Innovazione sociale

In Brasile le prime case popolari e hitech (costruite da italiani)

Si chiama Social Smart City il progetto di Planet Idea, società italiana fondata da Giovanni Sapio. Obiettivo: costruire vicino a Fortaleza un centro urbano per le classi medio-basse ma dotato di tutti servizi digitali: dal wireless alla mobilità intelligente. La prima fase dei lavori dovrebbe concludersi nel 2016

Pubblicato il 05 Ago 2015

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Il team di Idea Planet

Case popolari hi-tech, il primo esperimento mondiale parte in Brasile per opera di costruttori italiani. Il progetto si chiama Social Smart City, è stato messo a punto dalla società Planet Idea ed è stato presentato il 29 luglio scorso in un seminario sulle opportunità nell’area nord-est del Brasile organizzato presso il Padiglione Brasiliano di Expo 2015 dalle Camere di Commercio Italo-Brasiliane di San Paolo e Fortaleza.

Si tratta di un’iniziativa di edilizia popolare che vuole essere smart e social insieme. L’obiettivo è far nascere dal nulla una città con appartamenti destinati ai ceto medio-bassi, quindi con prezzi calmierati e altri vantaggi economici, ma allo stesso tempo dotata di una serie di servizi digitali: dal cablaggio completo al wireless ovunque alla sensoristica per la raccolta intelligente dei rifiuti fino alla possibilità di condividere informazioni attraverso app dedicate alla vita urbana da scaricare su smartphone. Per esempio gli abitanti potranno comunicare tra loro se hanno cibo in avanzo da condividere o se devono fare car pooling fino a Fortaleza per fare acquisti.

Secondo i suoi fautori si tratta del primo esperimento al mondo di una smart city di edilizia popolare. Altri esempi di centri urbani smart ce ne sono, basti pensare ad alcune città indiane rigorosamente hi-tech o a Masdar City, pianificata ad Abu Dhabi negli Emirati Arabi Uniti. Ma, assicura il team di Planet Idea, questa è la prima volta di un social housing davvero smart.

Il concept è sviluppato dalla società italiana Planet Idea, il progetto architettonico è dello studio ReCS Architects. La futura “città intelligente” nascerà in un’area attualmente disabitata, Croatá Laguna Ecopark (Municipalità di São Gonçalo do Amarante, Brasile), a 55 km da Fortaleza, nota città della costa nordorientale abitata da meno di un milione di abitanti.

Per il momento i lavori di urbanizzazione sono appena iniziati e il completamento della prima tappa è previsto a maggio 2016. Una volta terminato, l’agglomerato urbano si estenderà su una superficie di 330 ettari e conterà circa 21.000 abitanti per un totale di 6.000 case e quasi 6.800 lotti complessivi, comprendendo insediamenti artigianali e industriali.

La sua realizzazione è principalmente finalizzata al programma “Minha Casa, Minha Vida”’ varato dal governo brasiliano. In base a questo progetto l’imprenditore non ottiene finanziamenti governativi ma usufruisce di incentivi fiscali al momento della vendita dell’immobile. D’altra parte, per chi acquista, sono previsti una serie di vantaggi: per esempio il tasso del mutuo più favorevole rispetto ai tassi ufficiali e i prezzi di vendita calmierati dallo Stato. Un’unità abitativa da 50 mq all’interno della futura social smart city dovrebbe venire a costare 650 euro al metro quadro, che è il valore di mercato per quella zona.

