Design Week, quando non passa lo straniero…

L’acquisizione dell’azienda De Padova da parte del gruppo Boffi rilancia una tendenza sempre più evidente: lo shopping di gruppi del made in Italy. È la premessa per una crescita dimensionale delle imprese dell’arredamento? Alcuni segnali lo fanno pensare

Pubblicato il 16 Apr 2015

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Negli ultimi anni, i passaggi in mani straniere di brand importanti del design made in Italy sembravano aver già suonato il de profundis per questo settore vitale della manifattura italiana. Lo shopping dall’estero non si fermerà più, dicevano in coro gli osservatori del mercato scorrendo la lista dei maggiori colpi messi a segno dai gruppi oltre confine.

In pochi anni c’erano stati, per esempio, l’acquisto di Luceplan, marchio dell’illuminazione da design, da parte dell’olandese Philips nel 2010, la vendita delle ceramiche Marazzi nel 2012 all’americana Mohawk, e la cessione di Poltrona Frau, nel 2014, alla statunitense Haworth.

L’inizio di una lunga serie? Forse no. I marchi più prestigiosi dell’arredamento e del design di casa nostra restano attraenti ma a comprarli si mettono anche gli italiani stessi. Lo dimostrano diversi movimenti, a partire dal più recente: l’acquisizione, nei primi giorni di aprile, della società milanese di arredo De Padova da parte di Boffi, brand di cucine e bagni di alta gamma.

Insieme, le due aziende, guidate da Roberto Gavazzi, numero uno di Boffi, potranno permettersi migliori economie di scala e distribuire in modo integrato arredo e design. Per il mondo del mobile italiano è un’operazione a cui guardare con interesse perché traccia la via per altre possibili fusioni tra società di piccole-medie dimensioni che, insieme, potrebbero diventare grandi e fare la voce più grossa sui mercati internazionali.

L’affare Boffi-De Padova non è però un caso isolato. Per esempio, passando dalle polizze ai mobili, l’ex ceo di Generali Giovanni Perissinotto ha acquistato con la sua holding Italian Creation Group il marchio di arredo di lusso Driade (2013) e il brand Valcucine a inizio 2015.

O ancora, come ricordato da Dario Di Vico sul Corriere della Sera, la Investindustrial di Andrea Bonomi ha rilevato a settembre 2014 la Flos, azienda specializzata nell’illuminazione di alto design, che a sua volta ha comprato Ares, brand italiano che produce apparecchi di illuminazione per esterni.

Se ci aggiungiamo le aziende pronte a quotarsi dopo il percorso Elite di Borsa Italiana (Arredo Plast, Calligaris, Dorelan, Gimi, Kasanova, Lago), le startup che stanno raccogliendo capitali per crescere (come i 4 milioni di euro che l’ecommerce Lovethesign ha appena ricevuto da United Ventures di Massimiliano Magrini) e la crescita dei brand dell’arredamento nell’ecommerce viene da pensare che il design italiano abbia ancora una lunga strada davanti a sé. Rimanendo con i piedi, e la proprietà, in Italia.

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