NO PROFIT

Quando il made in Italy è “sociale”, al via Manifesto del terzo settore

Fondazioni di origine bancaria, enti no profit e coop si alleano per promuovere il settore. Morganti (Banca Prossima): “Nasce il crowfunding in salsa italiana”. Guzzetti (Acri): “Il welfare state non c’è più: puntiamo sul social housing finanziato da privati”

Pubblicato il 04 Dic 2013

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A Matera si fa “crowdfunding geneticamente modificato all’italiana”: una raccolta popolare di prestiti per consentire ai cittadini di affiancare la banca nel prestare denaro a progetti no profit che vorrebbero vedere realizzati sul territorio. Con questo sistema nella città della Basilicata gli abitanti contribuiranno al decollo di un Museo delle Arti Applicate chiamato “La Casa di Ortega”: hanno prestato soldi, a un tasso concordato e con la garanzia dell’istituto bancario, e ora si apprestano a vedere concretizzata un’iniziativa a cui tenevano, e in cui ciascuno ha fatto la sua parte. A raccontare questa storia di crowdfunding nuova, anzi antica – “perché un tempo si faceva nelle parrocchie quando il sacerdote raccoglieva danaro dalla collettività per progetti specifici o aiuti a famiglie bisognose” – è stato Marco Morganti (nella foto), amministratore delegato di Banca Prossima, l’istituto del Gruppo Intesa San Paolo che si dedica al no profit laico e religioso, in occasione della presentazione del manifesto “Fiducia e nuove risorse per la crescita del Terzo settore”.

“Esiste un made in Italy sociale – ha proseguito Morganti – che si traduce in questa particolare versione del crowdfunding, ma non solo. Penso per esempio a un’altra iniziativa: 2.500 clienti hanno acquistato le nostre obbligazioni rinunciando a un punto percentuale del tasso di interesse perché sanno che verrà destinato a progetti di solidarietà. Faremo poi un rendiconto per far sapere a ciascuno come è stato utilizzato il suo denaro. Così il terzo settore dimostra di saper resistere alla crisi, perché la macchina continua a funzionare”.

Per farla funzionare sempre meglio è stato appunto lanciato oggi a Roma il manifesto – di fatto un’alleanza aperta a tutti coloro che dispongono di risorse, finanziarie e non, da mettere a disposizione per lo sviluppo del sistema no profit – promosso dal gruppo Intesa Sanpaolo. Primi firmatari sono Acri (Associazione di fondazioni e di casse di risparmio), Fondazione Cariplo, Compagnia di Sanpaolo, Fondazione Cariparo, Fondazione Con il Sud, Forum del Terzo settore, Alleanza cooperative italiane e Banca prossima.

Dall’incontro è emerso il quadro di un settore fondamentale per l’economia italiana, con più di 300mila organizzazioni, 950mila dipendenti, 4,8 milioni di volontari ed entrate pari al 4,5% del Pil (Prodotto interno lordo). Un settore che resta aperto a strumenti innovativi di raccolta fondi ed è deciso a promuovere la nuova imprenditorialità, ma che sente anche il bisogno di rivedere le normative che lo regolano.

Aperto all’innovazione è Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri, per il quale “in un momento di grave crisi che tocca anche il no profit, con una contrazione generale degli investimenti pubblici, occorre mettere in campo nuove forme di finanziamento e di collaborazione tra pubblico-privato che rinnovino la fiducia in questo settore determinante per la crescita economica e civile del Paese. Il welfare pubblico è finito e non tornerà più – ha aggiunto Guzzetti – ma proprio questo ci stimola a trovare nuove risposte a bisogni sociali che continuano ad esistere. Bisogna passare al welfare di comunità in cui pubblico e privato, compreso il contributo diretto dei cittadini, riescano a lavorare efficacemente insieme per il bene comune. Si fonda su risorse private messe a disposizione da una vasta gamma di attori economici e sociali, fra cui le Fondazioni di origine bancaria”. Da tempo Guzzetti sostiene il social housing, ovvero il finanziamento a un’edilizia destinata ai più bisognosi: “una domanda che, in Italia – spiega – non è soddisfatta né dagli alloggi popolari né dai privati e che invece può diventare realtà”. Progetti di questo tipo sono già nati a Milano e Torino.

L’importanza del terzo settore anche in termini occupazionali per i giovani è stata sottolineata dal ministro del Lavoro Enrico Giovannini. “Il terzo settore è una opportunità straordinaria per far capire ai giovani che ci sono opportunità che non conoscono” ha affermato, per poi preannunciare nuove normative a favore del settore. “Nella delega fiscale in discussione al Senato – ha detto il responsabile del dicastero – c’è un riferimento alla revisione della tassazione a fini ambientali: c’è ancora spazio per inserire nel provvedimento anche la dimensione sociale, importante al pari dell’ambiente per la sostenibilità dell’economia italiana”.

Sull’importanza del no profit per incrementare i posti di lavoro si è soffermata la presidente della Camera Laura Boldrini, che in un messaggio ai partecipanti al convegno, ha sottolineato tra le altre cose: “Le statistiche più recenti dimostrano che le imprese sociali, nel decennio 2001-2011, hanno registrato un aumento degli occupati di quasi il 40% e sono cresciute numericamente del 28%”.

“È un percorso fortemente incline all’occupazione – ha ribadito Pietro Barbieri, del Forum nazionale del terzo settore – non più e non tanto in chiave competitiva ma finalizzata al bene comune. Servono però passione, impegno civile e responsabilità”.

Invece Giuliano Poletti, presidente dell’Alleanza delle Cooperative, ha posto l’accento sull’eccessiva burocrazia che frena lo sviluppo delle cooperative sociali. “Si sa che Steve Jobs ha iniziato la sua attività in un garage, e quando lo raccontiamo restiamo tutti ammirati. Se l’avesse fatto in Italia sarebbero piombati nel locale i carabinieri denunciandolo per la violazione di una serie di norme. È chiaro che in questo contesto si fa fatica a crescere”.

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