LA PIATTAFORMA

Starteed, il crowdfunding che paga la condivisione social

È una piattaforma di raccolta fondi con un ingrediente in più: i finanziatori attivi nella promozione del prodotto sui social network riscuoteranno una percentuale sulla vendita. Il Ceo Bedino: “Si chiama royalty crowdfunding, è reward-based e in Italia è una novità”. Il via ufficiale nel 2014

Pubblicato il 22 Nov 2013

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Claudio Bedino, Ceo e founder di Starteed

Non la solita piattaforma di crowdfunding: l’ingrediente in più di Starteed si chiama “condivisione sulle reti sociali”.

Da circa un anno 7 giovani sparsi tra Italia e Regno Unito hanno lanciato questo progetto che, a prima vista, potrebbe sembrare simile a molti altri: una vetrina di iniziative presentate agli utenti con richiesta di finanziamento. Ma è la prima volta che a questo modello di raccolta fondi viene associata la co-creazione e il social commerce. Il succo è: quei finanziatori che, oltre a sborsare soldi, si daranno anche da fare attivamente per il progetto attraverso una serie di specifiche azioni, quali per esempio la condivisione sulle loro reti sociali, avranno l’opportunità di vedersi ricompensati con una quota percentuale del prezzo del singolo oggetto venduto.

“Si tratta sostanzialmente di una piattaforma reward-based” spiega il Ceo e founder Claudio Bedino, che ha iniziato il suo percorso imprenditoriale a 19 anni creando una digital media company specializzata in web e social media. “Dopo essere stato negli Usa e aver approfondito la conoscenza di alcune realtà americane di questo tipo – spiega il giovane – in una notte del 2011 ho trovato l’ispirazione per sviluppare un nuovo modello in grado di creare valore intorno alle idee, grazie al web e alle persone”.

La novità di Starteed ruota intorno alla figura dell’influencer, termine ultimamente molto in voga, che in questo caso assume un significato specifico. “Su alcune tipologie di prodotti – spiega Bedino – è possibile, per chi ha già deciso di contribuire finanziariamente al progetto, effettuare una serie di azioni quali condividere l’iniziativa sui social network, convincere gli amici di Facebook o Twitter a donare anche loro qualcosa, dare consigli e suggerimenti su come migliorare o sviluppare l’idea, rispondere a sondaggi relativi al prodotto. Noi – continua il founder – siamo in grado di tracciare l’insieme delle azioni eseguite dagli influencer e di attribuire a ciascuno di loro una valutazione. Per l’influencer è previsto un reward pari in termini assoluti al 10% del prezzo di vendita del singolo prodotto”. Esempio: se i gestori della piattaforma valutano che l’influencer abbia contribuito per il 50% alla diffusione e al miglioramento del prodotto, gli verrà corrisposto il 10% del 50%.

Complicato? Non poi tanto. Però deve ancora avvenire. Nel primo anno di vita, infatti, Starteed ha più che altro sperimentato l’innovativa modalità di crowdfunding in una sorta di versione beta del progetto. Il lancio vero e proprio avverrà a gennaio, quando la piattaforma si trasformerà in marketplace, consentendo a chi presenta i progetti di mettere in vendita da subito il frutto delle proprie fatiche sul social commerce integrato di Starteed. E, quando partiranno le vendite, dovrebbe partire anche il reward per gli influencer.

Finora l’iniziativa che ha riscosso maggiore successo è stata quella di un giovanissimo residente in Colombia che ha rintracciato Starteed, naturalmente, navigando online. Il suo progetto “Pictosis”, che consiste nella produzione di t-shirt con stampe originali in edizione limitata, ha raccolto più fondi di quanto sperato: 2.315 euro che, convertiti in valuta colombiana, gli serviranno per acquistare un macchinario professionale per la stampa dei tessuti. Soprattutto l’iniziativa ha suscitato decine di commenti, alcuni di ammirazione, altri con consigli che hanno aiutato l’aspirante imprenditore a comprendere meglio i gusti del pubblico.

Il progetto di Starteed, che in linguaggio tecnico si chiama “royalty crowdfunding”, è in realtà la punta dell’iceberg di un lavoro a più ampio raggio. Di fatto da qualche mese il core business dei 7 giovani (oltre a Bedino, Valerio Fissore Cerutti, Claudio Fruttero, Edoardo Benedetto, Simonetta Ferrero, Stefano Bedoni e Daniela Castrataro) è la creazione di piattaforme dedicate per il crowdfunding di fondazioni e onlus. Il gruppo lavora per enti italiani ma anche esteri. La sezione di Royalty Crowdfunding di Starteed è in realtà una piccola parte del loro business. Ma è anche la più sperimentale e innovativa.

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