Concorrenza

#Ubergate, l’Antitrust si pronuncia contro i taxi

In una “segnalazione” al Governo l’Autorità denuncia “l’inadeguatezza delle norme vigenti in considerazione delle possibilità offerte dall’innovazione tecnologica”. E propone di “abrogare” l’obbligo per gli Ncc di rientrare in sede alla fine di ogni corsa. Un passaggio decisivo nella battaglia in corso da mesi

Pubblicato il 07 Lug 2014

«Anche se le nostre attività non contrastano con la legge vigente, siamo assolutamente convinti che queste norme siano obsolete» ci ha detto di recente Bendetta Arese Lucini, country manager di Uber Italy.
Questa convinzione si sta facendo strada anche nelle stanze delle istituzioni italiane. Dopo le aperture del Segretario generale della Presidenza del Consiglio Mauro Bonaretti («Se Uber funziona, lasciamola andare. Non creiamo ostacoli all’innovazione», aveva detto dal palco dell’Assemblea di ItaliaCamp a Reggio Emilia il 21 giugno), adesso arriva forte e chiaro il pronunciamento dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato.

L’Agcm presieduta da Giovanni Pitruzzella in una lunga “Segnalazione”ai presidenti del Senato, della Camera, del Consiglio dei ministri e al Ministro per lo Sviluppo Economico ricorda, quasi in conclusione di una lunga disamina dei freni alla concorrenza in diversi mercati, dalle banche alla sanità e ai trasporti locali: “l’Autorità ha auspicato l’abolizione degli elementi di discriminazione competitiva tra taxi e NCC in una prospettiva di piena sostituibilità dei due servizi”. E aggiunge, pur senza citare mai ovviamente Uber, per chi facesse fatica a comprendere: “L’inadeguatezza del complesso delle norme vigenti emerge anche in considerazione delle nuove possibilità offerte dall’innovazione tecnologica che ha determinato l’affermazione di diverse piattaforme on line che agevolano la comunicazione fra offerta e domanda di mobilità, consentendo un miglioramento delle modalità di offerta del servizio di trasporto di passeggeri non di linea, in termini sia di qualità sia di prezzi“. Dice anche cosa fare, l’Agcm: ” l’abrogazione dell’obbligo per il conducente di disporre di una sede, di una rimessa p di un pontile d’attracco necessariamente nel medesimo Comune che ha rilasciato l’autorizzazione”.

Un colpo per le posizioni dei tassisti, e di alcune amministrazioni comuncali, che sull’obbligo del rientro in sede dopo una corsa hanno fondato “l’illegalità” dell’attività di UberBlack, il servizio offerto dall’app in collaborazione con gli Ncc, le auto a noleggio con autista. Frana quindi la campagna sostenuta dal ministro Lupi che forse adesso dovrà rivedere le sue posizioni che sin dall’inizio non sono sembrate coerenti con quelle di buona parte del Governo. Commenta Benedetta Arese Lucini: «La legge è stata scritta ben prima dell’avvento degli smartphone e delle tecnologie che ormai utilizziamo tutti i giorni, per cui occorre, dal nostro punto di vista, una profonda revisione per riflettere i tanti cambiamenti che sono avvenuti negli ultimi anni, tenendo il passo con l’innovazione. Siamo pronti a collaborare con il legislatore e tutti i soggetti coinvolti per definire regole condivise, che vengano rispettate e siano coerenti con l’evoluzione del mercato, che è altamente dinamico e vede emergere nuove esigenze da parte dei consumatori».

La “segnalazione” dell’Antitrust italiano arriva pochi giorno dopo un pronunciamento dell’autorità britannica Transport for London, che ha stabilito che usare uno smartphone come tassametro non è illegale, rinviando ogni decisione all’autunno, ma assestando un duro colpo alle azioni legali dei tassisti londinesi. E non solo quelli.

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Redazione EconomyUp
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