Docebo, l’e-learning made in Italy che viaggia nel mondo

La società che vende alle aziende piattaforme per la formazione a distanza è presente in 49 Paesi. Il Ceo Erba: “Tra pochi anni sarà una tecnologia standard. Le nostre multinazionali la usano bene, pmi ancora indietro”

Pubblicato il 22 Ott 2013

“Tra qualche anno le piattaforme di e-learning saranno considerate dotazione standard per qualsiasi azienda. Oltre al solito accesso a Internet, ogni impresa richiederà di default una piattaforma di questo tipo. Invece oggi questa tecnologia è pienamente affermata solo negli Usa, mentre l’Italia si divide tra le multinazionali che la utilizzano in maniera eccellente e le piccole e medie imprese che, sostanzialmente, se ne dotano quando obbligate da enti regolatori”: lo sostiene Claudio Erba, fondatore e Ceo di Docebo, una ormai ex start up che, partita nel 2005, è diventata un’impresa di successo scommettendo tutto sulla tecnologia coniugata con la formazione aziendale a distanza.

Ad oggi la piattaforma di e-learning Docebo Saas consente ad organizzazioni di ogni genere (soprattutto grandi aziende ma anche pmi) di erogare e tracciare processi di formazione a distanza in tempo reale. E, ogni giorno acquisisce un nuovo cliente. Risultato: un trend in crescita. Nel 2011 ha fatturato 1,5 milioni di dollari, salendo ulteriormente del 33% nel 2012. È presente in 49 Paesi nel mondo (l’ultimo contratto, firmato proprio oggi, è con un’azienda in Colombia) e 12.000 organizzazioni hanno attivato la piattaforma, erogando per suo tramite circa 1.500.000 ore di corso. L’anno scorso ha incassato un finanziamento di 3 milioni di dollari dal fondo di investimento Principia: denaro utilizzato, come spiega Erba, per investire su nuove risorse, modificare il prodotto e puntare sempre più all’internazionalizzazione.

“Abbiamo scommesso sul digitale e abbiamo vinto” dice lui, che è stato anche docente di multimedia all’Università di Firenze (2000-2005) ed è start-up mentor per InnovActionLab (Italia) e Seedstartup (Emirati Arabi Uniti).

“Dieci anni fa – dice – nessuno pensava che ci si potesse formare ‘da soli’. I dipendenti delle aziende prendevano aerei per recarsi a mega-convegni, e intanto la produzione restava ferma. Inoltre non potevano decidere in autonomia quando era il momento della formazione, ma dovevano sottostare ai voleri aziendali. Epppure, quando siamo nati, abbiamo subito firmato un contratto con un’impresa da 3000 dipendenti. I problemi li abbiamo incontrati quando abbiamo deciso di scalare il business e diventare una realtà di tipo industriale”.

Inizialmente infatti Docebo vendeva il prodotto a un canone sostanzialmente basso, puntando, per i ricavi, su installazione, consulenza e personalizzazione della piattaforma. Poi nel 2011 il prodotto è stato rivisto in ottica cloud, riconvertendolo in una sorta di pacchetto tutto compreso a canone mensile. In pratica l’acquirente riceve la piattaforma, la installa e la sperimenta in proprio. “Abbiamo fatto un salto – spiega Erba – dal classico software al prodotto chiavi-in-mano. Ma non è stato facile: abbiamo dovuto semplificare tutti i processi di abilitazione degli utenti, cambiare interfacce. Allo stesso tempo abbiamo lavorato alla creazione di rete di vendita internazionale”.

E il mondo, in effetti, sembra essere sempre più interessato all’e-learning aziendale. Le 500 migliori aziende del pianeta investono in formazione 49 ore a persona ogni anno, tutti gli altri una media di 38. E tra quelle “top 500”, il 49% impiega per il suo e-learning software analoghi a Docebo (39% le altre).

Ogni mercato però è differente. “La tecnologia è già mainstream negli Usa – spiega Erba – dove il cliente-tipo è nella fase di cambio del software, ovvero alla seconda generazione tecnologica. Nel resto del mondo la piattaforma di e-learning è ancora una prima adozione. Europa e Usa lavorano molto sulla formazione della rete di vendita. I Paesi del Golfo comprano corsi di marketing americani perché aspirano a quel tipo di skills”.

E l’Italia? “Le multinazionali sono fuoriclasse nell’utilizzo delle piattaforme di formazione a distanza, in particolare il settore del luxury. Il lusso ha una prerogativa: non è un prodotto ma un marchio che deve essere uguale in tutto il pianeta. Nei negozi di un grande brand di abbigliamento il comportamento, l’accoglienza e tutti gli altri dettagli devono essere allineati e non è pensabile che un incaricato si rechi personalmente nelle decine migliaia di filiali di quel brand per formare i dipendenti”. Secondo il Ceo di Docebo, invece, le pmi italiane sono un po’ più lente nell’avvicinarsi all’e-learning: “Diciamo che a noi chiedono la possibilità di fare più in fretta corsi resi obbligatori da leggi o regolamenti”.

Docebo non ha alcuna intenzione di sconfinare nel campo dell’e-learning a scopi educativi. “L’education è un settore completamente diverso – dice Erba – ma il massiccio avvento dei corsi di formazione online ci ha in qualche modo spianato la strada, perché le aziende hanno osservato il fenomeno e ne ha colto l’importanza ai fini di aumento della produttività”.

In futuro la società punta a trovare altri investitori per continuare l’espansione all’estero, in Brasile e in America Latina in generale. È prossima l’apertura di una sede negli Emirati Arabi e sta pensando a investimenti in India e Cina. “Sempre cercando di capire le esigenze e anche i costumi locali – specifica il Ceo – perché, anche vendendo macchine, non bisogna mai dimenticare l’elemento umano: quando hanno fatto giocare computer contro umani vincevano sempre i computer, ma quando un pc si doveva confrontare con un altro pc in squadra con un essere umano erano sempre questi due i vincenti. La tecnologia è importante, ma la creatività, l’intelligenza e la fantasia degli umani fa la differenza”.

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