Il reportage

Smau, le 7 startup più interessanti e promettenti

Tra gli stand della fiera c’erano le anime dell’innovazione made in Italy. Solo alcune però sono le nuove realtà imprenditoriali con buone possibilità di crescere: quelle che sanno intercettare le esigenze di Pmi, artigiani e professionisti. E che possono riportare il Paese sulla buona strada

Pubblicato il 28 Ott 2013

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Startup digitali, makers, inventori, spinoff universitari, piccole società di servizi per le imprese. Passeggiando tra gli stand dell’area startup di Smau 2013, IBX (Innovazione per il Business Expo), si potevano trovare tutte le anime dell’innovazione made in Italy. Solo alcune però erano le nuove realtà imprenditoriali innovative con buone possibilità di crescere e di non scomparire nel giro di due-tre anni. Tra le più promettenti presenti al Salone ne abbiamo scelte sette e vi raccontiamo chi sono e cosa fanno.

Cominciamo con una attiva nell’ambito e-commerce: Giftbl, una piattaforma di commercio elettronico nata con l’obiettivo di rispondere alla domanda: “Che regalo faccio?”. Il sistema, ideato da due ragazzi di Firenze, non suggerisce idee a chi deve fare un dono ma ribalta la prospettiva e rende protagonista il destinatario. Ecco come funziona. Il donatore sceglie il budget e una categoria di oggetti (libri, abbigliamento, salute & bellezza…) che potrebbe piacere a chi riceve il regalo. A quel punto il sito invia una notifica al ricevente chiedendogli di scegliere il proprio omaggio in mezzo a una serie di prodotti in linea con le opzioni selezionate dal donatore ma di cui ovviamente non è mostrato il prezzo. I potenziali doni sono visualizzati su una pagina web o sullo smartphone tramite la app. Una volta fatta la scelta, all’autore del regalo non resta che pagare e la transazione è completata. Al momento Giftbl, il cui nome ricalca il termine inglese “giftable”, è integrato con vari cms di e-commerce presenti sul mercato ed è integrabile anche all’interno di shop online e siti di privati che vogliono offrire questa funzionalità ai propri clienti. “Il nostro prossimo obiettivo – dice a EconomyUp.it Francesco Pisano, uno dei fondatori – è quello di abilitare la possibilità di fare regali di gruppo”.

Un’area di sviluppo in cui si concentrano molti dei giovani innovatori italiani è la mobilità sostenibile. Noi siamo rimasti colpiti in particolare da due startup. Una è Zehus, uno spinoff del Politecnico di Milano partecipato dal gruppo M31, che ha realizzato Bike +, una tecnologia innovativa per dare assistenza elettrica alle bici. Il congegno, che si monta sulla ruota posteriore di una qualsiasi bicicletta, riduce del 30% la fatica di chi pedala e non ha bisogno – ed è questa l’innovazione più importante – mai di essere ricaricato perché riesce a recuperare sufficiente energia dal movimento del ciclista. Inoltre il sistema, che sarà in commercio dal 2014, può essere collegato in bluetooth con il proprio smartphone mediante un’app che permette di regolare tutti i parametri della bici e della pedalata assistita.

L’altra realtà della smart mobility a cui abbiamo guardato con interesse è Taxinsieme, un sistema di taxi pooling (o, se preferite, taxi sharing) inventato da tre ragazzi di Bari. Indicando sul sito web o sull’applicazione per iOS e Android (attiva a breve) il punto di partenza e di arrivo, l’orario e la data della corsa, la piattaforma aiuta a trovare persone con cui condividere il tragitto e risparmiare. Una soluzione ormai diffusa per le automobili ma ancora poco sperimentata per quanto riguarda il pagamento del taxi.

Tra i makers presenti al Salone non sono passati inosservati i ragazzi di WASProject, che si dichiarano sognatori intenzionati a cambiare il mondo costruendo case in argilla a bassissimo costo con le stampanti 3D. La startup è l’unione di intenti tra l’azienda CSP di Massimo Moretti, con sede a Massa Lombarda (Ravenna), e un gruppo di sei (allora) studenti di design dell’ISIA di Faenza. Per realizzare il progetto delle abitazioni in argilla c’è bisogno però di risorse. E per autofinanziarsi, la startup sviluppa e mette in vendita una propria stampante 3D, la Powerwasp, una piccola “personal fab” per l’autoproduzione di oggetti capace anche di fresare. Se la vendita di questa e delle altre printer 3D che hanno realizzato dovesse procedere bene, c’è da scommettere che il sogno di realizzare una stampante di grandi dimensioni in grado di stampare casette d’argilla vivibili potrà trasformarsi in realtà.

Passando dagli artigiani digitali a quelli 1.0 (falegnami, idraulici, imbianchini…), vale la pena di menzionare JoinJob, una piattaforma per offrire e richiedere servizi e lavoretti di tutti i tipi. Si va dal montare i mobili alla cura del giardino fino alle pulizie di casa: insomma, tutti quei lavori da una giornata per cui non sempre è facile trovare persone disponibili immediatamente. Il network, che per il momento si focalizza su Roma per poi allargarsi anche al resto del territorio nazionale, permette ai richiedenti di mettere annunci, scegliere tra le offerte disponibili, effettuare i pagamenti e lasciare un feedback sulla qualità del servizio fornito. Il tutto, senza dare un centesimo a JoinJob. Saranno i jobber (chi si candida a prestare il servizio) a lasciare una fee alla piattaforma ogni qual volta una transazione va in porto. “Entro Natale lanceremo l’app per smartphone”, spiega Valerio De Simone, uno dei co-founder.

Ma essendo lo Smau un salone dedicato essenzialmente al b2b, non potevano mancare le startup che si dedicano a fornire soluzioni alle aziende. Novigo Technology, spinoff dell’Università di Genova, ha realizzato SoNovo, un software destinato alle Pmi manifatturiere che permette da un lato di gestire e misurare le performance aziendali attraverso sofisticati strumenti di analytics e, dall’altro, di ottimizzare la produzione mediante sistemi predittivi. Alessandro Ghio, ceo e cofondatore, fa un esempio pratico: “Prendiamo un’impresa di mobili che deve produrre una libreria: con questa piattaforma può risalire al trend di vendite e capire se è il caso di produrre on demand. Allo stesso tempo può capire quanti pezzi produrre, come, con quali materiali, che strategie di distribuzione adottare e così via”.

Una startup che invece si dedica a una categoria poco incline all’innovazione tecnologia – quella dei parrucchieri – è Eunova. Questa giovane società milanese ha progettato Harika, una piattaforma pensata tanto per i coiffeur quanto per i loro clienti. Si tratta di una sorta di social network in cui chi deve tagliarsi i capelli può trovare il proprio parrucchiere ideale guardando direttamente le foto delle acconciature realizzate dagli hairdresser presenti sulla piattaforma. I parrucchieri, dal canto loro, hanno la possibilità di farsi promozione mediante il network e di avere un software attraverso il quale monitorare le richieste e le spese dei clienti e gestire le risorse umane.

Sembra insomma che le startup dimostrino maggiore sensibilità rispetto al passato nell’intercettare le esigenze delle Pmi, degli artigiani e dei professionisti, ovvero dell’ossatura del sistema produttivo italiano. Se qualcuna di queste promesse sarà mantenuta, vorrà dire che il Paese è sulla buona strada.

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