LA SAGGEZZA DELLE FOLLE

Quei passi indietro di Colonia

Le violenze sulle donne nella notte di Capodanno mostra come la “folla” possa regredire a comportamenti bestiali quando non onora il nostro rango evolutivo di creature sociali. L’utile lettura del libro Unicamente Umano dello psicologo e antropologo americano Michael Tomasello

Pubblicato il 14 Gen 2016

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Colonia per me era ‘solo’ un concerto memorabile di Keith Jarrett. Non ci sono mai stato. Ora ne risento parlare per via di quella sorta di flashmob violento che là ha avuto luogo la notte di capodanno.

Dice: cosa c’entra con questo blog? C’entra, al netto di temi delicati e urgenti quali la questione femminile e la questione immigrazione. C’entra con la saggezza delle folle che, promossa e argomentata con cadenza fissa e costanza su questo blog, rischia di passare per ideologia. Certo, il concetto di folla porta con sé anche diffidenza. Fatti come quello di Colonia legittimano ben più di una preplessità. La folla era una folla di bestie e il suo comportamento di conseguenza: bestiale. La differenza è tutta lì, nella bestialità. Noi siamo creature sociali, più e meglio di quanto non lo siano gli animali veri cosiddetti, o almeno dovremmo. E ogni volta che non riusciamo a onorare il rango evolutivo che dovrebbe spettarci, facciamo un passo indietro. Tanto il crowdsourcing e le pratiche partecipative abilitate dal digitale sono passi avanti, quanto le dinamiche di gruppo violente sono quel passo indietro. Nessun riferimento neanche indiretto all’etnia. Non servono particolari latitudini di nascita per tornare indietro nell’evoluzione.

Scrive lo psicologo e antropologo americano Michael Tomasello nel suo recente e prezioso Unicamente Umano: “La cognizione sociale dei primati si è evoluta fondamentalmente nel contesto della competizione all’interno del gruppo sociale per il cibo, i partner sessuali e altre preziose risorse”. Le femmine erano le risorse, a Colonia, ché “partner” è parola priva di senso per i molestatori. E ancora: “Le grandi [scimmie] antropomorfe utilizzano le proprie abilità di cognizione sociale più sofisticate in contesti di competizione o sfruttamento degli altri, piuttosto che in contesti di cooperazione o di comunicazione. Per le grandi antropomorfe, la cognizione è indissolubilmente legata alla competizione. Per gli esseri umani, invece, la cooperazione è tutto (o quasi tutto)”. In quel ‘quasi’ sta ciò a cui stiamo facendo purtroppo riferimento.

Eppure dovremmo essere immuni dalle regressioni in quanto, ci spiega ancora Tomasello nello stesso saggio: “L’insegnare e il conformarsi agli altri condussero all’evoluzione culturale cumulativa, basata sull’effetto dente d’arresto, che impedisca cioè al meccanismo cumulativo di andare all’indietro. […] Nelle società delle grandi [scimmie] antropomorfe non ci sono né effetto dente d’arresto né evoluzione culturale cumulativa, perche l’apprendimento sociale è diretto allo sfruttamento degli altri e, a differenza di quel che accade tra gli esseri umani, non è strutturato in senso cooperativo attraverso l’apprendimento”. Ecco, purtroppo invece accade che il dente d’arresto a Colonia sia mancato.

La folla non è mai saggia quando percorre all’indietro le tappe dell’evoluzione.

fabrizio@oxway.co

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