire alcuni comportamenti nostri o dei nostri capi.

In questi giorni, ho ricevuto pareri fortemente contrastanti su quello che scrivo in questo blog. Da una parte, ho ascoltato critiche sull’opportunità di parlare in maniera così schietta di ciò che mi accade sia nella sfera personale che professionale. Dall’altra, ho ricevuto apprezzamenti (fortunatamente molto maggiori) per aver avuto il coraggio di parlare delle difficoltà che un imprenditore incontra, di come non sia tutto rose e fiori, di quanto la sfera privata, psicologica e professionale siano intricate e connesse tra loro.

Non so se alcune cose scritte in questo blog abbiano davvero indisposto qualcuno (se così mi spiace e me ne scuso), ma ho sempre creduto che sia necessario un esercizio di umiltà per poter rimanere con i piedi per terra, così come ho sempre creduto che certe cose (belle o brutte che siano) vadano dette e affrontate senza remore. Ho sempre creduto che dire “va tutto bene” non sia sempre necessario e sano. Credo che sia importante saper dire apertamente “non va affatto bene”. Imparare a farlo non è esercizio da poco.

Mantenersi con “i piedi per terra”

Francesca suggerisce quanto sia fondamentale “restare consapevoli delle proprie radici e cercare di non sentirsi potenti” oltre che “mantenere rapporti stretti con qualcuno che sia capace di farci mantenere “coi piedi per terra”“. Sto utilizzando questo blog per entrambi i fini, nella speranza che chiunque decida di fare impresa trovi gli elementi per fare una scelta consapevole e spunti per non commettere gli stessi errori. Fortunatamente, finora ho anche avuto chi è stato capace di farmi rimanere con i piedi per terra.

In siciliano si dice “U cumannari è miegghiu do futtiri“, per i continentali, “il comandare è meglio di fare sesso”. In poche parole, la voglia di potere fa passare tutto in secondo piano. Nessuno lo ammetterà mai, ma per molti è così. Tuttavia, il punto è che in un’organizzazione, un’azienda, una compagnia esercitare il potere è davvero complesso, ma soprattutto è un qualcosa a cui non si è preparati. All’università, non ti insegnano l’esercizio dell’autorevolezza, come fanno con economia aziendale. L’unica formazione che si ha è quella dei nostri capi, della loro stessa capacità di esercitare la leadership. Quella, soprattutto nelle prime fasi della carriera, ci dà l’imprinting… poi (oltre alla formazione, ai corsi…) è l’umiltà, la capacità di affrontare le circostanze, le nostre palle che ci permettono di basare la leadership sul rispetto, sulla credibilità e l’onore (come scrive Francesca).

È tanto facile esercitare l’autorità, perchè “non è necessario convincere gli altri della qualità delle proprie scelte”, ma giova davvero alla causa?

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