Vado o no in Canton Ticino? La tentazione e la resistenza

Meno burocrazia e meno tasse: sono i fattori che spingono sempre più aziende nostrane a scappare. TvSvizzera.it ha fatto un’inchiesta e una guida sul territorio di confine. Ecco il parere di tre imprenditori: chi ha deciso di rimanere in Italia e chi, invece, ha scelto la via verso Lugano

Pubblicato il 03 Ott 2014

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Paolo Federici, imprenditore che ha deciso di rimanere in Italia

Che le aziende non abbiano vita facile nel nostro Paese è cosa nota. L’Italia non è certo un Paese per fare impresa: l’eccesiva burocrazia, la pressione fiscale e un’economia continuamente in crisi scoraggiano gli imprenditori che sempre più spesso cercano una via alternativa a quella italiana.

In primis la Svizzera, e precisamente il Canton Ticino: la vicinanza geografica e culturale, infatti, attrae sempre più imprenditori italiani che decidono di delocalizzare.

La tv svizzera ha dedicato un servizio proprio a questo tema, per cercare di capire chi e perché decide di delocalizzare in Canton Ticino, quali sono i guadagni ma anche le perdite per il nostro Paese.

Ecco le interviste a tre imprenditori: c’è chi riconosce le potenzialità svizzere ma ha deciso di rimanere nel nostro Paese e chi, invece, ha scelto il Canton Ticino.

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Paolo Federici ha un’impresa che si occupa di spedizioni internazionali e fa parte di dell’associazione ‘Imprese che resistono’. È attratto dal Canton Ticino e sa che lì la vita per le imprese è molto più semplice: “Guardate quello che è successo a MSC: negli anni ’70 era una piccola impresa napoletana con due navette che giravano per mare – dice alla tv svizzera – . Se fosse rimasta in Italia, sarebbe ancora una piccola realtà familiare con i suoi 10-15 dipendenti. Invece il titolare è andato in Svizzera e, nel giro di trent’anni, è diventato il numero uno nel mondo”. “Il genio italico – continua Federici – ha bisogno di terreno fertile per crescere e dare frutti. Invece in Italia ci sono troppe tasse e troppa burocrazia. Perché il Paese si risollevi è necessario ridurre le tasse e snellire la burocrazia”.

Ornella Gambarotto, titolare di due saloni coiffeur in Italia, ha aperto anche un salone a Lugano. “Lavorando in Svizzera si guadagna in salute – racconta durante l’intervista –. Qui il sistema tiene all’occupazione e fa in modo che le aziende si rinnovino”. E, mentre in Italia non sai mai quanto paghi perché ogni giorno esce una nuova tassa, in Svizzera si guadagna nonostante lo stipendio dei dipendenti di Lugano sia più alto di quello dei dipendenti italiani. Il motivo? Principalmente “l’iva all’8.5% rispetto a quella italiana al 22%”.

Riccardo Fuochi, imprenditore nel settore della moda, ha aperto il segmento di visual merchandising in Canton Ticino, dove ha anche deciso di abitare. La sua scelta di andare in Svizzera, però, non dipende solo dai vantaggi fiscali: “Certo si sono notevoli vantaggi rispetto all’Italia, ma se facciamo il paragone con altri paesi come l’Inghilterra, l’Irlanda, la Polonia lì la situazione fiscale è migliore rispetto al Canton Ticino” dice all’emittente svizzera. “La molla che mi ha convinto a trasferirmi qui è la semplicità nel modo di lavorare, la conoscenza e il rispetto delle regole. E questo è quello che manca in Italia”.

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Intanto, la Regione Lombardia ha inviato una Proposta di Legge al Parlamento per l’istituzione di zone economiche speciali. L’idea è arrivata dal governatore Roberto Maroni proprio per contrastare la delocalizzazione. Ma Fulvio Alvisi, vice presidente della Camera di commercio di Como, avverte: “Il successo di un’impresa non dipende dalla sede. Bisogna puntare sulla competitività”.

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