La storia

Aermatica, i droni made in Italy che fanno vedere Milan-Inter

Fondata da due esperti di meccanica aerospaziale, l’azienda (nella lista delle pmi innovative) è tra le principali produttrici in Italia di aeromobili a pilotaggio remoto ed è stata la prima a ottenere il permesso di farli volare nello spazio aperto ai voli civili. Tra gli impieghi, le indagini sui siti Enel e le riprese del derby della Madonnina

Pubblicato il 18 Ago 2015

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Aermatica Italia, fondata da due ingegneri, Piero Refolo e Paolo Marras, nel 2008, quando investire sui droni era ancora un salto nel vuoto, pensa in grande e non se ne vergogna: l’azienda del comasco (la sede è a Gironico, ma un’altra base è a Carbonia, in Sardegna, città di uno dei due fondatori) è a oggi una delle più importanti imprese italiane operative nel settore dei droni, gli APR, aeromobili a pilotaggio remoto.

«I margini di crescita della nostra azienda, così come quelli del mercato – spiega il presidente di Aermatica, Paolo Marrassono enormi e ancora tutti da scrivere».

A consentire un ritratto così carico di ottimismo del settore dei droni non è solo l’evidenza del mercato in crescita (secondo il Rapporto e Bilancio sociale del 2014 di Enac «l’utilizzo di questi mezzi aerei sta crescendo esponenzialmente» e, secondo le stime dell’Unione europea, entro il 2050, potrebbero nascere 150 nuovi posti di lavoro legati al settore; allo stesso modo, secondo Business Insider Intelligence, nei soli Stati Uniti l’industria dei droni civili potrebbe crescere del 19% annuo da qui al 2020 e attirare, già nel 2016, investimenti per 2,3 miliardi di dollari), ma anche l’esperienza quotidiana dell’impresa: «È un errore credere che l’espansione evidente del mercato dei droni civili, commerciali e di piccolissimo raggio, insomma di quella che potremmo chiamare la ‘moda dei droni’, corrisponda alla massima espansione del settore. La realtà è esattamente l’opposto: il mercato – continua Marras – è all’inizio e le possibilità di crescita sono ancora tutte da scrivere».

Un settore in cui Aermatica ha mostrato di credere fin da subito tanto che è stata la prima azienda in Italia ad aver ottenuto, nel

Paolo Marras, presidente di Aermatica

2010, il permesso Enac di volare nello spazio aereo non segregato (ossia aperto ai voli civili) per il suo drone Anteos, un quadricottero integrato con sistemi di controllo e pianificazione per lavorare in sicurezza.

«Siamo un’azienda di piccole dimensioni – aggiunge il presidente – anche se fin da subito abbiamo scelto la formula della società per azioni con capitale completamente privato. Abbiamo fatto in modo di portare nel settore non solo la nostra voglia di fare cose nuove, ma anche la nostra esperienza nata in anni di progettazione, all’interno di un’altra azienda nella quale io e il mio socio ci occupavamo di costruire componenti per aerei».

I riscontri positivi, per Aermatica, che conta più di venti dipendenti, negli anni non sono mancati e gli impieghi dei loro velivoli oggi sono numerosi: dalle analisi strutturali presso la Basilica di Collemaggio in Abruzzo per la valutazione dei danni post sisma alle indagini sui siti industriali di Enel, sino all’impiego in campo agricolo per valutare lo stato di maturazione delle coltivazioni o alle riprese aeree dell’ultimo derby Milan-Inter.

«Un incarico molto importante – ricorda Marra – è stato quello avuto dopo l’incidente tra i Tornado dell’agosto 2014, quando con i nostri droni si fecero i rilievi necessari a ricostruire la dinamica dello scontro».

Una soddisfazione, quella di essere partner del governo in ambiti sempre più numerosi, che a Aermatica non basta: «Stiamo cercando di procedere e di espanderci in cerca non solo di nuove declinazioni del nostro lavoro in nuovi settori, ma anche verso nuovi mercati e nuovi partner, stranieri. L’Italia purtroppo non è, almeno ad oggi, un Paese per startup, non ne abbiamo la cultura e spesso nemmeno le politiche fiscali e economiche ed è un peccato».

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