Made in Italy

Il chirurgo, l’imprenditore e un “cuore di mamma” per star bene a tavola

Giuliano Reboa, medico, è il presidente di una nuova società fondata con Gregorio Fogliani (QuiGroup): ForEat. Obiettivo: integrare competenze medico-scientifiche e selezione di eccellenze enogastronomiche italiane. Con un marchio che arriva sul mercato a settembre

Pubblicato il 04 Ago 2015

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Giuliano Reboa e Gregorio Fogliani

Che cosa ci fa un chirurgo colon-proctologo alla presidenza di una startup nata per valorizzare (e vendere in Italia e nel mondo) le eccellenze alimentari italiani? «Perbacco, io mi occupo degli impatti del cibo su stomaco, fegato e pancreas. Saprò bene che cosa significa mangiar male!», risponde Giuliano Reboa, medico, già docente universitario a Genova, primario della sua specialità al San Camillo di Forte dei Marmi e presidente, appunto, di FoReat, la società fondata con Gregorio Fogliani, presidente di QuiGroup e amante della buona tavola.

A settembre FoReat arriverà sul mercato con la sua creatura: Cuore di mamma, una linea di prodotti tipici selezionati in circa 50 distretti enogastronomici italiani in base a criteri nutrizionali. «Non esiste altro brand enogastronomico che abbia come presidente un ricercatore di fama internazionale…», dice Reboa senza falsa modestia e ricorda com’è nata l’impresa. «Mia moglie ha una tenuta dove produciamo Vermentino dei Colli di Luna. Tutti gli anni facciamo una festa con un centinaio di amici. Un paio di anni fa per il catering abbiamo scelto una società genovese di cui siamo rimasti particolarmente soddisfatti, per il servizio e la qualità del cibo. Voglio conoscere il capo, mi sono detto.. Non sapevo che fosse Gregorio Fogliani. Ci siamo così incontrati a Forte dei Marmi. E lui mi dice subito: perchè è qui, professore? Che cosa abbiamo in comune noi? Veniamo entrambi dal nulla, gli ho risposto. Così è nata l’amicizia che mi ha permesso di realizzare un’idea che mi girava in testa da tempo: far qualcosa legato alla terra, alle cose buone e sane».

Nel giugno 2014 viene costituita la società, comincia il lavoro sul progetto che viene affidato a Fabio Vadilonga, amministratore delegato con espererienze maturate in Rinascente, Auchan e Gruppo Pam. Il 2015 è l’anno del decollo: si fanno i test sui prodotti, in primavera comincia la prevendita che in autunno porterà sul mercato i primi prodotti Cuoredimamma. «Un marchio che ricorda quanto ci possa essere di più buono e sicuro e che non ha bisogno di traduzione in nessuna parte del mondo», spiega Reboa.

Dietro il nuovo brand c’è il lavoro dei “custodi della terra”, come sono stati solennemente ribattezzati i selezionatori delle specialità che saranno proposte nella grande distribuzione, nella ristorazione e, presto, anche in punti vendita dedicati. “Il nostro obiettivo è quello di creare un team di lavoro integrato, unico nel suo genere, in grado di applicare avanzati modelli di ricerca medico-scientifica allo studio dei migliori prodotti alimentari regionali italiani”, spiega Vadilonga.

Un altro Eataly? Alla parola il professor Reboa si scalda. «L’esatto opposto! Noi vogliamo sostenere i buoni prodotti non ancora certificati. E lo faremo con la collaborazione del Campus Biomedico di Roma. In ogni prodotto ci sarà anche un’etichetta nutrizionale che darà tutte le indicazioni vere e necessarie. Nel settore c’è ancora molta approssimazione».

Finora sul progetto FoReat-Cuore di mamma è stato investito oltre 1 milione e mezzo di euro e dopo il debutto nazionale sarà necessaria una nuova inezione di capitali per lo sviluppo internazionale, considerato invevitabile e strategico. Serviranno quindi presto nuovi partner. Anche perché c’è da lavorare sul fronte dell’innovazione. «Io credo nell’innovazione e l’ho dimostrato anche nel mio campo: ho da poco brevettato una nuova suturatrice da usare in sala operatoria», racconta Reboa. «Stiamo studiando una lattina che possa sostituire i soft drink energetici di solito poco salutari», anticipa Vadilonga. «E lanceremo presto una linea di prodotti a base di farina integrale bianca, che avrà un basso picco glicemico. Abbiamo poi in programma lo sviluppo di una originale linea nella quinta gamma, come si chiama il sottovuoto cotto nella grande distribuzione: i piatti tipici della tradizione italiana che non si ha il tempo di preparare in casa. Anche nella tradizione c’è spazio per l’innovazione»

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