Che cosa chiedono gli imprenditori ai governi del G20 per crescere?

In vista dell’incontro a San Pietroburgo, Enst&Young ha pubblicato una ricerca condotta su 1.500 imprenditori operanti nei Paesi del G20 che, per imboccare la strada della crescita, chiedono creazione di posti di lavoro e azioni comuni tra governi, istituzioni, imprese e società

Pubblicato il 03 Set 2013

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In vista del G20 del 5-6 settembre 2013 a San Pietroburgo, EY ha pubblicato l’EY G20 Entrepreneurship Barometer 2013, risultato di una survey condotta su più di 1.500 imprenditori (di cui 55 italiani) che operano nei Paesi del G20 finalizzata a far emergere le azioni prioritarie che il mondo pubblico e il mondo privato dovrebbero attuare sinergicamente per imboccare la strada della crescita. Al primo posto si colloca la creazione di posti di lavoro, accompagnata da un cambiamento culturale che promuova azioni comuni tra governi, istituzioni, imprenditori e società.

Focus Italia

Il Barometer classifica i 20 Paesi per 5 temi considerati da EY pilastro per la crescita:

· accesso ai finanziamenti (l’Italia si posiziona 19°)
· cultura imprenditoriale (13°)
· regolamentazione e tassazione ( 18°)
· istruzione e formazione (13°)
· supporto coordinato tra le istituzioni pubbliche impegnate nel favorire e sostenere l’imprenditorialità all’interno di un Paese (19°)

Solo il 27% degli imprenditori sostiene che l’Italia abbia una cultura che supporti il mondo imprenditoriale, portando ad esempio la debolezza o la scarsità di sinergie, investimenti in ricerca e sviluppo, approccio innovativo, formazione, modelli vincenti, regolamentazione in tema di tassazione. L’Italia risulta sempre più è esposta alla competitività rispetto ai Paesi a rapida crescita, come la Cina, ma si trova anche a gestire ostacoli interni: un business in Italia implica costi più alti della media, i finanziamenti sono difficili da assicurare, il sistema delle tasse è notevolmente complicato.
Solo il 5% degli intervistati italiani ritiene che l’accesso al credito sia facile da ottenere, rispetto al 24% che rappresenta la media degli altri paesi del G20. Inoltre gli imprenditori esprimono la necessità di riformare il sistema della tassazione in Italia, con il fine di supportare sul lungo periodo gli investimenti nel Paese. Le spese in ricerca e sviluppo risultano più basse rispetto alla media degli altri paesi del G20, mostrando una forte debolezza in tema di innovazione. Rispetto al sistema educativo, l’Italia spende il 4,6% del PIL, a fronte di una media del 4,8%, ma secondo gli intervistati non fornisce abbastanza expertise e specializzazione necessarie ad ottenere dinamicità e sviluppo.

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