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Lightstreamer, il software made in Italy che piace alla Nasa (e alla Borsa del Bhutan)

La società, che produce piattaforme per l’invio dati in real time su Internet, ha conquistato clienti in tutto il mondo puntando anche sull’italianità della proposta. “Sebbene il 95% dei clienti sia all’estero, restiamo qui per ragioni affettive”. Ecco com’è nata e come sta crescendo

Pubblicato il 25 Gen 2016

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Mauro Fantechi e Alessandro Alinone, co-ceo di Lightstreamer

Il concetto di made in Italy può applicarsi anche ai software? I fondatori di Lightstreamer, un’azienda italiana che realizza piattaforme per invio dati in real time su Internet, lo hanno usato come strumento di comunicazione per dieci anni. Ed è probabilmente anche grazie a questo che la software house, che ha sede a Milano all’interno del business center Copernico, è riuscita a commercializzare il proprio prodotto in tutti e cinque i continenti, dai Paesi più grandi come gli Stati Uniti fino a quelli di cui si sente parlare raramente come il Bhutan, che ha richiesto la licenza del software di Lightstreamer per la propria Borsa finanziaria.

Il prodotto è un software per l’invio di dati che cambiano nel tempo. “È una tecnologia ‘push’ per cui non sono i client dell’utente finale richiedente a interrogare il server che fornisce i dati sulla presenza di aggiornamenti, ma è il server stesso a ‘spararli’ quando ci sono”, spiega Alessandro Alinone, co-ceo e co-fondatore di Lightstreamer (insieme a Mauro Fantechi e Giampaolo Vianello). “Se si interroga, per esempio, il server ogni 5 secondi, ma il dato cambia ogni 20 secondi, si spreca banda anche se non cambia niente: un costo in più, che riduce la qualità del servizio e senza il dato in tempo reale”.

Le applicazioni concrete di questa tecnologia sono numerose: nel trading online ci sono moltissimi operatori che la utilizzano per ricevere in real time sui propri terminali; nel mondo dei media le televisioni possono adoperarla per fornire aggiornamenti su televoto, applausometro e altri servizi; nell’aerospazio se ne può avere bisogno ad esempio per avere in tempo reale la telemetria della Stazione spaziale internazionale; o ancora, nel gaming per ricevere informazioni sulle scommesse e per interagire con i casino online.

Tra i clienti della società italiana spiccano nomi come Nasa, Morgan Stanley, Bank of America, Ubs, Société Générale, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Sky, Rai e Bwin. La società di consulenza strategica Gartner nel 2012 ha definito Lightstreamer (che dal 2004, anno in cui è stata fondata, fino all’ottobre del 2015, si chiamava Weswit, mentre Lightstreamer era solo il nome del prodotto) “Cool vendor” e i due co-ceo affermano di essere tra i “leader mondiali in termini di quote di mercato tra i competitor commerciali”.

Il software e l’azienda sono nati dall’osservazione di un bisogno esplicito. “Nei primi anni del 2000 io lavoravo nel system integrator Par-Tec, di cui Mauro Fantechi era socio, e progettavo piattaforme di trading online per banche italiane: l’esigenza dei clienti era ricevere dati in tempo reale”, racconta Alessandro Alinone, 44 anni, ingegnere informatico con studi di management alla Bocconi. “In quel momento il sistema utilizzato per questo genere di cose era Java Applet, che però aveva un mare di controindicazioni”. E dal bisogno alla creazione di una startup ad hoc, il passo è breve: “Quando eravamo in Par-Tec, abbiamo lavorato a una soluzione basata sulla tecnologia push e abbiamo gestito lo ‘spinoff’ fondando una società apposita e mettendo il software sul mercato”, dice Mauro Fantechi, 52 anni, che può essere considerato l’imprenditore seriale in casa Lightstreamer, avendo partecipato in carriera alla fondazione di sei società.

Nei primi otto-nove anni di vita, fino al 2012, Lightstreamer (che ha un team di circa dieci persone) è cresciuta anno su anno. Poi, dal 2013 a oggi, si è via via stabilizzata e ora viaggia intorno a 1,6 milioni di euro di ricavi, che è all’incirca il fatturato con cui la società conta di aver chiuso il 2015.
Noi agiamo in una nicchia di mercato autofinanziandoci l’attività di ricerca e sviluppo senza ricorrere all’aiuto di investimenti esterni”, afferma Fantechi. “Paradossalmente, nonostante la tecnologia del push di dati abbia 15 anni di vita, è ancora viva e deve ancora esplodere – secondo gli esperti come Gartner – in termini numerici: il potenziale cioè non è ancora stato espresso a pieno, è in perenne startup concettuale”.

In prospettiva, sarà l’Internet delle cose ad avere sempre più bisogno di scambio di dati in tempo reale. “È possibile che la domanda aumenti, e noi ci stiamo attrezzando”, dicono i ceo. “Ma prima il mercato dovrà essere inondato di sensori IoT e non è ancora così”. Nel frattempo, i fondatori di Lightstreamer lavorano a differenziare il prodotto in modo da avere delle focalizzazioni più specifiche a seconda del campo di applicazione e si preparano a “far girare” il loro prodotto anche con altri standard di messaggistica. Il tutto, restando in Italia. “Anche se il 95% dei nostri clienti è all’estero, rimaniamo qui per ragioni affettive”. Altrimenti, parlare di software made in Italy sarebbe meno appropriato.

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