Innovazione sociale, meglio se le imprese muoiono presto

Daniele Pes, Board Member di Innovits, racconta il Social Enterprise Boat Camp, il primo dedicato all’imprenditoria sociale a bordo di una nave. Il messaggio più provocatorio? “Auspicare la nascita di realtà che chiudano rapidamente i battenti. Ma solo perché hanno risolto un problema”

Pubblicato il 01 Giu 2016

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Dal 28 al 31 maggio si è svolto Boatcamp2016: su un’imbarcazione che compie la rotta Civitavecchia-Barcellona-Civitavecchia si sono ritrovati 400 partecipanti da tutto il mondo per discutere delle prossime sfide della cooperazione allo sviluppo in relazione all’innovazione sociale. Daniele Pes, Board Member di Innovits, organizzazione di manager e imprenditori che collaborano con passione per promuovere innovazione e creare opportunità di crescita, ed Head of Open Innovation di Altromercato, racconta la sua esperienza per EconomyUp.

Daniele Pes

Il 31 maggio si è concluso a Civitavecchia il Social Enterprise Boat Camp, il primo boot camp dedicato all’imprenditoria sociale, organizzato da Fondazione ACRA e Gruppo Cooperativo CGM e rivolto a imprenditori, innovatori e operatori della cooperazione internazionale.

Quattrocento professionisti provenienti da corporate, finanza, società civile e imprenditoria sociale hanno dialogato e si sono confrontati sul mercato dell’impresa sociale. Il tutto durante un viaggio metaforico e, al contempo, estremamente concreto, che, transitando per Barcellona, ha visto l’intero pianeta rappresentato su una nave che ha fatto da teatro alla testimonianza di straordinari casi d’innovazione sociale. Alla ricerca di quadrature, sostenibili, del cerchio.

Nello scenario dell’impresa a vocazione sociale, l’obiettivo di realizzare valore che abbia una declinazione più che economica arricchisce e, al contempo, complica il già impegnativo concetto di rischio d’impresa.

TUTTO QUEL CHE C’È DA SAPERE PER CREARE UN’IMPRESA SOCIALE

La dicotomia fra il potenziale beneficio economico di promettenti iniziative imprenditoriali e quello sociale delle esternalità positive conseguenti per le comunità coinvolte, ha fatto da filo conduttore di un confronto onesto, in cui è emersa l’esigenza di affiancare alla vocazione sociale approcci strategici e operativi orientati a una gestione efficiente del business. Da questo confronto sono emerse l’esigenza e la volontà di alimentare, tramite un impegno collettivo, una crescita evolutiva volta a maturare nuovi modelli di misurazione e comunicazione dell’impatto sociale. Modelli in grado di supportare la cooperazione fra gli attori coinvolti sul fronte della domanda, dell’offerta e del finanziamento d’innovazione sociale e capaci di sviluppare valore utile a una crescita sostenibile.

Colpisce la consapevole necessità riscattare il valore positivo del concetto di povertà, facendolo evolvere, da una logica di assistenza e mitigazione, a una più strategica, volta a riconoscere e valorizzare la capacità generativa, in termini di crescita potenziale, che viene dal bisogno più legato alle necessità primarie. Affascinante, in tal senso, la convergenza fra le professionalità tradizionali e più recenti modelli di design e sviluppo, tipici delle startup, sugli otto progetti che hanno fatto da laboratorio di analisi e contaminazione (E&E e Devergy – Tanzania; Naiss Limitada – Mozambico; Maramao, Familydea, Pedius e La Polveriera – Italia; Bitlab – Austria).

Positiva l’apertura dei partner industriali della manifestazione che, partecipando attivamente al confronto e alla progettazione, hanno espresso motivazioni concrete a muoversi oltre le consuete logiche della Corporate Social Responsibility.

Fra gli interventi degli ospiti internazionali, il messaggio a nostro avviso più provocatorio è stato quello di Harish Hande (Selco, India), che ha prospettato la nascita di imprese che possano “morire” presto, laddove ciò accada in virtù dell’aver risolto, con successo, un problema sociale.

Si è trattato, in conclusione, di un’iniziativa in cui le tematiche dell’imprenditoria e dell’innovazione si sono mescolate in modo nuovo e, a tratti, sorprendente, suggerendo che promesse affascinanti e ricche possano svelarsi nei contesti in cui più forte si percepisce il bisogno di crescita e sviluppo.

Il primo passo di un viaggio che, ne siamo certi, proseguirà nello sviluppo professionale di coloro che hanno avuto la possibilità di esserne parte.

* Daniele Pes, Board Member @ InnoVits, Head of Open Innovation @ Altromercato, CIO @ TAU-MA

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