TELELAVORO

Dell, via la metà dei dipendenti dagli uffici

Il founder dell’omonima casa produttrice di pc ha deciso: 7.000 impiegati lavoreranno da casa. Una scelta “eco-friendly” che consente risparmi aziendali. Ma tra i player della new economy i punti di vista restano contrastanti

Pubblicato il 25 Nov 2013

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Le decine di migliaia di dipendenti di aziende tecnologiche che ogni giorno finiscono intrappolate nel traffico della Silicon Valley sanno con chi prendersela: Marissa Mayer di Yahoo e Meg Whitman di HP hanno richiamato di forza nei posti di lavoro migliaia di dipendenti che svolgevano le loro mansioni da casa. Ma d’ora in poi i pendolari hanno un nuovo santo patrono: Michael Dell, fondatore dell’omonima casa produttrice di computer, che non li vuole più in ufficio.

Come parte di un piano chiamato “2020 Legacy of Good”, l’imprenditore ha deciso che metà dei suoi 14.000 dipendenti a Round Rock resti nella propria abitazione e svolga da lì le mansioni quotidiane. Attualmente, ha spiegato ai giornali specializzati Trisa Thompson, vice presidente del settore Corporate Responsibility di Dell, il 20% degli impiegati fa il telelavoro.

Come fanno notare gli esperti, uno dei vantaggi per Dell consiste nel fatto che vende alle aziende numerose attrezzature IT atte a supportare chi lavora da remoto o in mobilità. Ma c’è da tener conto che, ribadisce la Thompson, aver aumentato l’anno scorso la quota di lavoratori da remoto ha contribuito a far risparmiare all’azienda circa 14 milioni di dollari. Risparmi decisamente utili a una company che da tempo non naviga in buone acque: proprio a causa della permanente crisi, ad agosto 2012 Michael Dell ha proposto al cda un buyout (cioè l’acquisto delle azioni) con conseguente delisting, ovvero l’uscita dalla Borsa. Trattative culminate a settembre scorso con il via libera degli azionisti di Dell all’offerta da 25 miliardi di dollari del fondatore insieme con il fondo Silver Lake.

Ma oltre ai risparmi che, in una situazione come questa sono quanto mai necessari, Dell punta sul telelavoro anche per motivi ecologici. Secondo la top manager Thompson, non prendendo più mezzi privati o pubblici, i lavoratori contribuiranno a un forte abbassamento di CO2 nell’atmosfera.

Un caso analogo, sempre negli Usa, è quello di Automattic, società che gestisce la popolare piattaforma di blogging WordPress e che sta inaugurando un nuovo modo di lavorare all’insegna della flessibilità: ha circa 200 dipendenti sparsi per il mondo e dotati di un bonus per decorare casa come se fosse l’ufficio, organizza periodici viaggi aziendali in ogni parte del globo per settimane di gruppo all’insegna della conoscenza “live” e ha abolito del tutto dell’uso dell’email, sostituite da commenti sulle chat rooms, dai video su Google Hangout e dai post sui blog.

Scelte, quelle di Dell e Automattic, in netta controtendenza rispetto a Yahoo, che da giugno ha richiamato tutti i telelavoratori in ufficio. In una circolare interna all’azienda, voluta dal ceo Marissa Mayer, si sostiene che “lavorare in ufficio favorisce il brainstorming tra i colleghi. Alcune delle migliori idee emergono chiacchierando nei corridoi o al bar, incontrando nuove persone e improvvisando meeting fra colleghi”. Chi non ha accettato di rientrare tra i ranghi ha dovuto acconsentire al licenziamento.

Da uno studio pubblicato dai professori della Stanford University, emerge che il telelavoro riduce del 50% per cento la possibilità di una promozione e quindi di rientrare in ufficio. Ma i pareri in proposito restano contrastanti, e diverse le scelte strategiche delle aziende.

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