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Per rendere il cinema davvero accessibile serve anche la formazione

A Torino parte un corso specialistico per laureandi e laureati di “Accessibilità ai prodotti audiovisivi”, focalizzato su sottotitolazione per non udenti e audiodescrizione. Si tiene a gennaio e febbraio 2017: è un’occasione per formare professionalmente le persone che devono occuparsi di garantire l’accessibilità dei film

Pubblicato il 18 Nov 2016

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Qualche settimana fa avevo sottolineato positivamente il fatto che la nuova legge su cinema e audiovisivo indicasse la completa accessibilità dei film come un obiettivo da raggiungere.

Per raggiungere questo obiettivo occorrono persone formate professionalmente, per fare un buon lavoro e rendere i film davvero accessibili. L’accessibilità è una questione di attenzione ma anche di capacità realizzative.

A tale proposito, sabato 19 novembre a Torino – Sala Professori di Palazzo Venturi, Via Verdi, 25, ore 17 – viene presentata la seconda edizione di un corso specialistico di “Accessibilità ai prodotti audiovisivi“, focalizzato su sottotitolazione e audiodescrizione.

Sottotitoli o sistema voice over, rendono l’audiovisivo accessibile per chi parla lingue diverse da quella dell’originale. Inoltre ovviamente i sottotitoli intralinguistici si rivolgono a persone non udenti, ipoudenti e a persone con disabilità cognitiva o in difficoltà a comprendere la lingua. L’audiodescrizione permette alle persone non vedenti e ipovedenti di “vedere” il film.

Il corso per imparare a fare bene queste cose si terrà a gennaio e febbraio 2017. Esso è frutto di un protocollo d’intesa con l’Università di Parma ed è promosso dalla Fondazione Carlo Molo e dal programma Torino + Cultura Accessibile, insieme a Film Commission Torino Piemonte, al Museo Nazionale del Cinema, al servizio Sub Ti Access e all’Università di Torino, con il contributo della Compagnia di San Paolo.

Destinato a studenti laureati, questo corso è utile per aumentare le loro professionalità nel campo cinematografico e consente di acquisire competenze utili anche per un possibile sbocco professionale. Perché fare il bene fa bene. A tutti.

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