I robot che migliorano la vita dei bambini autistici

Giovedì 2 aprile è la Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo. Ecco la storia di una startup siciliana, Behaviour Labs, che sviluppa software per robot utilizzati nelle terapie per chi soffre di questa malattia. Come in un gioco…

Pubblicato il 02 Apr 2015

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Il premier Renzi osserva i robot di Behaviour Labs con Daniele Lombardo

Daniele e Marco di cognome fanno Lombardo, ma sono siciliani. Due fratelli che da piccoli si immedesimavano in Actarus, Ryo/Tetsuya e in chi animava quei robot che combattevano le forze del male.

Diventati grandi, ora sono loro a dare vita ai robot. «Da piccolo – dice Daniele Lombardo – sognavo di lavorare con robot e computer. Dopo il diploma in informatica all’ITIS “G.Marconi” di Catania, ho frequentato l’università ma non non mi sono laureato: sono andato a lavorare nel settore dell’informatica. Nel 2012, dopo quasi 18 anni di esperienza nel settore, ho voluto scommettere su me stesso e fondare una startup che si occupasse di sviluppare applicazioni per robot».

Così Daniele e Marco, assieme a Giuseppe Pennisi, fondano Behaviour Labs, startup innovativa con sede a Catania, attiva nel settore della “Health robotics”. La partnership con il CNR di Messina, il supporto della Fondazione Siciliana per la Venture Philanthropy consentono loro di studiare per programmare i comportamenti dei robot, alla ricerca di soluzioni che integrino scienze dure (logica, fisica, neuroscienze) e scienze soft (linguistica, psicologia, filosofia, antropologia).

Così nasce il Progetto TREAT (Therapeutic Robot in Experimental Autism Therapy), per la realizzazione di una nuova terapia per l’autismo. Non una cura, ma la possibilità di migliorare la vita dei bambini tramite il rapporto uomo-macchina. Una realtà nata anche grazie al supporto del Centro Nazionale della Ricerca IFC che ha sede a Messina.

“Noi non costruiamo i robot – specifica Daniele – applichiamo loro il software di nostra creazione, “ RoboMate”, che permette di comandarlo tramite un tablet e guidarlo passo dopo passo nelle terapie pensate per i bambini affetti da autismo”.

In che modo un robot può essere d’aiuto contro l’autismo? “Il robot – spiega Daniele – ha una forma simile a un giocattolo e dunque cattura subito l’interesse del bambino e crea un canale di comunicazione diretta con lui. Poiché il robot non tradisce emozioni, non cambia espressione vocale o facciale, facilita la concentrazione per i bimbi autistici, che sono ipersensibili agli stimoli esterni e timorosi delle reazioni umane. Attraverso il tablet il terapista o il genitore programmano gli esercizi per il bimbo, da quelli per imparare i numeri al gioco che insegna a distinguere gli animali. Attraverso il gioco il bambino sviluppa la comunicazione sociale e verbale.”.

Attraverso RoboMate i piccoli pazienti hanno avuto miglioramenti del 30% nella capacità di interagire con il mondo. Il software può essere usato anche nelle terapie degli adolescenti affetti da autismo, ovviamente con esercizi di tipo diverso.

Il progetto ora fa parte della gamma dei prodotti della RoboKind, azienda di Dallas leader mondiale per la fabbricazione di automi con espressioni facciali, oggi partner di BehaviourLabs. In America sono molto interessati a questo progetto perché negli Usa l’autismo ha un’incidenza maggiore che in Italia, colpisce un bambino su 60. Ora BehavoiurLabs è partner Robokind per l’Europa e ha l’esclusiva per l’Italia.

In definitiva, da piccoli combattevano il male con Actarus. Ora costruiscono software per il bene. Dai cartoni animati alla realtà. Un gran bel salto!

* Antonio Palmieri è deputato Commissione cultura, Forza Italia, e componente dell’Intergruppo Innovazione @antoniopalmieri

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