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Appstorming, così metto in contatto aziende e app

È una neoimpresa con una mission particolare: selezionare dal mercato e dalla strada le soluzioni tecnologiche e le applicazioni con i modelli di business più interessanti e supportarle nell’uscita dall’anonimato attraverso azioni di comarketing con le aziende che hanno voglia di interagire con il proprio pubblico

Pubblicato il 03 Gen 2014

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Il contesto storico in cui ci troviamo vede le soluzioni e le applicazioni che le tecnologie offrono alla vita di tutti i giorni nascere spesso dal basso. Mentre, fino a qualche tempo fa, erano le grandi aziende a sviluppare soluzioni in grado di sfruttare commercialmente le potenzialità della tecnologia, oggi le dinamiche si sono ribaltate, tanto che una gran parte delle applicazioni che hanno avuto successo ed hanno generato business sono state prodotte da singoli sviluppatori, appassionati o piccole software house indipendenti.

E’ in questo inedito scenario che prende vita Appstorming, startup italiana la cui mission è quella di selezionare, direttamente dal mercato e dalla strada, le soluzioni tecnologiche e le applicazioni con i modelli di business più interessanti e supportarle nell’uscita dall’anonimato attraverso azioni di comarketing con le aziende che hanno voglia di interagire con il proprio pubblico.

Appstorming vuole sostenere le idee che naturalmente vengono dal basso e, attraverso un’attenta analisi delle tendenze presenti e future, progettare momenti di marketing e comunicazione da realizzare autonomamente o da proporre alle grandi aziende che hanno interesse ad aprire nuovi mercati e nuove opportunità di visibilità.

Se è vero, come è vero, che i possessori di smartphone in Italia sono circa 32 milioni e che una grande parte lo considera talmente importante da guardarlo 150 volte al giorno (un’occhiata ogni 6 minuti circa), si capisce come ormai la tecnologia non debba essere più considerata come un media, non più come un mezzo per raggiungere il target, bensì come un vero e proprio senso aggiuntivo con il quale le persone interagiscono con la propria realtà. Una propagazione di se stessi che può essere stimolata così come nel marketing sono stimolati la vista, l’udito, l’olfatto, il tatto e il gusto.

La prima esperienza a supporto di un’applicazione è stata la progettazione e la realizzazione del flash mob Gangnam Style il 10 novembre 2012 a Roma in Piazza del Popolo: 30.000 ragazzi da tutta Italia, un unico enorme tappeto danzante sulle note del tormentone Gangnam Style. In quell’occasione 3000 persone avevano scaricato Music Mob, l’applicazione che permette la sincronizzazione assoluta di un brano fra tutti gli smartphone dei partecipanti, creando così un sistema capillare di riproduzione audio (3000 smartphone agganciati = 3000 amplificatori sparsi nella piazza). Un evento di risonanza mondiale, che ha dato ad Appstorming la possibilità di entrare in contatto con tanti organizzatori di flash mob da tutte le parti del mondo: volevano conoscere gli artefici di uno dei massive flash mob più numerosi mai realizzati.

“Ad un certo punto del nostro cammino ci siamo resi conto di avere tra le mani un bacino di persone che, se ben indirizzato, aveva dalle potenzialità enormi – racconta Manfredi Galano, fondatore e direttore della comunicazione di Appstorming – Gli organizzatori di Flash Mob molto spesso rispondevano a un identikit ben preciso: molto giovani, dinamici, profondi conoscitori delle logiche del web e dei relativi strumenti di comunicazione, attenti ai trend e affascinati dalle innovazioni tecnologiche, poco interessati alla politica e ai media tradizionali ma con le orecchie sempre aperte alle cosiddette power news. Chi meglio di loro poteva darci spunti di marketing e di comunicazione utili per la nostra attività? Chi meglio di loro poteva farci capire, realmente e approfonditamente, quali sono i mercati negli altri paesi, quali le mode che attecchiscono e quali (e perchè) quelle che non attecchiscono? Chi meglio di loro inquadra il prototipo di digital Cool Hunter?”.

Appstorming ha così creato una vera e propria rete: nativi digitali sparsi per il mondo ai quali chiedere informazioni dirette sulla loro realtà e sulle loro mode o ai quali sottoporre le app più interessanti per avere un quadro delle potenzialità e dei rischi oltre che dei possibili margini di miglioramento.

“Noi crediamo inoltre fortemente che, essendo stati abbattuti i centri di globalizzazione, anche l’Italia può giocare un ruolo da protagonista nel mercato della tecnologia attraverso non tanto la creazione di hardware quanto nelle modalità che portano alla fruizione delle tecnologie nella vita di tutti i giorni. – prosegue Claudio Ricci, cofondatore di Appstorming – Per questo motivo la rete di cool hunter formatasi dalle relazioni internazionali strette in un anno, è stata integrata con tanti ragazzi italiani per avere un focus su quello che è il nostro paese, la nostra cultura, le nostre infrastrutture”.

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