FUTURO PROSSIMO

Brain-computer interface: le promesse di Elon Musk con Neuralink e la questione etica

La startup Neuralink di Elon Musk continua a fare annunci sulla possibilità di installare sensori direttamente nel cervello. La tecnologia brain-computer interface potrebbe in futuro curare cecità e depressione e aprire nuove strade alla comunicazione tra umani. Ma è troppo presto e sono ancora numerosi i dubbi etici

Pubblicato il 09 Ott 2020

Neuralink

Neuralink, la startup delle polemiche. Come spesso succede ogni volta che c’è di mezzo l’esuberante Elon Musk.

Tramite dispositivi indossabili come smart watch o visori per la realtà virtuale possiamo oggi controllare i messaggi, rispondere a una telefonata, sapere esattamente quanti passi abbiamo fatto o i valori della nostra frequenza cardiaca. Ogni cosa viene controllata tramite una serie di sensori che, collegati direttamente al corpo, ne monitorano silenziosamente i parametri biometrici. Alla fine della giornata, però, tutto si spegne: togliamo l’orologio, disattiviamo il contapassi o gli auricolari bluetooth, e possiamo smettere di preoccuparci.

Se oggi i dispositivi wearables possono essere rapidamente rimossi, all’orizzonte si prospetta una connessione ben più intima tra uomo e dispositivo. La tecnologia brain-computer interface (BCI), infatti, apre le porte alla possibilità di installare sensori direttamente nel nostro cervello. Tramite una vera e propria operazione chirurgica una serie di elettrodi viene collegata ai neuroni in diverse aree del cranio, in modo da misurarne direttamente l’attività. Le conseguenze potrebbero essere rivoluzionarie, così come le implicazioni etiche di questo nuovo sistema a metà tra scienza e fantascienza.

Il progetto di Neuralink, la startup di Elon Musk

Le potenzialità in campo medico e neurologico della tecnologia BCI non sono sfuggite al radar di Elon Musk, multimiliardario Ceo di Tesla e SpaceX.  Fondata nel 2016, la sua startup Neuralink punta a creare dispositivi collegabili al cervello e installabili da un medico nel giro di un’ora. 

In questo modo Neuralink mira a curare disturbi visivi, uditivi e neurologici, ma anche problemi di insonnia o depressione. L’obiettivo a breve termine è però fare in modo che i pazienti paralizzati possano controllare computer e dispositivi mobili solo con la mente. 

Come fa notare la MIT Technology Review, però, nei suoi quattro anni di attività la compagnia non è riuscita a sviluppare soluzioni pratiche in grado di risolvere problemi neurologici. 

Lo scorso 28 agosto ha fatto discutere un grande evento in cui Neuralink prometteva di dimostrare la funzionalità della sua interfaccia applicata su un “cervello vivente”. Una volta cominciata la presentazione, i partecipanti hanno scoperto che i soggetti dell’esperimento erano maiali, non umani, e sono stati sollevati dubbi in merito all’effettivo contributo dato dalla dimostrazione alla ricerca in campo neurologico. 

Durante l’evento Neuralink ha anche presentato il modello più avanzato del proprio impianto: un sensore circolare simile a una moneta e spesso circa 8 millimetri – come il cranio umano – che contiene al suo interno tutto il labirinto di connessioni necessarie per trasmettere le informazioni ricevute dall’attività cerebrale. Tramite una serie di elettrodi infatti il dispositivo comunica direttamente con circa 1.000 neuroni, ma Musk ha detto di voler presto moltiplicare la cifra di “10, 1.000, 10.000 volte”. La batteria dura circa 12 ore, e deve essere ricaricata via wireless.

L’installazione dell’impianto nella corteccia cerebrale avviene tramite un robot di precisione che, secondo Musk, sarebbe capace di completare l’operazione in meno di un’ora e senza bisogno di anestesia generale, in modo che il paziente possa tornare a casa il giorno stesso. Il dispositivo dovrà anche essere facile da rimuovere, in modo da poter essere sostituito quando ci saranno aggiornamenti e sviluppi rilevanti.

Tutto, per ora, è soltanto un progetto: l’evento di agosto è servito principalmente per attrarre personale di valore e per iniziare a comunicare il messaggio principale, ma i dispositivi di Neuralink sono ancora in fase embrionale. Secondo la Harvard Business Review, Musk ha promesso di avviare i test su esseri umani entro la fine del 2020. Sarà il punto di svolta?

Il futuro tra etica e tecnologia

Le possibilità a lungo termine dei dispositivi BCI vanno oltre la nostra immaginazione: conversazioni telepatiche, possibilità di immergersi completamente in mondi virtuali, scambio reciproco di sentimenti e comunicazione diretta con i sistemi di realtà virtuale sono solo alcune tra le cose che gli scienziati immaginano di poter far diventare realtà. 

I dubbi, in ogni caso, sono ancora tanti, e rimangono da chiarire gli aspetti etici della questione. Uno dei grandi problemi sarà senza dubbio la privacy, con tutte le incognite portate dalla necessità di gestire una mole immensa di dati estremamente sensibili. Le informazioni raccolte tramite i sensori cerebrali diventeranno merce di scambio? Saranno accessibili a governi, autorità, o agenzie di marketing? Con che conseguenze per i consumatori?

Nei piani di Musk, poi, il dispositivo di Neuralink non si limiterebbe a leggere l’attività cerebrale di un soggetto, ma potrebbe anche controllarla attivamente in modo da risolvere o attenuare problemi come ansia, depressione o cecità. La frontiera finale è il raggiungimento della perfetta integrazione tra uomo e intelligenza artificiale. Quale sarà il prezzo della rivoluzione?

Considerando che probabilmente nessuno di questi scenari diventerà realtà nel breve termine, tutte le domande sono destinate a rimanere a lungo senza risposta. 

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Laura Loguercio
Laura Loguercio

Primo ho studiato Filosofia, poi ho scoperto il mondo del digitale. Scrivo di società, ma con un occhio per l’innovazione.

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