Startupbusiness

Innovazione alimentare, adesso parliamo di agromotica

Si parla di food-tech quasi sempre per raccontare storie di startup che rendono più immediato l’accesso al cibo. Ma questo è solo l’ultimo miglio. Per il dopo Expo è strategico pensare anche all’applicazione di tecnologie, hardware e software, alla produzione. Per renderla più efficace, sicura e sana

Pubblicato il 20 Ott 2015

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In un post precedente si è affrontato il tema della relazione tra le tecnologie, il cibo e l’agricoltura. Il tema è chiave ed è uno dei filoni sui quali la nuova ondata di imprese innovative punta, tanto che si parla di food-tech e di come una delle possibili destinazioni del sito del World Expo 2015 di Milano al termine della manifestazione possa proprio essere legata all’innovazione in questo ambito. Si parla di food-tech quasi sempre per raccontare storie di startup che hanno sviluppato piattaforme e modelli che rendono più sociale, più salutare, più immediato l’acquisto e il consumo di cibo, cioè di quello che potremmo definire l’ultimo miglio di questo settore. È questo un aspetto importante ma solo se guardato nel contesto più ampio che comprende anche la parte della produzione, quella che con un neologismo potremmo chiamare ‘agromotica’, quindi l’applicazione di tecnologie, di sensori, di droni, di software alla produzione agricola per renderla più sicura, più sana, più efficace, più produttiva.

E’ un tema fondamentale perché solo partendo da modelli che consentono di produrre in modo migliore, con qualità migliore, di distribuire con maggiore efficacia e mantenere la qualità lungo tutta la filiera si può ottenere effettiva innovazione anche nell’ultimo miglio e quindi anche nella parte più gioiosa della filiera: il consumo.

L’attenzione verso l’agromotica arriva da più parti, ci sono startup che sviluppano sensori basati sul paradigma dell’internet of things, come è il caso di Auroras per mettere in condizioni i coltivatori di mantenere sotto controllo la salute delle piante e intervenire solo in caso di necessità e non, come avviene oggi, diffondere fitofarmaci nei campi secondo un calendario predeterminato riducendo così sensibilmente l’uso di agenti chimici (che in assenza della possibilità di usare le tecniche ogm, restano l’unica soluzione per non rischiare di uccidere i raccolti), altre che hanno messo a punto algoritmi per il precision farming che sfrutta i droni per il controllo dei terreni, altre ancora che si occupano di seguire il processo di produzione e distribuzione dei beni alimentari.

Tali tecnologie che iniziano a essere sperimentate sul campo, grazie alla lungimiranza di aziende agricole che mettono a disposizione parte dei loro terreni e delle loro coltivazioni, anno potenzialità di crescita sia tecnologica sia di mercato a livello globale ed è fondamentale che la visione sia sovranazionale fin dall’inizio ed è per esempio ciò che propone l’Istituto agronomico del Mediterraneo che ha uffici in vari Paesi che si affacciano sul mare nostrum, in Italia è a Bari e di recente ha organizzato un evento denominato IFood. Eccone il resoconto.

L’innovazione per l’agrifood nel Mediterraneo, a partire dal laboratorio Puglia, è alla ricerca di un suo percorso per maturare e diventare sistema e rispondere, così, a diverse questioni aperte come l’innovazione del settore primario e anche alla disoccupazione giovanile. Da un lato, un fermento e un dinamismo all’altezza delle aree più innovative del pianeta, che tuttavia sconta ritardi nella formazione di una vera cultura di impresa. Dall’altro ecosistemi che non sono ancora tali, con difficoltà dei diversi enti e istituzioni coinvolti a integrarsi e a comunicare tra loro. Vaghe stelle che non sono ancora costellazione, i diversi soggetti che fanno parte del processo di innovazione si sono confrontati a il 9 ottobre scorso a San Vito dei Normanni nell’ambito dell’evento “IFood – Stati generali della filiera dell’innovazione per una nuova imprenditorialità giovanile nel food”.

Organizzata dal Ciheam Bari (Istituto agronomico del Mediterraneo) e dalla Provincia di Taranto nell’ambito del progetto Fooding (nato nel 2014 per favorire l’impresa giovanile e innovativa in Puglia per la valorizzazione dei prodotti agro-alimentari del Mediterraneo) con la partecipazione di  giovani innovatori, investitori pubblici e privati, imprenditori, rappresentanti di amministrazioni pubbliche e istituzioni scientifiche, incubatori, rappresentanti di associazioni di categoria agricole e industriali, la giornata aveva l’obiettivo di affrontare il tema dello sviluppo di strumenti a sostegno della filiera dell’innovazione nell’agrifood nel Mediterraneo.

Dal dibattito e dal confronto con altri modelli di innovazione, sono emersi i problemi relativi alla formazione e alla creazione di una cultura di impresa, la difficoltà di fare sistema  tra i molti soggetti operanti nel settore, la necessità di adattare gli attuali modelli di accompagnamento alle startup alle specificità del settore agrifood, l’assenza di un percorso di internalizzazione che guardi al Mediterraneo, una tipologia di condivisione che consenta di mettere a frutto i successi come i fallimenti e di creare un circuito virtuoso tra i diversi soggetti del sistema. Tutto questo è premessa per creare un sistema dell’innovazione a 360 gradi, che abbracci il potere trasformativo delle reti digitali e sappia valorizzare il capitale sociale di contaminazioni e connessioni che è una delle ricchezze dell’agroalimentare del Mediterraneo.

Dopo la mattinata di dibattito, nel pomeriggio le migliori startup del MEDAB, l’incubatore dell’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari (30 quelle incubate per 6 mesi sulle 113 candidate), specializzato in agrifood, presenti all’incontro sin dall’inizio, hanno incontrato investitori e imprese presenti in un colloquio B2B per presentare il proprio progetto e verificare tutte le opportunità di sviluppo della propria idea. Le startup selezionate sono state : Luna e Papaveri, Discovery Food, Crowdfarming, Take me guide, Olivhealth, Le mamme del Borgo, Nutrisnack+, Oreegano e Saluti e Bachi.

Dall’analisi avviata con la prima giornata dell’open talk ” IFood – Stati generali della filiera dell’innovazione per una nuova imprenditorialità giovanile nel food ” è adesso in fase di stesura una prima versione di quello che, dopo una serie di passaggi intermedi e di confronti ulteriori on line (il documento sarà oggetto di una scrittura collaborativa), si auspica possa diventare un documento condiviso di orientamento strategico per lo sviluppo della filiera dell’innovazione in grado di offrire importanti suggerimenti a tutti gli attori della innovazione al fine di contribuire alla costruzione di un ecosistema orientato alla dimensione mediterranea.

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