Il format ‘Social Smart City’ di Planet è basato su alcuni pilastri, che si ispirano ai sei pilastri con i quali la Comunità europea definisce i campi di analisi per determinare il grado di smartness della città. Il primo è quello dello Smart Urban planning and Building, che prevede equilibrio tra zone residenziali, aree verdi, aree commerciali e industriali; verde multifunzionale capace di fornire servizi ecosistemici e spazi di relazione sociale; viabilità progettata sul concetto di gerarchia stradale; equilibrio tra spazi pubblici e aree residenziali; presenza di aree commerciali e di servizio. Altro pilastro è la ricerca di nuove tipologie abitative in architettura. Un terzo è lo Smart Environment: infrastrutture verdi (per esempio dai residui si otterrà compost reimpiegato per usi agricoli); gestione delle reti idriche attraverso il riutilizzo delle acque grigie e piovane; raccolta rifiuti gestita attraverso sensoristica applicata alle isole ecologiche; illuminazione pubblica con utilizzo della tecnologia Led per regolare l’emissione luminosa nelle ore serali e notturne. Per quanto riguarda gli Smart Technology Services, ovvero la tecnologia ICT applicata al funzionamento della città, sono previsti connettività garantita a tutti gli abitanti all’interno del tessuto urbano; applicazioni per smartphone di pubblica utilità per agevolare la mobilità; analisi dei big data per fornire al cittadino informazioni che facilitano la sua vita quotidiana; mobilità intelligente attraverso bike sharing, moto sharing ecc. ecc. Spazio anche alla Smart Social Life, con spazi pubblici progettati per superare barriere linguistiche e generazionali e con i cittadini al centro della vita della comunità.

Tutto questo, però, dovrebbe avvenire in modo graduale: i servizi verranno attivati in base al numero di abitanti, ovvero man mano che i cittadini acquisteranno casa e la comunità crescerà, aumenteranno anche i servizi hi-tech.

Per il momento i soci hanno effettuato un investimento iniziale di 20 milioni di euro che ha permesso loro di acquistare i terreni.

Sarà un libro dei sogni? O, vista la lontananza dell’insediamento dai grandi centri, c’è il rischio di costruire una cattedrale nel deserto, seppure smart? Gli ideatori sottolineano che in realtà i collegamenti urbani ci sono e affermano che la smart city non diventerà una città dormitorio perché, oltre agli edifici ad uso abitativo, sono previsti centri commerciali e imprenditoriali.

Pur localizzato in Brasile, il progetto è a tutti gli effetti Made in Italy. Il Ceo è l’italiano Giovanni Savio, che ha iniziato l’attività imprenditoriale poco più che ventenne nel settore della lavorazione delle materie plastiche e accessoristica per computer. Dopo qualche anno ha cominciato ad operare nel settore immobiliare specializzandosi nella costruzione e riqualificazione di complessi industriali nella provincia di Torino. Nel 2010, nel tentativo di fronteggiare la crisi italiana del settore immobiliare, ha spostato progressivamente la sua attività in Brasile, a Fortaleza. Dopo qualche operazione minore si è concentrato sulla progettazione e realizzazione di lottizzazioni. Esplorando nuovi modelli operativi in questo settore, è approdato al progetto Planet – The Smart City, di cui fanno parte anche il co-fondatore Pier Maria Giordani, il direttore tecnico Francesco Tresso e Laura Orestano, Ceo di SocialFare, primo Centro per l’Innovazione Sociale italiano creato Torino nel 2013.

“Planet è un progetto rivoluzionario perché ribalta il concetto fin qui seguito per realizzare città smart di nuova fondazione” dice Gianni Savio. “Non più grandi investimenti decisi dall’alto per costruire insediamenti destinati alle élites, ma operazioni di costruzione civile economicamente sostenibili, localizzate in aree periferiche, dove i minor costi sostenuti per acquisire l’area di insediamento della futura Smart City vengono impiegati per dotare la nuova di infrastrutture, servizi e progetti innovativi d’eccellenza. In questo modo la smart city diventa un’idea democratica, che può essere presa in considerazione dalle amministrazioni locali per intervenire in situazioni di emergenza abitativa”.

L’idea di smart social housing si colloca in un contesto internazionale che vede milioni di persone dei Paese emergenti, fino a poco tempo residenti in baraccopoli o in centri urbani degradati, uscire gradualmente dallo stato di miseria assoluta e puntare a soluzioni abitative più in linea con le loro nuove esigenze. Oggi le aree urbane coprono il 2% della superficie del pianeta, accolgono il 50% della popolazione totale, consumano il 75% dell’energia e producono l’80% del monossido di carbonio consumato nel mondo. Si stima che i flussi migratori dalle campagne porteranno la popolazione che vive nelle città dal 50% attuale all’80% nei prossimi 25 anni. Una città intelligente, ma anche molto social, può essere la soluzione.

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