Hub europei

Perché Berlino piace tanto alle startup

Vivacità culturale, supporti statali e basso costo della vita: la capitale tedesca attira sempre più startupper, venture capitalist e acceleratori. C’è chi parla di Silicon Valley europea. “Ma è un modello non replicabile in Italia” dicono da Digitaly, la community che riunisce gli italiani in Germania

Pubblicato il 14 Feb 2014

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Wired UK l’ha definita “Europe’s hottest startup capitals” e altri ancora “The Next Silicon Valley”. Stiamo parlando di Berlino, la capitale europea che, assieme a Londra, rappresenta la speranza, per il Vecchio Continente, di creare un terreno fertile per poter replicare gli ecosistemi startup della Silicon Valley e di Israele.

In seguito alla caduta del muro Berlino ha subito una profonda trasformazione che ha contribuito all’immigrazione di artisti provenienti da tutto il mondo, attratti da un costo della vita basso e dall’opportunità di usufruire di incentivi governativi verso il settore culturale.

Questa forte vivacità culturale, accompagnata da un costo della vita basso nonché dall’efficienza dei mezzi di trasporto urbani ed extraurbani e da un ambiente multi-etnico in cui vi è la massima diffusione della lingua inglese anche durante gli eventi, ha attratto nel corso degli anni un numero sempre maggiore di startup.

Il successo di Soundcloud ha, poi, attratto la stampa internazionale e ha acceso i riflettori sulla scena berlinese dove hanno cominciato a trasferirsi anche Venture Capital e Acceleratori, come StartupBootCamp.

Noi di EconomyUp.it abbiamo intervistato Silvia Foglia, country manager di Twago e fondatrice, assieme ad Alessandro Petrucciani di Digitaly, la community fatta per gli italiani che si trovano nella capitale tedesca e che li aiuta anche a trovare lavoro nel settore digitale.

Silvia, quale è la percezione che si ha a Berlino, anche tra gli italiani, dell’ecosistema startup del nostro Paese? E, invece, come ci descriveresti la scena berlinese?
Non ho mai fatto startup in Italia, per cui quello che vedo dell’ecosistema startup italiano è visto con occhio “estero”. Sono a Berlino da 4 anni, e posso affermare che così come l’Italia, anche Berlino ha assistito ad un forte sviluppo dell’ecosistema startup proprio in questi ultimi anni. L’ecosistema berlinese è ancora molto giovane e inesperto, stiamo vedendo ora imprenditori alla propria seconda esperienza di startup che stanno portando ai nuovi arrivati esperienza e supporto. Fino a 4 anni fa c’era poco, ora ci sono tante startup nate assieme a tante persone con un minimo di esperienza imprenditoriale. Qui a Berlino hanno giocato un ruolo fondamentale anche le grandi aziende che hanno fatto da polo di attrazione. Fare startup a Berlino è attraente anche grazie ai costi bassi da diverse prospettive. Per una startup uno dei principali vantaggi è che c’è gente proveniente da tutto il mondo. Le startup sono messe nella condizione di attrarre capitale umano estero nel proprio team. Non bisogna poi dimenticare i supporti statali che incentivano fare startup a Berlino: per chi è a Berlino, è più semplice partire con la propria idea di business o, comunque, sopravvivere. Ad esempio, Twago ha avuto un periodo di insolvenza: nei 3 mesi durante i quali eravamo in liquidazione, i dipendenti sono stati pagati dallo Stato e siamo riusciti a far ripartire il business senza perdere il team. Berlino, tuttavia, presenta anche elementi negativi: Per un periodo c’è stato troppo hype; c’è stata tanta gente che ha rappresentato Berlino come la città in cui tutto era facile, come una sicura fonte di successo. In realtà riuscire a trovare opportunità giuste non è molto facile. C’è molta competizione. Molto importanti sono gli eventi; ci sono molti programmi di accelerazione e di incubazione. L’opportunità di imparare la si può cogliere quotidianamente, grazie ad eventi di ogni sorta (anche molto specializzati). Bisogna, però, avere la consapevolezza di cosa si vuole da Berlino.

Assieme ad Alessandro Petrucciani hai fondato Digitaly. Raccontaci di questa iniziativa.
DigItaly Berlin è nato come gruppo chiuso Facebook all’interno del quale, all’inizio, invitavamo i nostri amici. Ora si vuole configurare come ponte tra l’Italia e Berlino. E’ un “punto di appoggio” per gli italiani che arrivano a Berlino. Una volta al mese la comunità di digItaly Berlin si riunisce con l’obiettivo di scambiarsi idee e consigli e fare networking. Ogni incontro è dedicato ad un tema specifico, ma quello che li accomuna è sempre la voglia di condividere l’esperienza e i consigli di chi sta lavorando su un proprio progetto, una startup o ha per esempio già partecipato a programmi d’accelerazione (come questa sera), con chi si sta affacciando a questo mondo.

Prima di lasciarci, un’ultima domanda: Il modello berlinese è, secondo te, facilmente replicabile in Italia?
Sono così tante le variabili e i fattori che hanno permesso a una città come Berlino di essere quello che è in questo momento (e non solo dal punto di vista startup) che secondo me difficilmente potrà essere replicabile. Dal mio punto di vista, sono state proprio anche le persone che la vivono, le persone che da tutto il mondo sono e stanno arrivando a Berlino che l’hanno fatta diventare la città che vediamo oggi. E un punto d’incontro di così tante nazionalità, con una forte natura creativa e innovativa non è facile da ricreare. Ma quello che è possibile fare è creare un dialogo, un esempio a cui guardare, da cui prendere spunto. In Italia vedo inoltre tanta voglia di fare, tanto fermento, tante persone che si stanno muovendo per cambiare tutto quello che sta rallentando lo sviluppo del Paese. Quindi il mio consiglio è di offrire più spazio e dare voce a queste persone: quindi non solo guardare all’estero ma scoprire i talenti presenti in Italia e offrire opportunità e spazio per il rientro di quelli che se ne erano allontanati.

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