Dai Pc assemblati alla stampa 3D. Cerco un modello di azienda virtuale

Maurizio Mambrin, fondatore di Marvel 1901, laboratorio di sperimentazione nel contesto tecnologico, economico e sociale del RepRap Project, spiega l’originalità di un progetto di impresa capace di dialogare con il momento storico di trasformazione che stiamo vivendo

Pubblicato il 30 Ott 2013

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Maurizio Mambrin

A Paratissima, l’evento di arte e design che si tiene a Torino dal 6 al 10 novembre, sbarca la Move Machine 0.1, novanta tessere modello tetris in Pla, una plastica biodegradabile ottenuta dal mais, che compongono un puzzle-scultura tridimensionale (180 x 90 x 3 cm) dell’opera dei primi del Novecento “Man Walking at ordinary speed”, realizzata dal fotografo inglese Eadweard J. Muybridge, animata con la tecnica dell’ombrocinema. L’installazione 3D fa parte di un progetto di produzione seriale (nove opere-prototipi da realizzare in un anno) di Maurizio Mambrin, imprenditore seriale quarantenne e fondatore di Marvel 1901, laboratorio di sperimentazione nel contesto tecnologico, economico e sociale del RepRap Project.

Come è nata l’idea di Move Machine 0.1?
L’idea è quella di realizzare elementi di spettacolarizzazione, intrattenimento, didattica senza l’impiego di tecnologie audiovisive, ma con tecniche che si rifanno all’illusionismo e al cinema delle origini. Un progetto di impresa a basso impatto economico e ambientale, capace di dialogare con il momento storico di trasformazione che stiamo vivendo. Nell’arco di un anno ho sperimentato diverse tecniche, dal kirigami all’intreccio di corde, poi alcuni mesi fa, seguendo un percorso di costante ricerca e sperimentazione di soluzioni realizzative, sono arrivato alla scheda Arduino e da questa al progetto RepRap. Nei prossimi mesi adatterò linguaggio e contenuti della mia produzione alle potenzialità delle stampanti 3D che diverranno il mio unico strumento di produzione, insieme al PLA che sarà la sola materia utilizzata. Una scelta che non è dettata dalla convinzione che siano in assoluto e tecnicamente il meglio, ma perché m’interessa porli come caratteristica e marchio di fabbrica. E’ stimolante riprodurre effetti di intrattenimento nati con la terza rivoluzione industriale, grazie a un mezzo di produzione che potrà un giorno essere ricordato come avanguardia di una nuova rivoluzione e che già oggi in qualche modo, apre scenari di autoproduzione su misura quale alternativa alla standardizzazione del consumo di massa.

Perché hai deciso di presentare questo progetto proprio a Paratissima?
L’occasione si è presentata casualmente, visto che accompagnerò l’eliografia Rossi di Torino che vanta oltre 60 anni di storia, tra artigianato, tecnica e tecnologia e supporta il progetto Marvel 1901 sin dalla nascita. Un evento di arte e design autoprodotto, come Paratissima, mi sembrava il contesto migliore per raccontare, nell’arco di tre giorni, l’intero processo produttivo di una delle mie pareti animate, facendo vedere la stampante 3D all’opera per completare in loco l’installazione. Si tratta di un’esemplificazione dell’evoluzione, come superamento delle attuali tecniche di stampa che hanno visto l’eliografia, attraverso sei decenni, andare da una tecnica flessibile e personalizzata a una tecnologia sempre più standardizzata, a supporto delle grandi imprese di costruzione, per tornare oggi alla ricerca di soluzioni capaci di interpretare le esigenze di un mercato sempre più desideroso di interagire con il processo produttivo, quale quello tipico di arredatori e designer.

Da imprenditore seriale ti sei già fatto un’idea del modello economico di un progetto di questo genere?
Penso a un’azienda virtuale in cui si incrociano modelli open source con modelli di rete/diffusione virale e che punta a utilizzare l’innovazione per rivoluzionare il processo produttivo ed economico, creando delle figure capaci al tempo stesso di essere divulgatori, distributori e produttori con una capacità di interlocuzione specifica al loro contesto per restituisce all’iniziativa sia un respiro globale che un approccio locale. Oggi chi ha speso trecento dollari per una stampante RepRap ha investito tempo e denaro per montarla e capire come farla funzionare per stampare poi tazzine, braccialetti e anelli. Molti stanno cercando di dare un senso economico a tutto questo, vendendo RepRap a loro volta. Il mercato della stampa 3D avrà uno sviluppo nei prossimi due anni del 45% anno per poi decollare definitivamente e buona parte di questo mercato è in mano a ragazzi e operatori che vi approdano in cerca di sviluppo e futuro. Con Move Machine 0.1 propongo un modello da sperimentare: i reprapisti potranno scaricare dal sito www.marvel1901.com i gcode (i file 3D – n.d.r.) per stampare e realizzare il puzzle tridimensionale animato. La realizzazione richiede circa un chilo di Pla e 200 ore di stampa per un costo complessivo nell’ordine dei 60 euro. A questo punto te lo metti in casa, lo vendi in un negozio, oppure ci arredi il tuo locale. Unico vincolo la riproduzione del marchio Marvel, in caso di esposizione pubblica o sfruttamento commerciale, e il riferimento alla sperimentazione ‘Unico e replicabile’. In questo momento mi interessa far conoscere il progetto. Seguiranno altre otto opere di questo genere che saranno presentate in altri contesti, come le stazioni ferroviarie, gli aeroporti, i centri commerciali e via discorrendo. A questo punto scatterà la fase due dove Marvel 1901 non fornirà più solo degli oggetti, ma un vero e proprio kit con aggiornamenti e sviluppi che consentirà a una community di qualche migliaio di persone di avviare un’attività a un costo estremamente contenuto, entrando a far parte di una grande rete di produzione/distribuzione che si reggerà su logiche di revenue condivise e donazioni.

Come sei arrivato a questo progetto?
Ho iniziato vent’anni fa, erano i tempi dei pc assemblati, dei provider indipendenti, dei software liberi, per me quelli di Projet Xanadu, Literaly Machine e Story Space. Il mondo sembrava non volere altro e la finanza si vestì da fatina dei denti per realizzare tutti i nostri sogni. Come molti reduci di quel periodo, ho trascorso i vent’anni successivi a immaginare progetti tanto fantasiosi, quanto fine a se stessi, nella speranza di ricreare quell’alchimia. Vent’anni per riconoscere in quella fatina il vampiro compulsivo e bulimico di cui ero diventato complice cacciatore di sogni, mentre intorno a me l’Ict invecchiava nel suo appellativo giornalistico di “nuove tecnologie”, trasformandosi da ultima frontiera dello sviluppo a terreno lottizzato della finanza marchettara. Circa un anno fa, ‘nel mezzo del cammin di nostra vita’ come direbbe il Sommo Poeta, ho deciso di abbandonare tutto questo e operare una violenta riconversione delle mie professionalità, tornando idealmente ‘là dove tutto è iniziato’, alla fine dell’Ottocento. Prima della tecnologia, quando la tecnica trionfava nelle esposizioni universali e illuminava le pagine dei libri di Jules Vernes, attraverso la lanterna magica di Georges Méliès, creando l’immaginario collettivo che avrebbe condotto, nel giro di sessant’anni, l’uomo sulla luna e, in un secolo, fino a noi”.

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