CRESCITA

La formula Coswell per la ricerca

Un intenso e regolare rapporto con le università. Così l’azienda emiliana riesce a competere con le multinazionali. E a produrre un dentifricio che cresce del 30% l’anno

Pubblicato il 03 Mag 2013

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Blanx è il dentifricio sbiancante ma non abrasivo grazie ai licheni artici

Non è facile di questi tempi avere un prodotto che cresce del 30% e più ogni anno. Quando succede vale la pena chiedersi perché. Alla Coswell di Funo di Argelato, provincia di Bologna, il campione è un dentifricio e la sua forza sta tutta nella ricerca abilmente tradotta in prodotto e portata con soddisfazione sul mercato. Coswell è nata “solo” nel 2006 ma nel ceppo robusto della Guaber (suoi marchi come Vape, Vim, Grey), tipica family company tutta italiana che porta l’impronta di Alessandro Gualandi, che la fondò nel 1961 con Athos Bergamaschi. Siamo nel settore della pulizia ma Coswell è concentrata su quella personale e sul benessere con brand come l’Angelica, Prep, Bionsen. Tre siti produttivi in Emilia e uno a San Marino, 300 dipendenti e un fatturato che marcia verso i 200 milioni di euro, se la deve vedere con colossi come Unilever, l’Oreal, Henkel. «Le multinazionali hanno centri di ricerca con centinaia di persone, il nostro laboratorio qualche decina», racconta il direttore marketing Marco Bernabino. L’handicap è stato superato con un regolare e intenso rapporto con l’università. In un laboratorio accademico vanno infatti ricercati i geni del campione. Coswell aveva già un dentifricio innovativo (Blanx, sbiancante ma non abrasivo grazie ai licheni artici) ma è con BioRepair che segna il territorio promettendo di riparare, unico al mondo, lo smalto dei denti. E adesso, nella versione da poco arrivata anche nella grande distribuzione (White Shock), di sbiancarli con la luce.

Tutto è cominciato nel dipartimento di Chimica dell’università di Bologna, guidato dal professor Norberto Roveri. Ma non è finita lì. Lanciato Biorepair, nel 2007, brevettato anche nel processo di produzione, c’è da provare la promessa e si fa con l’aiuto dell’Università di Ancona, odontoiatria. Intanto continua la ricerca della formula sbiancante perfetta. Nel 2011 viene creato uno spinoff, un laboratorio in partnership fra università di Bologna e azienda: cervelli da una parte e macchine Coswell per testare i risultati della ricerca dall’altra. Si trova così l’Actilux, il principio attivo costituito da clusters di idrossiapatite biomimetica funzionalizzata con ossidi inorganici fotocatalitici. Fuori dal linguaggio chimico significa che a contatto con la luce lavora contro l’ingiallimento dei denti. «L’idea imprenditoriale di Gualandi è stata dare anche la luce», spiega Bernabino. Infatti il tubetto è chiuso da un tappo con un led che si accende quando esce la pasta dentifricia. «La ricerca non riesce a concepire il prodotto, per questo serve un altro talento». Metterli insieme rende. Nel mercato oral care, molto parcelizzato, dove il leader ha una quota di circa il 18%, Coswell è soddisfatta del suo 5% (Blanx e BioRepair). E trova conferma della bontà della sua scelta di investire ogni anno il 15% del fatturato in ricerca e sviluppo e di intrattenere rapporti plurimi con le università. Con gastroenterologia di Bologna collabora per gli integratori alimentari, per esempio, con Siena per i prodotti per la cura della pelle. Dal risultato di laboratorio al lancio del prodotto passa circa un anno. Adesso si sta lavorando per il 2015. In particolare allo sviluppo di nuovi integratori alimentari per l’Angelica con principi ricavati dall’olio di pesce e dal mai rosso in grado di allungare la vita. «Non ci rendiamo conto di quante capacità siano presenti nelle nostre università», conclude Bernardino, invitando a scoprirle e valorizzarle. In nome della crescita.

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